Shiny – Recensione

Sviluppatore: Garage 227 Publisher: SOEDESCO Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Platform. Un genere cardine del mercato videoludico già a partire dagli anni Ottanta, che lo hanno visto macinare numeri da capogiro con titoli dall’enorme successo quali Donkey Kong, seguito poi da una delle più famose icone moderne del medium: Super Mario. A oggi, gli esempi di ottimi videogiochi appartenenti a questo filone si sprecano e quello che un tempo era considerabile una categoria esclusivamente dominata (o quasi) da Nintendo, risulta ora essere un territorio ricco di giochi imperdibili e nomi altisonanti: Spyro the Dragon, Crash Bandicoot, Oddworld: Abe’s Exoddus, Rayman e moltissimi altri. Insomma, con un background del genere dal quale attingere, è naturale aspettarsi un buon livello di partenza da chiunque decida di cimentarsi in questo specifico genere. E lasciate che ve lo dica: Shiny, in questo, delude sotto quasi ogni punto di vista.

Il mio falegname con trentamila lire lo faceva meglio

Shiny è un platform fantascientifico non violento, nel quale i giocatori vestono i panni del robottino Kramer 227. Dopo un filmato introduttivo decisamente flemmatico e che si dilunga inutilmente, emerge fin da subito come il nostro protagonista risulti privo di carisma o, più in generale, di qualsivoglia caratterizzazione. Quel che potrebbe non risultare del tutto limpido, invece, è ciò che sta accadendo su schermo mentre il gioco è intento a darci quello che probabilmente dovrebbe essere un accenno di trama. Lo scopo del titolo, per fortuna, si intuisce ugualmente (grazie anche alla sua profondità pressoché inesistente) e si palesa essere il raccogliere il maggior numero possibile di batterie sparse nei livelli, cercando di salvare quanti più robot rimasti disattivati dopo una sorta di blackout. Tutto ciò, ovviamente, cercando di non spegnerci a nostra volta a causa dei numerosi ostacoli dei quali sono disseminati i terribilmente scarni scenari di gioco.

Su questo punto, dello “spegnerci a nostra volta”, mi sembra doveroso soffermarsi un istante, dato che mi sarà utile per descrivere forse l’unico dettaglio davvero positivo dell’intero titolo. Mi riferisco a una scelta piuttosto originale di gameplay che riguarda l’energia del nostro robottino, di fondamentale importanza non solo perché corrisponderà alla nostra barra della salute, ma perché ci permetterà anche di risvegliare i nostri colleghi robotici, sacrificandone una parte. Questa meccanica, unita al fatto che ogni nostra azione (principalmente i salti che effettueremo) andrà a consumare una porzione di energia e alla possibilità di ricaricarla solamente attraverso la raccolta delle batterie o l’interazione con i checkpoint, contribuisce seppur in minima parte a rendere Shiny un titolo leggermente interessante.

Purtroppo, persino questa idea originale lascia il tempo che trova non appena, pad alla mano, ci si rende conto di quelli che sono gli enormi difetti di Shiny. Passi pure il pressapochismo del comparto tecnico (ricco di texture che sembrano uscite da un titolo PlayStation 2 vecchio di oltre quindici anni), passino i fondali tristi e vuoti e pure il fastidio dato dai pessimi effetti sonori che ci faranno seriamente pensare a quanto sarebbe preferibile giocare rendendo muto il televisore; la cosa sulla quale non è proprio possibile chiudere un occhio è la scarsissima fluidità del gameplay, data soprattutto da un’altalenante reattività dei comandi.

Inutile dire che, trattandosi di un un titolo platform, il tempismo e la precisione delle azioni stanno alla base di un gameplay funzionale e ben strutturato e Shiny, peccando in qualcosa di tanto basilare quanto fondamentale, non può che fare una pessima figura davanti a qualsiasi giocatore. Non sarà infatti raro ritrovarsi a precipitare, dopo aver mancato una piattaforma, a causa di un salto che il nostro Kramer 227 avrà deliberatamente deciso di non effettuare, nonostante le nostre sollecitazioni sul relativo tasto. Giuro che inizialmente ho pensato che potesse essere un problema del mio joystick.

