E’ estremamente difficile abbozzare la recensione di The Last Of Us Parte II. Anche se per motivi che un “non addetto ai lavori” difficilmente potrebbe immaginare. “E’ un gioco così grande, così ricco, così bello… Come potrà mai venirti il blocco dello scrittore?”. E’ un’obiezione che ci può stare. Ma a volere approfondire un attimo il discorso, ecco che The Last Of Us Parte II è anche il gioco rinviato due volte (e spoilerato, tanto, nel frattempo); su cui è stato detto di tutto – le recensioni fatte con lo stampino, e con una discreta dose di retorica degna del miglior pescivendolo, nel momento in cui scrivo, non si contano più; che tira le somme di un’intera generazione di videogiochi, e che dunque punta a trarre il massimo, senza innovare, ma piuttosto stringendo all’inversosimile, anche se superbamente, un discorso lungo quasi dieci anni.
Ciliegina sulla torta è che The Last Of Us Parte II è il seguito di un tripla A, che dunque si appoggerà sotto tantissimi aspetti sul titolo che lo ha preceduto. Ben venga, eh, non fraintendete. Insomma, la recensione di The Last Of Us Parte II è una roba seria che mai e mai poi dovrebbe tradursi in una supercazzola di duemila parole. Perché l’oblio è importante tanto quanto la memoria, e fossilizzarsi sui dettagli, di cui il nuovo gioco Naughty Dog è comunque ricchissimo, potrebbe portare inevitabilmente e solo al caos.
La trama è una storia di vendetta
Vendetta vera, aggiungeremmo, che per fortuna, però, non ci manderà in galera (concedetemi il preziosismo trash). Fregnacce a parte, The Last Of Us Parte II, in totale controtendenza rispetto al primo The Last Of Us, parte lento. E’ rimasto, e rimarrà, negli annali lo shockante incipit dell’avventura di Joel ed Ellie; la Parte II, invece, prende un’altra strada. Si comincia davvero, davvero piano: cinque anni dopo il viaggio attraverso gli Stati Uniti post-pandemici, Ellie e Joel si sono stabiliti a Jackson, in Wyoming, presso una comunità di superstiti che garantisce loro pace e stabilità. Ma le cose non ci metteranno molto a prendere una cattiva piega così da generare il La che darà poi un’improvvisa e inaspettata svolta a tutta la vicenda. Ma comunque dovrà scorrere qualche capitolo, fino a quando anche il videogiocatore non potrà che rimanere spiazzato e affiancarsi a Ellie e Dina nel loro (nostro) viaggio.
Quando si parla di materiale di matrice post-apocalittica (film, libri, videogiochi, fumetti… quel che volete), difficilmente si assiste a una trama incalzante. Piuttosto troveremo personaggi ben costruiti, qualche evento intorno a cui girare, sì, ma soprattutto una narrazione basata sui rapporti che si vengono a creare tra i protagonisti e gli antagonisti. The Last Of Us Parte II non fa eccezione; per fortuna, a non fare eccezione, è anche la magistrale realizzazione timbrata Naughty Dog. Come per il primo The Last Of Us e come, a ben vedere, per gli Uncharted, se dovessimo mettere nero su bianco la trama di questi videogiochi, questa risulterebbe banalotta, salvo qualche (in effetti stupefacente) colpo di scena. Ma lo spessore dei personaggi, mai distinti in maniera manichea tra buoni e cattivi, la straziante potenza emotiva delle diverse situazioni e una capacità di storytelling tutt’altro che scontata terranno il videogiocatore con il fiato sospeso.
Esplorazione, scontri ed enigmi
The Last Of Us Parte II non si schioda dalle tre colonne portanti che hanno reso così amate tutte le ultime produzioni Naughty Dog. In The Last Of Us Parte II saremo chiamati a esplorare un mondo di gioco collassato e popolato tanto da tremendi nemici, quanto da scorci meravigliosi, dove la natura è tornata a prendere il sopravvento a discapito dell’essere umano. Nel caso intercettassimo infetti o umani sani, ma dalle intenzioni ostili, la prima cosa da fare sarà provare a risolverla con un approccio stealth, sempre e comunque consigliato visto che trovarsi costantemente in inferiorità numerica sarà una questione puramente matematica. In questo senso è estremamente interessante lo sviluppo in verticale di certi scenari, cosa che ci consentirà un’inedita varietà di vantaggi. Una novità mutuata dalla serie Uncharted è la possibilità di nascondersi nell’erba alta, per rendersi invisibili (meglio: meno visibili) dai nemici, accovacciandosi oppure sdraiandosi completamente. Ad avere nuove opportunità in The Last Of Us Parte II non saremo però solo noi; i nemici vantano ora un’intelligenza artificiale non solo migliorata, ma anche d’eccellenza rispetto a qualsiasi altro titolo sul mercato. Questi si confronteranno, dialogheranno, parleranno e agiranno in base ad avere perso di vista un compagno, ad esempio. Una variabile impazzita è anche quella dei quadrupedi, fonte di aspre critiche prima dell’uscita del gioco, meno coriacei ma dall’olfatto, come noto, eccezionalmente sviluppato.
