The 25th Ward: The Silver Case – Recensione

Sviluppatore: Grasshopper Manufacture Publisher: NIS America Piattaforma: PS4 Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 29,99 € Italiano:

Gōichi Suda, virtuoso creatore e autore dei videogiochi più coraggiosi del nuovo millennio, rilasciò delle dichiarazioni in occasione della remastered del primo The Silver Case secondo cui, se quest’ultimo avesse riscontrato un buon successo, avrebbe portato su PlayStation 4 anche il sequel. Il successo l’ha evidentemente riscosso, e oggi siamo qui riuniti per discutere di The 25th Ward: The Silver Case. Sequel? Mica tanto…

The Silver Case

Le origini della leggenda

Perderemo un po’ di tempo a spiegarvi cosa The 25th Ward sia realmente, poiché definirlo semplicemente “sequel” sarebbe oltraggioso. Anzitutto, il vero sequel di The Silver Case è un titolo chiamato Flower, Sun and Rain, disponibile esclusivamente per Nintendo DS. Questo sarà cruciale per comprendere le vicende di The 25th Ward legate in particolar modo a Sumio e al Silver Eye.

Seconda informazione che dobbiamo fornirvi è che The 25th Ward è, in realtà, una raccolta di capitoli che furono originariamente rilasciati per smartphone su pressante richiesta dei fan. Vennero rilasciati episodi a cadenza sporadica nell’arco di un anno, fra il 2005 e il 2006, salvo poi essere dismesso il progetto nel 2011. Il remake ha permesso agli episodi di The 25th Ward di prendere nuovamente vita. Questa struttura episodica con interfaccia per touchscreen si riflette fortemente sul gameplay e sulla narrazione, sebbene il porting su PlayStation 4 abbia cercato di ammorbidirne i connotati originali.

The Silver Case

Non c’è due senza tre!

La trama si ambienta sette anni dopo gli avvenimenti di The Silver Case, in quello che viene da subito definito il Distretto 25, un’ambientazione creata ad hoc dal governo giapponese che colloca gli abitanti all’interno di un palazzo enorme catalogandoli per “tipologia”, garantendo loro una vita priva di crimini e pericoli ma imponendo al contempo una dittatura ferrea il cui non rispetto viene immediatamente punito con l’esecuzione (o “adjustment”, come viene definito in-game).

In risposta alla struttura binomiale del primo capitolo a cui parteciparono Suda51 e Masahi Ooka (con la stesura della linea narrativa Placebo), si presenta ora una struttura tripartita con gli stessi due autori sopracitati e un nuovo autore, Masahiro Yuki, che si è occupato di un terzo arco narrativo. I tre archi sono sostanzialmente paralleli e si svolgeranno simultaneamente.

Nell’arco narrativo Correctness, scritto da Suda51, interpreteremo due detective del dipartimento anticrimine. La struttura è molto simile a quella vista nel primo capitolo, con Sumio e Kusabi. I due protagonisti saranno il misterioso Shiroyabu e l’esperta e volgare Kuroyanagi. In quest’avventura ci imbatteremo nuovamente in personaggi già incontrati nei precedenti capitoli e i riferimenti alla lore saranno frequenti e cruciali. I due detective devono scoprire cosa trama il governo nella gestione del Distretto 25 e identificare le cause della morte di numerose vittime apparentemente non collegate fra loro. Ben presto le cose diverranno estremamente complesse.

The Silver Case

Placebo, arco narrativo scritto da Masahi Ooka, riprende nuovamente Tokio Morishima (accompagnato dall’immancabile tartaruga Red) come protagonista. Stavolta, però, il giornalista sarà libero di muoversi per la città, instaurare relazioni e investigare. La componente relativa alla posta elettronica sarà riproposta ma in dose decisamente più leggera. Inoltre, a livello caratteriale, Morishima è rodato e adesso è divenuto un essere cinico e sicuro di sé.

Match Maker, scritto da Masahiro Yuki, è il terzo e ultimo arco narrativo. In questo caso prenderemo possesso di Tsuki e Osato, due poliziotti che lavorano per il centro di regolazione governativo e che tengono sotto controllo tutti i quartieri del Distretto 25, tenendo le distanze dall’odiato dipartimento anticrimine e cercando di agire nell’ombra.

L’allievo supera il maestro

Le nostre aspettative, dopo aver giocato il bellissimo primo capitolo, erano molto alte. Purtroppo, ci siamo schiantati contro un macigno franato in mezzo alla strada. La delusione più cocente arriva proprio dall’arco narrativo a opera di Suda51, fin troppo caotico sotto il profilo narrativo e colpevole di aver lasciato numerosi quesiti irrisolti.

Sia chiaro, anche in The Silver Case l’opera risultava spiccatamente complessa e frastagliata, ma è altresì vero che tutto convogliava nell’ultimo capitolo in cui il fruitore riusciva a unire tutti i punti e a captare i messaggi che il buon Gōichi aveva deciso di trasmettere. In questo caso, non siamo riusciti a orientarci in un arco narrativo forzato e contorto e che ci forza a prender possesso di due protagonisti veramente deboli a livello caratteriale, in particolar modo la donna.

