The Suicide of Rachel Foster – Recensione

Sviluppatore: One-O-One Games Publisher: Daedalic Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Horror Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Inutile raccontarsela: un titolo come The Suicide of Rachel Foster non può non aprire una breccia nel cuore di qualunque appassionato di horror e thriller. Giornalisticamente parlando lo si potrebbe definire un titolo caldo, un richiamo irresistibile per chi cerca esperienze intense e non ha paura di affrontare temi scomodi e di lasciarsi cogliere dall’ansia davanti al televisore. In questo caso non si tratta del proverbiale fumo senza arrosto, perché a conti fatti il videogioco regala un’avventura molto interessante, che non sfocia nell’horror vero e proprio ma ci immerge comunque in una storia ben costruita.

The Suicide of Rachel Forster

Uno scandalo sessuale

La Rachel Foster del titolo è una ragazza sedicenne che, secondo le ricostruzioni dei giornali, si è tolta la vita nei primi anni Ottanta in seguito a uno scandalo sessuale. Nello specifico la ragazzina, figlia di un reverendo, aveva avuto rapporti con un uomo molto più vecchio di lei, tale Leonard, restandone incinta. Proprio pochi mesi dopo il concepimento, il corpo di Rachel, prima data per scomparsa, era stato trovato in una zona non lontana dall’hotel di proprietà di Leonard stesso.

E’ passata una decina di anni e Nicole, figlia di Leonard, che al tempo della tragedia viveva con la famiglia nell’hotel e che ha poi rotto i ponti con il padre, torna sul posto per un sopralluogo. Ha infatti ereditato l’hotel ed è intenzionata a venderlo, donando i proventi alla famiglia di Rachel, ma deve prima controllare che tutto sia in ordine. Nel suo soggiorno forzato, prolungato da una tormenta di neve, Nicole scoprirà però frammenti del passato e indizi più recenti e sconvolgenti che la ritufferanno nell’incubo della sua giovinezza e che faranno nuova luce sul suicidio di Rachel Foster.

The Suicide of Rachel Forster

Walking simulator sì, ma ben fatto

Fughiamo subito ogni dubbio: The Suicide of Rachel Foster è un walking simulator puro, nel quale le poche interazioni che potremo avere con l’ambiente sono sempre ben chiare e nel quale l’unico sforzo che ci viene richiesto è quello di orientarci usando la mappa dell’hotel che abbiamo in dotazione. In molti casi, all’inizio di ogni capitolo, che corrisponde a un giorno trascorso nell’hotel dalla protagonista, ci troveremo nella zona in cui dobbiamo perseguire un determinato obiettivo e dovremo essere più pazienti nell’ascoltare i dialoghi che arguti nel risolvere enigmi.

Il nostro unico contatto con l’esterno è rappresentato da Irving, dipendente di un’agenzia che ci raggiunge telefonicamente all’inizio del videogioco per tenerci informati sulle condizioni climatiche e che ci assiste poi passo passo grazie alla sua profonda conoscenza dell’hotel. I dialoghi con Irving sono insieme motore del videogioco, perché ci forniscono nuovi obiettivi per procedere; motore della storia, perché aggiungono elementi di trama importanti; e mezzo per alleggerire la narrazione con battute o tentativi di flirt più o meno velati con Nicole.

The Suicide of Rachel Forster

Overlook Hotel, sei tu?

Il vero protagonista è però l’hotel, ricostruito nei minimi dettagli e quanto mai verosimile. Potremo esplorarlo in lungo e in largo praticamente dal primo istante, anche se in determinate occasioni alcune stanze saranno precluse, mentre altre si sbloccano solo avanzando con la storia. Suddiviso in due piani più un attico, l’hotel, che ha più di qualche rimando all’Overlook di The Shining, diventa ben presto un luogo familiare, come se anche noi ci avessimo trascorso l’infanzia insieme a Nicole.