Tra il già visto e… l’avrei preferito non vederlo

Come ho già scritto sopra, l’unico guizzo di positività era nato in me dopo aver visto l’originale meccanica di gioco legata alla gestione della nostra energia, che spinge il giocatore a raccogliere i collezionabili presenti nei vari livelli non solo per completismo ma proprio per ricaricarsi e, quindi, sopravvivere. Purtroppo, le altre idee che definiscono il gameplay non sono altrettanto originali e, più banalmente, non sono poi molte. La meccanica di scovare e soccorrere gli altri robot ricorda inevitabilmente quella del già citato Oddworld: Abe’s Exoddus, che ci vedeva salvatori degli altri schiavi come noi, con la sola differenza che era tutto fatto decisamente meglio. Un dettaglio non certamente trascurabile, dal momento che si parla di un videogioco uscito oltre vent’anni fa per una console vecchia di tre generazioni, che potrebbe tutt’ora battere a mani basse questo titolo persino dal punto di vista del colpo d’occhio dato dalla cura negli scenari.

Praticamente ogni cosa in Shiny mi ha dato questa sensazione, purtroppo. Dalle abilità tutt’altro che entusiasmanti sbloccate proseguendo nei livelli base (che sono circa venti) alle minime variazioni nei livelli che ci si trova ad attraversare, la percezione generale rimane quella della mediocrità assoluta. Un titolo dalle poche idee e realizzate piuttosto male nel complesso, in un mercato indipendente enormemente ricco di alternative ben più valide appartenenti allo stesso genere videoludico. Per questa serie di motivi, il titolo in questione non può davvero neanche sperare di potersi avvicinare alla sufficienza.

Quel che si salva, in conclusione, è una singola idea di game design e la tutto sommato semplicità del titolo in sé, che se non altro contribuisce al non renderlo eccessivamente frustrante a causa dei già citati problemi di reattività nei comandi. La domanda, però, a questo punto risulta spontanea: vale la pena giocare un titolo del genere? E soprattutto, vale la pena di spendere soldi per un prodotto di questo tipo? A voi la scelta.

Trofeisticamente parlando: una magra consolazione

I trofei presenti in Shiny sono ben quarantanove (Platino compreso) e tutti semplici da ottenere. Nonostante a farla da padrone troviamo le coppe di bronzo, dall’alto delle loro trentanove unità, sono certo che un cacciatore di trofei saprà vedere il bicchiere mezzo pieno guardando a questo gioco e ai suoi sei trofei d’argento e tre d’oro. Questo titolo rappresenta davvero una semplice passeggiata in discesa per chiunque dovesse essere alla ricerca di un Platino facile e questa, invece, rappresenta forse l’unica consolazione per chiunque decidesse di acquistarlo.

VERDETTO

Shiny è un videogioco complessivamente mediocre con alcuni dei caratteri più classici dei titoli platform a scorrimento. La quasi totale mancanza di idee originali, unita alla piuttosto pessima realizzazione di quel poco che il titolo offre, non può che precludergli la possibilità di avvicinarsi alla sufficienza e, soprattutto, quella di poter competere con titoli ben più validi e meglio realizzati. A partire dalla totale mancanza di carisma del protagonista, passando per la quasi inesistente profondità di trama e arrivando al pessimo feeling pad alla mano, questo videogioco non lascia il segno e fatica non poco a convincere che la sua qualità valga il suo prezzo. Un vero peccato.

Guida ai Voti

Leonardo Calamari
Classe 1993, dimostra fin dalle sue prime esperienze a riguardo, un interesse passionale per i videogiochi. Non può fare a meno di vederli come una possibile espressione artistica che si risolve in un'esperienza interattiva. Potenziale stupendo, se si apprezza l'arte in ogni sua forma. Genere preferito: GDR! L'immedesimazione, dove possibile, è sempre oro, per lui.