SkyTime – Recensione

Sviluppatore: Six Bobs Publisher: Sometimes You Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 2,99 € Italiano:

Dopo una primissima occhiata alle immagini e ai video di SkyTime potreste pensare a un titolo dedicato al parkour. Il (poco) materiale disponibile in rete per il gioco pubblicato da Sometimes You sembra ricalcare in maniera piuttosto amatoriale certe soluzioni già viste in Mirror’s Edge, con una visuale in prima persona e salti tra piattaforme sospese nel contesto di una città dai tratti piuttosto geometrici e schematizzati. Se avete visto il prezzo e state già sognando un’esperienza economica e soddisfacente, fermatevi. SkyTime non ha niente, ma proprio niente a che fare con il titolo DICE, né con il parkour. E, per certi versi, neanche con il divertimento.

Artigiani della mediocrità

Uno dei trofei nascosti di SkyTime si chiama Where am I?, ed è curioso come la stessa domanda sorga spontanea poco dopo l’avvio del gioco. Un menù che definire ridotto all’osso sarebbe eufemistico, con le sole due voci Play e Credits, precede una delle cutscene introduttive più brutte e tristi che si ricordino. Quattro disegni stilizzati che scorrono verticalmente come le vignette di un fumetto rappresentano la storia, narrata da una voce la cui qualità audio fa pensare a una registrazione catturata con il microfono di uno smartphone di fascia media. Le parole si distinguono appena e, in ogni caso, l’antefatto che introducono è tanto banale da non aver senso di esistere.

Esaurita la tristissima premessa, ci troviamo nei panni del protagonista, sul tetto di un grattacielo. A quanto pare, siamo uno scienziato che ha rubato un reattore per una macchina del tempo, costruita da noi stessi per riavvicinarci a nostra moglie e nostro figlio; così almeno recita la descrizione del gioco sul PlayStation Store. Il gioco rappresenterebbe quindi la nostra fuga tra i tetti di una non meglio identificata città, tra salti nel vuoto e torrette mitragliatrici che vogliono farci la pelle. Peccato che non c’è nulla, nel gioco, che ci dia qualche informazione a tal proposito. Insomma, se si dovesse definire il concetto di “trama inserita come pretesto”, SkyTime potrebbe essere preso come caso di studio.

Varietà, questa sconosciuta

Decidendo di sospendere il giudizio sul comparto narrativo e chiudendo momentaneamente un occhio sul quello tecnico e grafico, potreste anche decidere di avviare il primo dei nove livelli disponibili. Scoprireste che lo scopo del gioco è arrivare alla fine di un percorso sospeso ad altezze vertiginose spostandosi tra tetti e piccole navicelle in movimento. Non ci sono altri elementi: scivoli, tubi di scolo, gallerie, scale, porte, veicoli diversi sono un’opzione non prevista in un mondo di gioco quanto mai scarno e, apparentemente, pretestuoso tanto quanto la trama.

Il nostro protagonista può correre e saltare, ma sono due le caratteristiche che cercano di dare un’identità e un senso al titolo. La prima è la presenza, nella mano destra, di una chiave inglese che possiamo lanciare per distruggere le torrette nemiche disseminate lungo il percorso. La seconda è un orologio, nella mano sinistra, che possiamo usare per rallentare il tempo e realizzare così salti più lunghi e precisi durante la nostra progressione. Avviso spoiler: nessuna delle due meccaniche di gameplay riesce a risollevare le sorti del titolo.

Tra meccanica e “fisica”

La chiave inglese può essere lanciata quante volte vogliamo, perché una volta colpita la torretta o caduta nel vuoto si rimaterializzerà tra le nostre mani. Non solo, ma premendo R1 mentre è in volo, ad esempio perché ci siamo accorti che la direzione è sbagliata, ne rientreremo istantaneamente in possesso per un nuovo lancio. Magia? Ma è la mira a far storcere ancor più il naso, perché quasi mai la chiave inglese andrà dove punta il mirino al centro dello schermo e dove i nostri approssimativi calcoli balistici volevano indirizzarla, bensì seguirà traiettorie poco comprensibili. Ancor peggio, le torrette potrebbero non esplodere per niente quando le manchiamo anche di un niente, mentre in altri casi riusciamo a distruggerle anche se la chiave sembra mancarle clamorosamente.

Passando al rallentamento del tempo, qui le cose vanno un po’ meglio. Non è ben chiaro che cosa faccia davvero l’orologio, perché più che rallentare il tempo sembra ridurre la forza di gravità e l’attrito (possiamo, ad esempio, saltare tra due tetti lontanissimi premendo il bottone sull’orologio all’apice di un salto e inizieremo a procedere quasi in linea retta fino allo scadere del tempo a disposizione), ma non possiamo pretendere un’eccessiva adesione alle leggi della fisica. Quel che conta è che sfruttare questo “potere” diventa fondamentale per superare grandi distanze o per atterrare con precisione su una navicella in movimento. La disponibilità limitata di tempo rallentato richiede una certa pianificazione di tempi e modi di utilizzo e, soprattutto nei livelli finali, una discreta abilità e un buon tempismo nella concatenazione dei salti.

