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The Little Acre – Recensione

Publisher: Curve Digital Developer: Pewter Games Studios
Piattaforma: PS4 Genere: Punta e clicca corto Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 12,99 €

Una premessa che mette in luce uno dei tratti principali di The Little Acre, forse quello più macroscopico: il sottoscritto impiegherà più tempo a scrivere questa recensione, probabilmente, che ad avere terminato il gioco. E non perché l’articolo che state per leggere sia il nuovo pilastro della letteratura mondiale, ci mancherebbe, ma perché il gioco in questione dura meno di un episodio dei giochi Telltale e, no, non siamo di fronte a un gioco ad episodi, in questo caso.

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Irlanda, anni Cinquanta

Le coordinate spaziali e temporali sono quelle del titolo del paragrafo, giusto per cominciare ad inquadrare il prodotto. In questa mini-avventura punta e clicca seguiremo le vicende – e impersoneremo – il papà Aidan, ingegnere in cerca di lavoro, e la piccola figlia Lily, autoproclamatasi fata guerriera, i quali una mattina si svegliano e si ritrovano a indagare di fronte alla misteriosa sparizione del padre e nonno, rispettivamente. Indizio dopo indizio, enigma dopo enigma, Aidan sarà trasportato in un mondo bizzarro e popolato da strane creature, nel quale pare proprio che il nostro vecchio sia finito (la struttura è un po’ quella del ben più apprezzato Silence, a dire la verità). Le cose si fanno ancora più complicate quando Lily, trovatasi completamente da sola, si mette a sua volta alla ricerca del proprio genitore, finendo anch’essa nel magico mondo, parallelo al nostro, di Clonfira.

Sviluppato da Pewter Games e pubblicato da Curve Digital, il titolo propone una storia interessante, ben raccontata, con personaggi di cui vi ricorderete anche dopo avere terminato la campagna principale e con risvolti amari, per certi versi sorprendenti, che non ci saremmo aspettati una volta dato il via alla nostra sessione di gioco. Come anticipato, non che ci metterete molto, ad arrivare ai titoli di coda: soffermandovi e prendendovela comoda, non più di un’ora e mezza. Nel caso invece siate particolarmente perspicaci e frettolosi, o semplicemente vi darete ad una seconda run per ottenere il relativo trofeo legato alla speedrun, The Little Acre è terminabile in meno di un’ora senza troppa fatica. Nonostante questo i personaggi, quelli primari come quelli secondari, godono di una buona caratterizzazione: Aidan, Lily, il cagnolone Dougal o l’imperscrutabile Merr.

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Sul fronte del gameplay siamo di fronte ad un punta e clicca di fattura estremamente classica, per lo più rivolto ad un target molto giovane poiché gli oggetti con cui interagire o le azioni da compiere risultano piuttosto “guidati” e suggeriti. Non dovrete andare da una parte all’altra dell’isola di Monkey Island, per capirci; a ulteriore conferma di ciò, attraverso un menù in sovrimpressione, è perfino richiamabile una schermata che prima vi ricorderà cosa dovete fare, poi vi suggerirà come farlo e infine vi offrirà la soluzione diretta, nel caso in cui lo vogliate. The Little Acre è dunque, nella sua semplicità, rivolto alle famiglie e a chi si stesse cimentando per la prima volta con questo genere videoludico, poiché gli enigmi anche senza alcun aiuto risultano risolvibili senza troppi patemi d’animo. Un’altra caratteristica che distingue il titolo dalla concorrenza è la possibilità di interagire con lo scenario attraverso i tasti frontali del pad, al posto di “cliccare” ossessivamente sullo schermo, fattore che ancora una volta vi renderà le cose più intuitive.

Splendore visivo

Uno dei maggior pregi di The Little Acre è certamente l’aspetto visivo – no, non la longevità, come avrete avuto modo di capire, vuoi anche per la mancanza di collezionabili o per una qualsiasi modalità sbloccabile una volta terminata l’avventura. Tutto è stato disegnato a mano, e lo stile ne ha giovato indiscutibilmente sotto ogni profilo. Si è detto di come i personaggi godano di buona caratterizzazione; questa non riguarda solamente la scrittura, ma anche come essi siano stati raffigurati. A dare ulteriore spessore ci pensa poi il doppiaggio: il gioco è interamente parlato e doppiato in maniera soddisfacente, nonostante qualche scivolone che abbiamo ravvisato.

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Purtroppo, ma come al solito, il doppiato è solamente in lingua inglese, e non sono previsti dei sottotitoli italiani. Non si tratta di un dramma visto che la complessità del discorso non è tale da rendere la comprensione un problema (nel caso mastichiate appena la lingua anglofona dovreste riuscire a cavarvela senza troppi problemi); certo è, però, che vedere supportati tedesco, russo, inglese, francese e spagnolo, e non l’italiano, quantomeno dispiace. Meritevole di attenzione senza riserve è la colonna sonora, originale, che vi ritroverete a canticchiare quando meno ve lo aspettate.

Trofeisticamente parlando: piovono trofei!

Ottenere il platino di The Little Acre è di una facilità notevole, e inoltre il tempo richiesto è circa due ore. I cacciatori di trofei più accaniti proprio non possono farselo scappare, almeno sotto questa prospettiva: completare la storia, non chiedere alcun aiuto, compiere determinate azioni in-game ed eseguire una speedrun in meno di un’ora, cosa fattibilissima, è tutto ciò che vi serve.

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.