Spike Volleyball – Recensione

Sviluppatore: Black Sheep Studio Publisher: Bigben Interactive Piattaforma: PS4 Genere: Sport Giocatori: 1-2 (Online: 1-2) PEGI: 3 Prezzo: 59,99 € Italiano:

Il genere sportivo nel panorama videoludico è sempre più presente, realistico e aggiornato, basti pensare ai successi mondiali come FIFA e Pro Evolution Soccer o i vari titoli NBA per realizzare quanto, dagli anni ’90 a oggi, la simulazione virtuale di uno sport sia arrivata a fare passi da gigante. Poi, non si capisce bene perché, per ogni passo in avanti dei tre sopracitati, alcuni titoli dello stesso genere ne fanno tre indietro. Questo è il caso di Spike Volleyball, un videogioco con lo scopo di riportare in auge uno sport sparito dalla circolazione (esclusivamente in ambito videoludico, ovviamente) ma che finisce nello stesso abisso di Tennis World Tour al lancio. Solo che, a difesa di quest’ultimo, Spike Volleyball è un prodotto finito nella sua incompletezza. Vediamo insieme perché, con ogni probabilità, Spike Volleyball è il peggior gioco sportivo degli ultimi anni.

Due bug nella pallavolo

Appena avviato, il titolo catapulta i giocatori in una partita tutorial che, da sola, basta a dare un’idea ben chiara delle pecche di gameplay. Apprenderemo nel primo set le basilari meccaniche di battuta, passaggio, schiacciata, ricezione e muro in cui, in attacco o in difesa, è essenziale avere un perfetto timing. Tutto il gioco ruota sul tempismo, sul premere al momento giusto il tasto X per ricevere la palla dopo una battuta e sulla sua pressione prolungata (ma non esagerata) per determinare la potenza di schiacciata e, in fase difensiva, sul posizionamento dei giocatori in prima fila per eseguire con successo un muro, ancora premendo il tasto relativo al giusto tempismo.

Le premesse sono buone, ma la pallavolo non si basa soltanto sul tempismo come invece mostra la visione di gioco da parte di Black Sheep Studio. Spike Volleyball ha infatti delle meccaniche di gameplay rigide e ridotte all’osso, in quanto non permette neppure al giocatore di muovere alcun atleta, costringendolo a restare fossilizzato sui tre schemi presenti in gioco e rispondere a tempo a tutti gli attacchi avversari. Il più delle volte non sarà necessario (e altre volte sarà impossibile) prevedere la traiettoria della palla, oggetto su cui normalmente è incentrato lo sport, che qui passerà in secondo piano. E’ come un rhythm game senza musica mascherato da videogioco sportivo, con tanto di un handicap non indifferente: a causa di bug, glitch e cali drastici di frame rate molte volte sarà impossibile rispondere a tempo.

Is that a JoJo’s reference?

Spike Volleyball offre una buona quantità di contenuti, ben cinquanta squadre nazionali, tra categorie maschili e femminili, e una discreta quantità e qualità dei campi. Un vero peccato la mancata acquisizione di qualsivoglia licenza, che si traduce in nessuna squadra di club e nessun giocatore realmente esistente. La nazionale italiana, ad esempio, disporrà di giocatori con nomi improponibili (e una citazione a Le bizzarre avventure di JoJo, non si sa se voluta, con il centrale Giorno Giovanni) e modelli dei personaggi impossibili in natura, con volti simili l’un l’altro (che rabbrividiscono di fronte ai poligoni della prima PlayStation) e colore della pelle delle braccia del tutto diverso da quello della testa. Per la prima volta in un gioco sportivo, le sostituzioni non servono a nulla in quanto i giocatori non dispongono di alcuna barra della fatica, né la patiranno, e non vi è un’approfondita gestione della formazione.

Nel pacchetto è ovviamente inclusa la modalità carriera, che è però soltanto un agglomerato di partite che si susseguono. Si tratta essenzialmente di una modalità esibizione con l’aggiunta della gestione della squadra, con capitale acquisito al termine di ogni partita da gestire nell’acquisto degli osservatori, agenti che, per l’appunto, osserveranno le varie divisioni (under 19, under 21 e così via) per precisare i giocatori da tenere sott’occhio, con tanto di trattative gestite automaticamente nel tempo determinate dalla bravura contrattuale dell’agente, specificato in percentuale. Basta, nulla di più. La carriera altro non è che un cambia e scambia, tutto consiste nel creare la squadra dei propri sogni con il passare del tempo senza che i singoli giocatori possano migliorare o acquisire esperienza. Presente anche l’immancabile modalità online, caratterizzata da esibizioni classificate in rete contro un altro giocatore che offrono il peggio assoluto del titolo; se il frame rate era già ballerino nel tutorial, online raggiunge picchi di freeze assurdi, oltre a un input lag da ulcera e un matchmaking sballato e lento.

Uno sport lunare

Nonostante la software house francese abbia utilizzato l’Unreal Engine 4 (lo stesso motore grafico di Kingdom Hearts III, per intenderci) e sottolineato in corso di sviluppo quanto Spike Volleyball fosse qualcosa di estremamente realistico, la realtà dei fatti si discosta molto dalle dichiarazioni, specialmente sotto l’aspetto del motion capture e della fisica. Quest’ultima abbatte la gravità, a causa di schiacciate e passaggi che alzano la palla quanto più in alto possibile, al punto da fargli toccare terra cinque-sei secondi dopo un’alzata. Non capiterà raramente di ritrovarvi completamente spaesati a causa di animazioni terrificanti e hitbox ben oltre il limite del consentito; vedrete quasi sempre i giocatori schiacciare nei modi più improponibili, con i gomiti, con la testa e con arti invisibili (o, in rari casi, assolutamente senza muoversi). Ciò, unito ai teletrasporti improvvisi di palla e giocatori, rende impossibile seguire l’azione e la sconfitta sarà sempre ad attendervi dietro l’angolo armata di mazza chiodata anche a difficoltà minima.

L’unico aspetto positivo lo si trova nel menù principale grazie al tema musicale, orecchiabile e vivace. Eppure, tornando in ambito audio, ancora una volta Spike Volleyball riesce ad andare fuori tempo a causa di un sonoro generale piatto e del commento, solo in inglese e che recita esclusivamente le solite linee di dialogo durante un timeout tecnico o a fine set, con mai un commento sulla partita in corso.

Trofeisticamente parlando: una lunga, noiosa carriera

Il set di trofei di Spike Volleyball è composto da sedici coppe di bronzo, dieci d’argento e cinque d’oro a fare compagnia a un lungo, faticoso e stressante Platino. Essenzialmente, oltre allo svolgimento di svariate azioni in-game come effettuare un punto a muro, salvataggi e ricezioni perfetti, bisognerà vincere tutte le competizioni in modalità carriera, classificandosi al primo posto mondiale e ottenendo il più alto grado nella modalità classificata online. Insomma, un Platino per niente facile di un gioco che non ha alcuna voglia di farci finire anche un solo set.

VERDETTO

Spike Volleyball è, senza esagerare, uno tra i peggiori giochi sportivi degli ultimi anni. Il gameplay rigido e sbagliato, la qualità grafica al di sotto degli standard anche di PlayStation 2 e un comparto online da dimenticare ne fanno un titolo da scartare a priori, anche se (sfortunati, in questo caso) fan della pallavolo. Un grande peccato, viste le premesse e la totale assenza di concorrenti.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.