The Evil Within 2 – Recensione

Sviluppatore: Tango Gameworks Publisher: Bethesda Softworks Piattaforma: PS4 Genere: Horror Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

“Gli uomini non sono prigionieri dei loro destini, ma sono solo prigionieri delle loro menti”.
Franklin Delano Roosevelt

Gli appassionati di survival horror di vecchia data sono sempre alla ricerca di prodotti stimolanti che non puntino tutto sull’azione. Ecco perché, al momento della sua uscita, The Evil Within fu accolto come la manna dal cielo, visto anche il nome illustre dietro al progetto, ossia Shinji Mikami. A distanza di tre anni esatti Tango Gameworks prova nuovamente a terrorizzarci con il secondo capitolo della saga.

the evil within 2

Cocci di vetro e bottiglie vuote

Sembrava fosse tutto finito con le conseguenze sperimentate dalla detective Kidman dopo i terrificanti eventi del Beacon Mental Hospital, luogo delle disavventure del primo capitolo della saga, ma per Sebastian Castellanos le brutte sorprese non finiscono mai. Il nostro eroe infatti, impegnato ad affogare nell’alcool i dolorosi ricordi del suo passato, si ritroverà a dover fare i conti proprio con la bella Juli Kidman che si presenterà a lui con una rivelazione sconvolgente: sua figlia Lily è viva.

Superato lo choc iniziale (aiutato da una massiccia dose di tranquillante), Sebastian verrà aggiornato sulla situazione. La figlia, considerata un essere puro, è stata imprigionata all’interno di un nuovo STEM in cui però qualcosa è andato storto. Starà quindi al nostro detective tornare a navigare nei suoi incubi per salvare la Mobius, Lily e probabilmente anche sé stesso.

Questo, senza troppo entrare nei particolari, il breve incipit di The Evil Within 2, che gioca molto sugli eventi del primo capitolo senza in realtà fornire eccessivi dettagli. Se siete neofiti della saga, alcuni concetti potrebbero lasciarvi spaesati o risultare poco chiari – in questo caso vi rimandiamo al recap sulla trama del primo capitolo. Non temete, però, perché man mano che proseguirete con la storia i concetti verranno meglio delineati. Ricollegati all’infernale macchina che permette a svariate menti di rimanere connesse in un mondo fittizio, la città di Union in questo caso, saremo pronti a tuffarci nell’orrore.

the evil within 2

Benvenuti a Union

Se avete già completato la precedente avventura di Tango Gameworks, avrete familiarità con molte delle cose che vedrete in The Evil Within 2. La visuale in terza persona con telecamera sulla spalla del protagonista è ormai un marchio di fabbrica della serie e permetterà di godere al meglio di tutti gli orrori che il titolo ha da offrire, ad esempio. Nonostante un forte legame con il passato, però, il gioco vanta un’assenza illustre, ossia il nome altisonante di Mikami, che è stato sicuramente una delle leve di vendita più forti del primo capitolo. Questa mancanza non ha assolutamente intaccato la qualità del prodotto.

Come accennato nell’introduzione gli eventi di gioco prendono vita a Union, città creata dallo STEM che verrà divisa in quartieri e, oltre alle missioni principali, offrirà al giocatore la possibilità di esplorare case e strutture alla ricerca di risorse e segreti. Quello che colpisce fin da subito è la presenza di un open world che in realtà tanto aperto non è. La suddivisione dello spazio in quartieri nettamente separati tra loro genera delle aree che lasciano una sensazione di “libertà ma non troppo”, fattore che evita eccessiva dispersione con conseguenti cali di tensione. Proprio la tensione è uno degli elementi che gioca un ruolo fondamentale (e non poteva essere altrimenti), e ancora una volta riesce a farci letteralmente gelare il sangue nelle vene.

the evil within 2

Combatti o muori provandoci

Uno dei problemi, se così possiamo chiamarlo, dei più recenti titoli rientranti nel genere dei survival horror è l’eccessivo utilizzo dell’azione. Dead Space e il recente Resident Evil 7 sono mosche bianche in mezzo a un mare di prodotti dove le munizioni si sprecano.

The Evil Within 2 segue la via classica del genere, proponendo un’avventura in cui il nostro Sebastian avrà davvero di che preoccuparsi ogni volta che incontrerà sulla sua strada uno o più nemici. Più che il combattimento, infatti, il gioco premia l’approccio stealth, e alle volte anche la fuga. Le risorse a nostra disposizione, soprattutto alle difficoltà più alte, saranno decisamente risicate e dovranno essere sfruttate al meglio utilizzando i (pochi) banchi di lavoro sparsi nel gioco per creare oggetti davvero necessari, ritrovandosi spesso a dover rinunciare a qualcosa.

