The Crown of Wu – Recensione Speedrun

Sviluppatore: Red Mountain Studio Publisher: Meridiem Games Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 19,99 € Italiano: Sottotitoli

The Crown of Wu è un gioco action-adventure in terza persona nel quale il protagonista, metà uomo e metà scimmia, sarà impegnato a saltare, combattere e risolvere enigmi, mentre domina i poteri di quattro elementi. Facciamo subito una premessa: al momento della stesura di questa recensione, ovvero in concomitanza della data di uscita, il gioco è afflitto da numerosi bug. Ne parleremo per rigore di cronaca, ma proveremo a sorvolare su questo aspetto nel giudizio finale del gioco, in quanto si spera in celeri patch correttive.

Il tentativo di redenzione di Wu

Dopo molti anni di prigionia a causa di crimini passati, Wu riesce a liberarsi ma trova un mondo in rovina: il suo scopo è quello di riportare l’equilibrio e riuscire così a redimersi. La trama di The Crown of Wu è molto semplice e lineare. Se ne carpisce qualcosa attraverso le finestre di dialogo dell’unico personaggio che parlerà in tutto il gioco, Shiki, ovvero un vecchio amico di Wu, anch’egli imprigionato e con il quale si riesce a comunicare a distanza. Il grosso delle informazioni si hanno però leggendo i monoliti, uno dei collezionabili. La traduzione italiana è sì presente, tuttavia è anche estremamente imprecisa.

La longevità di The Crown of Wu è abbastanza contenuta. Il gioco è suddiviso in otto zone, la maggior parte delle quali richiede molto meno di un’ora per essere completata. Nelle varie aree saremo impegnati a combattere, risolvere puzzle, ma soprattutto a saltare di qua e di là senza cadere in burroni o acque velenose. In tutto questo, Wu imparerà a dominare i poteri di vento, fulmine, fuoco e terra.

Le sezioni rompicapo non sono mai troppo impegnative, salvo rari casi nei quali non si capisce bene lo scopo del puzzle stesso. L’uso dei poteri legati agli elementi è molto limitato: l’unico effettivamente utile è quello del vento, che Wu apprende nei primi minuti di gioco e gli consente di effettuare un doppio salto. Gli altri tre trovano funzione in pochissime circostanze, considerando poi che il potere della terra viene appreso a pochi minuti dalla fine del gioco e si rende necessario letteralmente una volta, ovvero per uscire dalla stanza stessa in cui lo si impara: sipario.

Il gameplay e il combat system

L’aspetto più divertente del gameplay è proprio quello di saltare ed arrampicarsi per superare precipizi ed ostacoli: tuttavia, in alcune sezioni diventa frustrante. Considerando che una volta effettuato il salto non c’è modo di correggere la traiettoria in volo, alcune zone richiedono salti estremamente precisi, pena la morte immediata che porterà ad un caricamento che è eccessivamente lungo in rapporto alla frequenza delle dipartite. In altre zone si può cadere in acque avvelenate, dalle quali non c’è quasi mai modo di risalire e che costringono ad una imbarazzante attesa dello svuotamento della barra della salute.

Il combat system è il vero punto debole di Crown of Wu. Si hanno a disposizione solo due attacchi, oltre che la schivata e la parata, il tutto limitato dalla barra di resistenza. I poteri in combattimento sono pressoché inutili, con vento e fulmine che paralizzano i nemici per un tempo irrisorio e il fuoco che infligge danno (ma richiede molta mana), mentre la terra non trova utilizzo. Altro problema sono le hitbox: a volte i nemici non percepiscono il danno subito e se si prova a colpirne uno con le spalle a parete (cosa molto frequente), l’attacco rileva prima l’impatto con la parete: Wu viene quindi respinto e il nemico non subisce danno.

L’esperienza generale è minata da due ulteriori fattori negativi. Il primo è una difficoltà forse non ben bilanciata, per cui già giocando a Normale quasi tutti i nemici sono capaci di eliminare il protagonista con uno o due colpi. Il secondo è una quantità eccessiva di bug, tra i quali troviamo: un sistema di checkpoint per il quale spesso due morti nello stesso punto ti fanno ripartire da zone diverse, frequenti compenetrazioni con la mappa che bloccano il personaggio, finestre di dialogo che non spariscono ed impediscono di proseguire. Insomma, bene man non benissimo…

I trofei di The Crown of Wu

Il Platino di The Crown of Wu può risultare intricato e… Buggato (tanto per gradire n.d.S.). Innanzitutto sono presenti alcuni trofei legati alla storia (uno dei quali sembra essere impossibile da sbloccare). Inoltre, una gran parte delle coppe è legata al raccoglimento dei collezionabili, molti dei quali sono ben nascosti. L’assenza della selezione capitoli li rende mancabili a tutti gli effetti (senza contare che almeno uno dei vari trofei è afflitto da un bug). A completare la lista, gli ultimi trofei sono legati ad azioni di miscellanea.

Rispetto alla nostra classica descrizione dei trofei è necessaria un’ulteriore precisazione. Le traduzioni sono molto imprecise e possono confondere ulteriormente il giocatore. Ad esempio quelli con la descrizione “raccogli X documenti di combattimento” si riferiscono in realtà alla scoperta dei nuovi nemici. L’assenza di trofei legati alla difficoltà consente di giocare anche a Facile. Una magra consolazione.

VERDETTO

Nel giudizio finale di The Crown of Wu cerchiamo di sorvolare sui numerosi bug presenti, nella speranza fondata che vengano corretti al più presto. Il prodotto targato Meridiem Games avrebbe il potenziale per una sufficienza abbondante e forse più, tuttavia le sue qualità rimangono fortemente inespresse. Che sia colpa di un sistema di combattimento che viene sponsorizzato come "fresco", ma risulta estremamente legnoso, di un sistema di poteri che si rivela macchinoso e poco utile o di una trama poco profonda e poco curata, oltre che di una longevità limitata, rimane difficile capire quale sia un punto forte a favore di The Crown of Wu e ci rattrista esprimere un giudizio relativamente basso, in quanto comunque il gioco ha tutte le carte in regola per divertire.

Guida ai Voti

Gianmarco Zizzo
Mia madre mi racconta sempre che ho imparato a leggere prima di andare a scuola perché ne avevo bisogno per poter giocare alla PlayStation 1 da solo: da allora il mio amore per i videogiochi non è mai svanito (e neanche la mia capacità di leggere).