Space Hulk: Tactics – Recensione

Sviluppatore: Cyanide Studio Publisher: Focus Home Interactive Piattaforma: PS4 Genere: Strategico Giocatori: 1 (Online: 1-2) PEGI: 16 Prezzo: 39,99 € Italiano:

Space Hulk: Tactics è un videogioco strategico su mappa a scacchiera che ha come obiettivo dichiarato quello di ispirarsi il più possibile al celebre board game Warhammer 40K. Purtroppo, però, le cose non sono andate propriamente per il verso giusto e, nonostante il gioco in sé non sia del tutto da buttare, tale ispirazione lo ha fatto crollare qualitativamente.

Un piccolo, grande esercito

Space Hulk è un videogioco strategico in cui il giocatore guiderà una fazione, seguendo le missioni che gli saranno assegnate, e dovrà riuscire ad abbattere l’esercito nemico. Nella modalità campagna guideremo i Blood Angel, armata d’élite capitanata da capitan Ubaldo (non proprio un nome che sprizza epicità da tutti i pori…) all’interno di una Space Hulk invasa dai Genestealer, sottospecie di umanoidi aracnidi, temibili nel corpo a corpo e che fanno della furtività la loro arma principale. Sarà possibile giocare la modalità campagna anche dalla parte dei Genestealer, ma la cura degli sviluppatori in questo senso è stata inferiore.

Il gioco è tutt’altro che semplice come meccaniche e dal punto di vista strategico; già al secondo livello della campagna sarà possibile imbattersi in un game over. Inoltre le quest secondarie (che spesso ci verranno forzate, in quello che risulta essere un curioso paradosso) risulteranno ripetitive, andando a rompere il ritmo di una narrazione non esaltante ma incoraggiante per brevi tratti. L’esercito crescerà di numero e di varietà, recluteremo varie classi di Blood Angel, potremo equipaggiare i nostri soldati prima di ogni missione e raccogliere risorse durante le stesse.

Ruggine al day one

Ci duole dire che Space Hulk: Tactics ha risentito negativamente del porting su console Sony, essendo la versione per PC molto più duttile (come per ogni strategico, peraltro). Gli effetti particellari sono obsoleti e la grafica sembra appartenente alla generazione scorsa: molte texture sono visibilmente stirate, così come gli effetti di luce sono poco curati e le animazioni sia di attacco che di spawn legnose, oltre che poco variegate fra loro e quindi ridondanti. Anche i caricamenti, delle volte, non ci vengono incontro facendoci aspettare più del dovuto, mentre la localizzazione in italiano faticherà a farsi apprezzare essendo presentata con caratteri talmente piccoli da bruciare gli occhi al solo tentativo di lettura (lettura che, ci teniamo a sottolineare, è fondamentale in un titolo di questo genere).

Non migliora la situazione, purtroppo, per quanto concerne la colonna sonora, per la quale anche i titoli a basso budget riescono solitamente a proporre soluzioni godibili; Space Hulk fallisce parzialmente, proponendo sinfonie che prediligono gli archi e sequenze di suoni metallici che generano sì atmosfera, ma non catturano l’attenzione. Vi sono inoltre piccoli bug quali, ad esempio, quello sull’orario del salvataggio o i nostri proiettili che trapassano i compagni quando questi sono sulla traiettoria (era così difficile programmare un’animazione in queste circostanze?).

Una miscela pericolosa

Il cavallo di battaglia nelle politiche pubblicitarie Cyanide e Focus é stato indubbiamente l’ispirazione al board game di Warhammer 40K, che in realtà ha frenato il potenziale di questo titolo almeno sotto il lato del gameplay. Innanzitutto si sarebbe potuto fare di meglio dal punto di vista della quantità di fazioni giocabili (alcune sono presenti solo nelle modalità online, al momento totalmente deserte e dunque ingiocabili). Dopodiché riteniamo che Cyanide non sia riuscita a trovare il giusto bilanciamento fra tattica, strategia e fortuna, le tre principali componenti di qualsiasi gioco da tavolo strategico.

