Skylar & Plux: Adventure on Clover Island – Recensione

Sviluppatore: Right Nice Games Publisher: Grip Digital Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Come Jak e Daxter. Come Ratchet e Clank. Nel 2017, è la volta di Skylar e Plux. A detta degli stessi sviluppatori, infatti, il gioco nasce come un tributo alla (ai tempi, ora non più molto) fortunata saga dei platform 3D, con tutti i colori e la spensieratezza che ne conseguono. La qualità di questo progetto indipendente avrà raggiunto quella dei giochi a cui si ispira?

La gatta e il gufo

Skylar Lynxe, la felina protagonista principale, e la canonica spalla Plux Owlsley, con il rispettivo e accennato background narrativo che ne consegue, saranno chiamati a salvare un’idilliaca isola – la Clover Island del titolo – dalla distruzione. A chiedercelo è un’entità puffettosa e di un bianco candido, e si sa che, notoriamente, alle entità puffettose e di un bianco candido proprio non si può dire di no.

A volerlo è il grande e grosso computer antropomorfo CRT (non CTR, eh), che vuole per l’appunto trasformare questo tripudio di vette innevate, folta vegetazione e ripidi anfratti in un cumulo di polvere e cenere – per la gioia della varietà delle ambientazioni di gioco. Tra l’altro CRT ha pure provato a rapire e cancellare la memoria di Skylar, ma per fortuna questa è riuscita a liberarsi.

Insomma, tra un prevedibile lieto fine e alcuni cliché del caso, Skylar & Plux: Adventure on Clover Island è in grado di accompagnare il videogiocatore in un’avventura dalla trama scanzonata e leggera, raccontata con alcune tavole (ben) illustrate e doppiaggio e sottotitoli in inglese, cosa che quasi sicuramente farà perdere interi spezzoni di dialogo a molti. Questo perché l’interazione verbale tra i personaggi presenti a schermo avviene senza alcuna cutscene ma nel mentre del gameplay, e inoltre fa spesso ricorso a modi di dire e slang che potrebbero mettere i bastoni tra le ruote anche a chi con l’inglese non se la cava poi tanto male.

Ma, insomma, per le tre ore circa che il gioco dura (sì, avete letto bene) e per i tre mondi di gioco offerti, senza contare una zona che costituisce di fatto un HUB, che cosa si fa, di preciso?

Si menano le mani grazie a un potete braccio meccanico, facendo strage di robottini (i “minion” del cattivone principale) progressivamente più aggressivi con il passare del tempo. E a questo punto facciamo, da subito, una netta distinzione rispetto a Ratchet e Clank, visto che Skylar non possiede armi da fuoco; un Ratchet e Clank senza armi sarebbe un po’ come una pubblicità Apple senza tante fregnacce, e la cosa non può sussistere, ne converrete. Ecco allora che il paragone più efficace rimane solamente quello con Jak e Daxter, con il sistema di combattimento di quest’ultimo che era però assai più raffinato e fluido.

Ma non solamente di violenza si campa. Piano piano acquisiremo alcuni gadget che si riveleranno molto utili, anzi essenziali, per arrivare alla fine del gioco: un jetpack, per prolungare la nostra gittata nei salti; un guanto magnetico per diventare delle calamite ambulanti e potere così attrarre nella nostra orbita svariati oggetti, addirittura i missili che ci verranno scagliati contro; una sfera del tempo per rallentare quest’ultimo. Purtroppo manca completamente un albero delle abilità, che avrebbe reso le cose più interessanti; l’unica cosa che potremo migliorare di Skylar è la quantità di cuori che corrispondono alla sua barra vitale.

Gli sviluppatori hanno avuto buon gioco nel rendere questi strumenti utili sia nel combattimento che nella risoluzione di enigmi, che spezzano con intelligenza il ritmo di gioco e ci obbligheranno a utilizzare quella poca materia grigia di cui siamo dotati. Tra piattaforme da spostare e raggi da direzionare attraverso un sapiente gioco di specchi, c’è da sbizzarrirsi. Infine, in Skylar e Plux… si salta, e non poteva essere altrimenti vista l’introduzione che abbiamo fatto sui platform 3D che furono.

Un omaggio, ma poco altro

Per quel poco che Skylar & Plux: Adventure on Clover Island dura, la varietà rispetto ai diversi compiti che ci vengono assegnati è apprezzabile, anche se la cosa è imputabile anche al fatto che il gioco duri veramente poco. Nel caso ci lanciassimo alla ricerca dei piccoli simili dell’entità che ci ha chiesto di salvare l’isola, in sostanza dei collezionabili viventi a loro volta “liberabili” dalle gabbie in cui si trovano con il reperimento di altri collezionabili statici, ecco che la durata salirebbe almeno a 5-6 ore; ma in questo caso non riceveremo altra ricompensa che un 100% per quanto riguarda l’elenco trofei del titolo (che non buttiamo via, per carità).

In definitiva, il gameplay di Skylar e Plux non innova niente, ma è comunque solido e capace di svolgere il proprio lavoro, senza stupire il videogiocatore, ma senza nemmeno annoiarlo. Stesso discorso per il comparto grafico, senza infamia e senza lode per una produzione indipendente, almeno per quel che riguarda l’impatto visivo; qualche riserva in più ce la teniamo per la fluidità di gioco, che tra un caricamento (invisibile) e l’altro, tra una zona di gioco e l’altra, crollerà in maniera piuttosto pacchiana. Va meglio con il lato sonoro del titolo, grazie a un doppiaggio convincente, anche se in inglese, come detto, e dei temi musicali capaci di accompagnare nel migliore dei modi l’azione, e che con tutta probabilità vi entreranno in testa anche a console spenta.

Trofeisticamente parlando: una vita da gatto

L’elenco trofei di Skylar & Plux: Adventure on Clover Island non è particolarmente vasto e nemmeno lungo o difficile da conquistare nella sua totalità. Completate il gioco e alcune specifiche azioni in-game, e molto sarà già stato fatto. Nessun trofeo è, tra l’altro, missabile: l’unica seccatura potrebbe essere trovare le 51 gabbie sparse per il mondo di gioco e accumulare ben 10.000 cristalli arancioni, praticamente la valuta di gioco.

VERDETTO

Skylar & Plux: Adventure on Clover Island è un gioco più che discreto. Chiunque abbia amato alla follia la coppia che scoppia Jak e Daxter dovrebbe dargli una possibilità; coloro che invece non apprezzano il genere Platform 3D possono anche passare oltre. Non sarà certo l'ultima fatica firmata Righ Nice Games a fare cambiare loro idea.

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.