Lo stesso discorso di rinuncia può essere applicato ai potenziamenti. Come nel primo capitolo, Sebastian potrà migliorare le sue armi e la sua condizione fisica, scegliendo anche qui quali abilità migliorare e dove utilizzare i rarissimi oggetti speciali utili a sbloccare rami avanzati di armi e potenziamenti.

the evil within 2

Ho visto cose che voi umani…

Una delle caratteristiche che più hanno colpito nel primo capitolo è il design deviato delle creature ostili. Mostri avvolti nel filo spinato, creature tentacolari pronti a farci la pelle e molto altro si nascondevano dietro ogni angolo dell’ospedale psichiatrico, ma sarà nulla in confronto a quello che vedremo all’interno di The Evil Within 2. Oltre ad alcuni graditi (più o meno) ritorni, infatti, il buon Sebastian dovrà vedersela con tutta una serie di avversari nuovi di zecca, letali come non mai e spaventosi oltre ogni immaginazione, ben supportati dai due antagonisti principali che ci accompagneranno nel corso dell’avventura.

Il fotografo Stefano Valentini, in particolare, risulta davvero convincente nella sua follia. Oltre alla componente prettamente macabra della sua arte, quello che stupisce davvero è il lavoro svolto da Tango Gameworks sull’aspetto psicologico del personaggio. L’ottima resa di tutto ciò è dovuta anche a una trama che riesce finalmente a essere chiara fin dalle prime battute, evitando di lasciare troppi dettagli in sospeso.

the evil within 2

Occhio di falco

La strategia migliore da utilizzare è molto spesso quella da assassino silenzioso o di fuggiasco, ma è chiaro che ci saranno momenti in cui sarà necessario sfruttare le nostre numerose armi per far fronte a una serie di minacce. Quella del combattimento è forse una delle parti meno riuscite del titolo, dato che nonostante la possibilità di selezionare la mira automatica molto spesso noteremo come il sistema risulti essere scomodo e impacciato. La mira lenta, unita al caos che si andrà a generare quando avremo addosso parecchi mostri, creano problemi soprattutto negli spazi angusti in cui la telecamera non saprà mai come spostarsi, portandoci molto spesso alla morte. Da questo punto di vista, fortunatamente, il sistema dei checkpoint e dei salvataggi manuali funziona bene, dunque non ci ritroveremo quasi mai a dover ripercorrere ampi tratti di gioco a causa di una nostra prematura dipartita.

Accettabili invece le movenze di Sebastian, che risulta ancora poco naturale e risulta spesso afflitto dai classici bug targati Bethesda, come ad esempio fluttuazioni nell’aria, compenetrazione di solidi e chi più ne ha più ne metta. Nulla di critico, fortunatamente, ma sicuramente fastidioso a vedersi.

the evil within 2

Sono bello dentro

The Evil Within 2 è nel complesso un ottimo titolo, supportato da un comparto audio che sfiora la perfezione. I suoni delle strutture scricchiolanti, i lamenti in lontananza e la chicca di un mostro che ci tormenterà utilizzando il microfono del DualShock 4 (ma non vi sveliamo di più) ci terranno sempre all’erta. Da sottolineare anche una meravigliosa localizzazione del titolo in italiano, con tanto di doppiaggio dei dialoghi che sottolinea ancora una volta quanto Bethesda punti sul nostro mercato per la vendita dei suoi prodotti.

Accanto però all’eccellenza audio troviamo un comparto video che non brilla. I modelli poligonali di molti dei personaggi sembrano abbozzati e mostrano un livello qualitativo inferiore a quelle che sono ormai le aspettative del pubblico. Fortunatamente questo fattore si nota solo nelle scene animate, realizzate in computer grafica, ed è decisamente attenuato girando per le strade di Union, complice anche il fatto che i nostri sensi saranno tesi a captare qualsiasi eventuale minaccia. Piccolo accenno finale alla longevità, decisamente alta. Una trentina di ore saranno sufficienti a completare l’avventura, ma la possibilità di iniziare un Nuovo Gioco + e di sbloccare la difficoltà Classico (paragonabile alla terribile Akuma del primo capitolo) garantiranno una buona rigiocabilità.

Trofeisticamente parlando: mi servono mutande pulite

Se state cercando un Platino facile, state pure alla larga da The Evil Within 2, la cui lista trofei vanta, oltre a una discreta serie di collezionabili, anche una coppa legata alla difficoltà di gioco più alta, in cui sarà necessario sudare e imprecare per riuscire a spuntarla. Se vi sentite dei temerari, comunque, PlayStation Bit vi offre la guida ai trofei più completa d’Italia, che vi aiuterà a portare a termine questa complicata impresa.

VERDETTO

Il primo capitolo di The Evil Within riuscì a smuovere le acque grazie a un nome altisonante come quello di Shinji Mikami. Con questo secondo capitolo Tango Gameworks dimostra di non avere ottenuto successo per caso, dato che ancora una volta l'avventura di Sebastian Castellanos si candida come uno dei migliori survival horror per PlayStation 4. Tutti gli aspetti che abbiamo amato del primo capitolo sono stati ampliati, e quelli invece meno graditi, come ad esempio una trama troppo frammentaria, corretti. L'esplorazione simil open world, le meccaniche di crafting, gli orrori di alcuni dei cattivi più carismatici visti in un horror sono tessere di un mosaico armonioso che farà la gioia di tutti gli amanti del genere. Se non avete paura di calarvi nello STEM e di esplorare le più remote paure di questo sfortunato detective alla ricerca della sua amata figlia, vi suggeriamo di fare vostro al più presto The Evil Within 2.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.

1 commento

Comments are closed.