Si tratta di un titolo che offre un gameplay che mischia le caratteristiche di XCOM e di Armello, inserite in un ambiente futuristico in pieno stile Warhammer. Si attinge a XCOM per quanto concerne la gestione dei turni, dei punti abilità, delle cutscene nei momenti di azione e nella fase di pre-tattica, quando si sceglie come distribuire il battaglione. Si pesca invece da Armello quella che probabilmente è la meccanica più interessante del gioco, legata alle carte. Queste possono dare bonus ai propri combattenti, cambiarne l’equipaggiamento o migliorarne generalmente le performance; oppure è anche valutabile l’idea di consumarle per aumentare i punti abilità dei soldati, che corrispondono all’unità energetica necessaria per compiere qualsiasi azione, dal movimento, all’attacco, fino al concludere il turno in posa difensiva per evitare un agguato.

Warhammer 40K, dove sei?

Veniamo al dunque, la fedeltà con il board game, ridotta praticamente all’osso. Innanzitutto gli spazi eccessivamente piccoli e chiusi impediscono di disporre il proprio esercito come di consueto nelle battaglie di Warhammer 40K, che si giocano abitualmente in campi molto ampi e con numerosi componenti dell’esercito. E’ inoltre completamente assente la variabile del lancio del dado o comunque della fortuna, su Space Hulk appena accennata con dei lanci di dado fittizi in occasione dei combattimenti, sui quali il giocatore non ha nessun controllo. In Space Hulk sarà infine possibile godersi il gioco da tre prospettive. Oltre alla tradizionale visuale dall’alto, si potrà passare anche a una visuale in prima persona (poco utile e interattiva) e a una visuale isometrica che rende le pareti trasparenti (molto utile ma piuttosto confusionaria). Insomma, da Warhammer 40K si prende il design, alcune fazioni e qualche idea di fondo, ma Space Hulk: Tactics va preso per quello che è, evitando impietosi confronti con il gioco da tavolo, i quali non provocherebbero altro che rammarico e delusione nei fan di quest’ultimo.

Space Hulk è, dunque, un discreto strategico, proposto sul mercato a un prezzo eccessivo per la qualità tecnica proposta e per la quasi totale assenza di innovazione nelle meccaniche di gioco, che lo rende apprezzabile solamente dagli appassionati del genere più che da quelli di Warhammer 40K. Non si tratta di un titolo in grado di avvicinare neofiti degli strategici anche per la difficoltà spropositata fin dalle prime fasi della campagna, unica modalità giocabile viste le balle di fieno spaziali che attualmente svolazzano sui server online. Abbiamo deciso di confermare una solida sufficienza a fronte della possibilità di customizzare le mappe e poterle rendere disponibili online. Questa possibilità, nel caso dovesse nascere una community sufficientemente numerosa e applicata, potrebbe incrementare notevolmente la longevità e la varietà del titolo. Quando il consumatore impatta più dello sviluppatore, eh?

Trofeisticamente parlando: un lavoro per capitan Ubaldo

Per ottenere la coppa blu di Space Hulk: Tactics insieme agli altri ventotto trofei, dovrete completare ambedue le campagne, dominare delle battaglie rispettando alcune stringenti condizioni e vincere delle partite online nelle varie modalità proposte. Anche nel caso riusciste a trovare dei colleghi con cui giocare online, i trofei offline non saranno comunque immediati da ottenere. Per i cacciatori di trofei ci sono prede più facili, e forse anche più divertenti.

VERDETTO

Per considerare Space Hulk: Tactics un buon gioco di strategia è necessario compiere due azioni: la prima consiste nel non paragonarlo al board game di Warhammer 40K, a cui si è ispirato ma dal quale ha assorbito le briciole; la seconda consiste nel chiudere un occhio su un porting per PlayStation 4 non proprio esaltante e su una qualità tecnica che fa tornare alla memoria la generazione precedente. Il titolo è sconsigliato ai neofiti del genere, mentre per gli altri suggeriamo di attendere un taglio del prezzo.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.