Un gioco senza anima

SkyTime è un gioco senza anima. Gli screenshot che accompagnano questa recensione rendono l’idea di quanta staticità e freddezza dominino il gameplay. Le due braccia del protagonista, rigide e ferme come quelle di un manichino che indossi una tuta da Vault di Fallout, occupano la nostra visuale per l’intero gioco senza trasmettere il minimo segno di vita, fatta eccezione per le dita che si muovono sull’orologio o per la mano che lancia la chiave inglese.

I salti sono privi di fisicità, di peso, e la sensazione è quella di spostare un corpo inanimato che, anche quando cade nel vuoto, lo fa con una lentezza esasperante, come se stesse affondando nelle profondità marine. L’effetto audio che riproduce un verso di sforzo si ripropone uguale a sé stesso a ogni pressione del tasto per saltare e non riesce così a mitigare quella stessa sensazione. Manca insomma la magia che, con artifici vari, trasforma una schermata di pixel e linee di codice in un’esperienza coinvolgente e credibile.

Il mondo di gioco, vuoto, triste e silenzioso, trasmette quasi angoscia e disagio, e un senso di incompiutezza, gli stessi che si provano quando, con un glitch, si esce dalla mappa regolare di un gioco e ci si trova nella porzione poco rifinita che gli sviluppatori non hanno predisposto all’interazione da parte degli utenti. SkyTime, per concludere, ricorda in molti suoi passaggi una demo tecnica, un mero esercizio, quello che per altri videogiochi potrebbe essere un punto di partenza prima dell’implementazione di qualche animazione, di varianti nelle ambientazioni e nell’inserimento di percorsi e meccaniche di gameplay alternativi.

E’ doloroso criticare il gioco, soprattutto perché in un paio di occasioni riesce a intrattenere, con la difficoltà di alcuni passaggi e di alcuni salti che vanno calibrati al millimetro e che vi faranno impazzire. Ma quest’unico pregio non può compensare i difetti già elencati e altri meno evidenti, come la risposta non sempre precisissima all’input da controller, il numero di livelli eccessivamente limitato, la rigiocabilità nulla (non fosse per la lista trofei). Il prezzo, quello bisogna ammetterlo, è in linea con ciò che il gioco ha da offrire.

Cosa vedono i miei occhi?

Graficamente, SkyTime non è bello da vedere. Abbiamo già citato la rigidità del personaggio e la poca ispirazione nella costruzione del mondo di gioco, a cui possiamo aggiungere la poca definizione nella realizzazione delle braccia, con cui dovremo condividere tutta l’avventura, e ancor più nella costruzione dei palazzi. Questi sono tutti uguali, quasi stilizzati, e per qualche ragione sono sospesi a mezz’aria, come potreste constatare guardando verso il basso e trovandovi a osservare, di fatto, un secondo cielo sotto i vostri piedi. In diversi casi assistiamo a compenetrazioni poligonali eclatanti, con le mani del protagonista che penetrano dentro alle pareti dei palazzi o con navicelle che attraversano gli edifici come se fossero inconsistenti. La musichetta di sottofondo, per chiudere, non solo non è bella, ma infastidisce, e gli effetti sonori si limitano al “hu” con cui il protagonista reagisce a ogni salto, lungo o corto che sia.

Trofeisticamente parlando: facile, ma non facilissimo

La lista trofei di SkyTime è abbastanza contenuta, ma preziosa, con numerosi argenti e ori e il gradito Platino. Si tratta, fondamentalmente, di completare ogni livello in speedrun (molto permissiva) e con la distruzione di tutte le torrette. Spesso entrambi gli obiettivi si otterranno in una sola run. La percentuale di completamento globale parla di un Platino più che abbordabile, ma non pensate di chiudere la pratica in pochi minuti, perché l’abilità sarà un requisito importante. La frustrazione potrebbe essere dietro l’angolo.

VERDETTO

SkyTime è un gioco tristissimo. Premesse, soluzioni grafiche, sensazioni legate al personaggio che controlliamo, meccaniche di gameplay, comparto audio... ogni elemento sembra delineare un progetto amatoriale con tante speranze ma poca fantasia, o forse poca disponibilità economica. Potrebbe intrattenervi per un paio d'ore, con qualche livello che richiede una precisione di salto assoluta e con alcuni trofei che puntano alla rigiocabilità dei percorsi, ma non proverete alcun divertimento.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.