Il discorso non è poi troppo diverso quando si parla degli infetti. I punti di forza degli infetti non vanno tanto a parare sull’intelligenza di cui dispongono, anzi; la manciata di categorie in cui si distinguono riescono però a rendere colmo di tensione ogni scontro che vedrà da una parte noi e dall’altra loro. Ci sono i runner, a dire il vero piuttosto tontoloni ma temibili per la loro forza bruta e rapidità, specie quando attaccano in gruppo. Troviamo poi gli iconici clicker, che rappresentano un primo stadio evolutivo dell’infezione da cordyceps. I clicker sono meno agili ma possiedono un udito formidabile, anche se non sono dotati di vista; per non farci mancare nulla, nel caso in cui dovessero acchiappare il game over sarà istantaneo. Ritroviamo anche gli stalker, ancora più agili dei runner e con la cattiva abitudine di volerci circondare. Spazio pure per shambler, un infetto inedito coriaceo e da affrontare necessariamente dalla distanza per via delle spore velenose che emette, e bloater, vecchia conoscenza del primo The Last Of Us. Il resto lo facciamo scoprire a voi.
Tutti contro tutti
Rilevante è il fatto che capiteranno situazioni “miste” in cui umani ostili e infetti si scontreranno, così che noi potremo trarne vantaggio; senza spoilerare troppo, capiterà anche che due diverse fazioni di umani se le diano di santa ragione, per la nostra gioia. Alternate alle fasi di combattimento troviamo, numerose, quelle di esplorazione, in cui faremo man bassa di collezionabili (numerosissimi: vanno da documenti grazie ai quali espandere la lore a una serie di carte collezionabili di supereroi) e, soprattutto, di risorse utili per il crafting. Torna in The Last Of Us Parte II questa meccanica, immancabile in qualsiasi gioco a tinte survival, con cui costruire munizioni, molotov, mine, silenziatori, kit medici e chi più ne ha, più ne metta.
Ma torniamo un attimo su quello che potremo in armadi, cassetti e simili nel mondo di The Last Of Us Parte II, perché, se fortunati, avremo presto per le mani il giusto quantitativo di integratori e di parti meccaniche, queste da utilizzare negli appositi banchi da lavoro. I primi servono a potenziare le abilità passive di Ellie, come una maggiore rapidità nell’effettuare uccisioni furtive, nel muoversi di soppiatto o nel creare un maggior quantitativo di oggetti tramite crafting. Le seconde, invece, sono utili per potenziare il ventaglio di armi che avremo a disposizione nella nostra avventura (non numerosissime, ma capaci di dare al videogiocatore la giusta gamma di opzioni con cui intraprendere uno scontro). Si parla di una maggiore cadenza di fuoco, di un più corposo danno inflitto o, ancora, di un caricatore più ampio. Queste vie di sviluppo della protagonista rendono la sua crescita tangibile, ma soprattutto naturale, realistica e progressiva. Il campo in cui pensiamo si potesse fare un po’ meglio è, invece, quello degli enigmi ambientali. Non fraintendeteci: non avremmo mai preteso strani meccanismi risalenti a varie civiltà fa da sviscerare e far funzionare, “alla Uncharted”. Però qualcosa di meglio, qualcosa che stimolasse un po’ di più la nostra materia grigia, sarebbe stato il caso di farlo.
La storia dalla longevità infinita
The Last Of Us Parte II non offre alcun tipo di modalità di gioco in rete, a differenza del primo capitolo in cui la modalità multiplayer rispondeva presente. A questo punto qualcuno di voi potrà pensare che l’esborso iniziale di sessanta euro potrebbe risultare eccessivo. Non è così. Già la longevità del primo The Last Of Us era sopra la media rispetto al genere di appartenenza, ma The Last Of Us Parte II fa il bis e, anzi, si supera, offrendo ai videogiocatori una campagna davvero molto lunga – si parla di una trentina di ore a una difficoltà standard, senza andare troppo di fretta, grazie a svariati flashback e a un espediente narrativo che, siamo sicuri, vi spiazzerà, e che ci guardiamo bene dall’anticiparvi.
Ineccepibile e di grandissimo prestigio è il lavoro svolto sotto il profilo del suono da parte di Naughty Dog. Gustavo Santaolalla (Brokeback Mountain, Babel) ha colpito ancora nel segno con brani di elevato impatto e capaci di sposare ogni situazione (di tensione, di sollievo, di sofferenza) nel migliore dei modi; da applausi, ma è sempre così quando si parla di una localizzazione di un tripla A in esclusiva PlayStation, il doppiaggio, chiaramente in italiano e con sottotitoli facoltativi. Ancora meglio del comparto audio, se possibile, fa quello visivo; The Last Of Us Parte II tocca le vette massime che può raggiungere PlayStation 4, console al termine del suo ciclo vitale e per questo in grado di dare il meglio di sé. Ciò che sorprende anche di più rispetto a quello che notiamo a bruciapelo, ossia la grafica in senso stretto, sono le animazioni. Quelle di Ellie nel combattimento corpo a corpo, ad esempio, ma soprattutto quelle dei nemici, incredibilmente reattivi a ogni nostro colpo mandato a segno (con tanto di una strizzatina d’occhio allo splatter).
Trofeisticamente parlando: meglio di prima
I trofei di The Last Of Us Parte II danno modo ai cacciatori di tirare un bel sospiro di sollievo. Non è infatti più presente nemmeno un trofeo online e non esistono trofei missabili grazie alla selezione dei capitoli. Tutto ciò che dovrete fare sarà giocare, potenziare al massimo Ellie e trovare tutti i collezionabili. Il consiglio è quello di godervi il gioco con una prima blind run, e poi farne una seconda, guida ai trofei di PlayStationBit alla mano, per raccogliere ciò che vi manca e acquisire tutti i potenziamenti delle abilità e delle armi, cosa per cui una singola run potrebbe non bastare.
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