Corridoi avvolti nell’oscurità, sala da pranzo e sala da ballo deserte e abbandonate a sé stesse, ma anche locali di servizio, cucina, lavanderia, garage interrato e un museo indiano sono solo alcune delle location in cui possiamo ritrovarci mentre ci spostiamo per ricostruire, pezzo dopo pezzo, la storia di Leonard e Rachel. Va da sé che l’ambientazione è proprio l’elemento su cui poggia il lato più thriller. Come dicevamo, non si arriva mai a manifestazioni soprannaturali tipiche da film horror, ma in diverse occasioni rumori, cigolii, sospiri e porte che si chiudono da sole, il tutto condito dal senso si solitudine e smarrimento, contribuiranno non poco a farci salire la pressione.

Una vicenda credibile e coinvolgente

Per il resto il segreto è tutto nella nostra capacità di vestire i panni di Nicole e lasciarci catturare dalla storia di cui è protagonista. Spetta a noi decidere se e quanto esplorare, se e quanto leggere dei documenti che possiamo reperire nelle stanze o appesi alle pareti, se e quanto approcciarci all’avventura come a un semplice videogioco o come a un film del quale siamo protagonisti.

Quel che possiamo confermare, in linea generale, è che è molto apprezzabile la scelta di suscitare emozioni senza mai ricorrere all’esagerazione. Ci ritroveremo a svoltare con un certo senso di angoscia dietro all’angolo di un corridoio o a muoverci tra stanze buie illuminando la strada davanti a noi solo con il flash di una polaroid; sospetteremo di aver udito una voce misteriosa o di aver visto qualcosa muoversi senza riuscire a esserne certi; desidereremo con tutto il cuore ricevere una nuova telefonata di Irving, per capire che siamo sulla via giusta e che non stiamo girando a vuoto per l’hotel abbandonato.

The Suicide of Rachel Forster

Nessun mostro, nessun fantasma e nessun effetto audio improvviso per farci saltare sulla sedia, ma un’atmosfera generale che basta a sé stessa e che cede solo in un paio di occasioni a qualche artificio che sa di già visto. Nel complesso, quindi, consigliamo fortemente The Suicide of Rachel Foster agli amanti di questo genere, fermo restando che la durata della storia e la rigiocabilità praticamente nulla rendono obbligatorio attendere qualche taglio di prezzo.

Dal punto di vista grafico il gioco punta al realismo e lo fa in modo convincente. L’hotel è ricostruito nei minimi particolari e con una resa che si avvicina al fotorealismo, pur con qualche inciampo. Ci sentiamo davvero dentro alla storia e il tutto non può che contribuire alla centralità dell’hotel di cui abbiamo parlato prima. Ottimo anche il comparto audio, da godere tassativamente con un paio di cuffie, per immergerci ancor di più nell’atmosfera e sentirci circondati da un mondo vero, credibile e in qualche caso inquietante.

Trofeisticamente parlando: “walking” verso il Platino

I dodici trofei di The Suicide of Rachel Foster sono preziosissimi e con un tasso di difficoltà prossimo allo zero. La maggior parte si sblocca semplicemente avanzando nella storia, mentre alcuni richiedono di essere buoni esploratori o di servirsi di una guida per recuperare tutti gli oggetti disponibili e per attivare due opzioni di dialogo particolari con Irving. Se non volete correre alcun rischio, la nostra guida ai trofei è già al vostro servizio.

VERDETTO

The Suicide of Rachel Foster è un ottimo walking simulator che racconta una storia forse non geniale né innovativa, ma coinvolgente e credibile. Non è un horror, ma sa comunque angosciare grazie a un mix perfetto ottenuto con l'hotel che fa da secondo protagonista, un realismo grafico molto soddisfacente e un comparto di effetti audio votato alla totale immersione. Consigliatissimo agli amanti del genere e ai cacciatori di trofei in occasione del primo taglio di prezzo.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.