L’ambientazione distopica creata da Suda51 e compagni è emersa in maniera molto più nitida e credibile negli altri due archi narrativi, meglio riusciti. Tokio Morishima è un personaggio forte, deciso e per cui è impossibile non provare empatia. Se nel capitolo precedente Placebo lo si viveva con estrema noia, in questo caso ci regala grandi momenti, soprattutto nei dialoghi attraverso le chat.

L’ultimo arco narrativo è indubbiamente il più convincente. I due protagonisti sono i meglio caratterizzati dell’intera opera e la storia è la più facile da comprendere e, conseguentemente, da apprezzare. Match Maker funge da collante per gli altri due archi narrativi e consente di capire realmente cosa si celi dietro il Distretto 25 attraverso dialoghi scritti con estrema cura e ritmi sempre adeguati al contesto.

The Silver Case

Lo stile inconfondibile

Per quanto concerne lo stile, si ripresenta quasi interamente ciò che aveva reso iconico il primo capitolo e che aveva proiettato Suda51 verso una gloriosa carriera di nicchia. Lo stile grafico monocromatico in cui vengono evidenziati solo alcuni colori accesi viene riproposto in toto, con una maggior cura per quanto riguarda il design degli ambienti in 3D e dei print. La soundtrack è in parte composta da remix di tracce già godute durante il primo capitolo, in parte da nuove composizioni che comunque non si discostano dal genere musicale che aveva contraddistinto l’opera principale. Abbiamo percepito un leggero downgrade sotto questo punto di vista, soprattutto per quanto concerne i remix. Si ripresenta anche il celebre ticchettìo delle macchine da scrivere, accompagnato dalla totale assenza di doppiaggio. Un marchio distintivo che sicuramente colpisce un neofita (stavolta, noi, ce lo aspettavamo).

Infine, come già anticipato, la natura mobile degli episodi ha impattato notevolmente sulla libertà di manovra estremamente limitata che ci viene concessa e che rende le fasi di esplorazione e investigazione una formalità. Nel primo capitolo queste fasi erano piuttosto complesse, risultava facile perdersi e i comandi non si presentavano come il manifesto dell’immediatezza. In The 25th Ward, si è deciso di estrarre le cesoie da giardinaggio e tagliare tutto il superfluo. Ne esce fuori un videogioco molto più improntato sulla visual novel, dove il ritmo narrativo ne giova enormemente. Ne consegue che, nel caso abbiate apprezzato le fasi di esplorazione del primo capitolo, rimarrete delusi.

The Silver Case

In sostanza, abbiamo deciso di promuovere The 25th Ward: The Silver Case al netto dei difetti sopra menzionati e di molte aspettative deluse. Questa scelta nasce sia dal fatto che Match Maker è una storia davvero convincente che vale da sola il prezzo d’acquisto, sia dal fatto che comunque volevamo giocare un The Silver Case, e un The Silver Case abbiamo trovato, sebbene inferiore al predecessore. L’identità forte ma nitida del primo capitolo è rimasta salda; quel che ci ha lasciati perplessi è stata una scrittura (soprattutto nel lavoro di Suda51) il più delle volte nonsense, o almeno a noi è risultata essere tale. Se non avete giocato il primo capitolo o non avete intenzione di recuperare, in qualche modo, Flower, Sun and Rain, fareste meglio a virare verso altre direzioni.

Trofeisticamente parlando: adjusted

La ricca lista trofei di The 25th Ward: The Silver Case, contenente ben ventisei trofei, compreso il Platino e di cui solo otto di bronzo, sarà estremamente facile da far propria. Essendo presente la selezione dei capitoli, non ci sono trofei mancabili. L’unico trofeo tedioso è quello relativo all’epilogo, che vi richiederà di ripetere la sequenza finale un centinaio di volte. Seguite la nostra completissima guida ai trofei per non lasciarvi sfuggire niente!

VERDETTO

The 25th Ward: The Silver Case è un'opera incompleta. Mantiene lo stile inconfondibile del suo predecessore a livello estetico e sonoro ma rinnega l'aspetto investigativo a fronte della sua natura originaria per dispositivi mobili. Inoltre, il maestro Suda51 pecca di eccessiva voglia di complicare all'inverosimile le cose trascurando la scrittura dei personaggi e proponendo un arco narrativo caotico che non conduce a nulla. Fortunatamente, i suoi colleghi risollevano il prodotto con i loro due archi narrativi molto più concreti e funzionali, in particolare Match Maker. In ogni caso, se non avete giocato il primo The Silver Case e non avete intenzione di recuperare Flower, Sun and Rain per Nintendo DS, vi sconsigliamo l'acquisto di The 25th Ward.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.