Piattaforma: PS4 Genere: GDR Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 €
“Il mondo non ha bisogno di eroi.
Ha bisogno di professionisti.”
Uno dei titoli più attesi di questo 2015 è sicuramente The Witcher 3: Wild Hunt, ultima fatica dei ragazzi di CD Projekt Red legate alle peripezie del potente Geralt, cacciatore professionista dalle spiccate abilità combattive nonché da un debole per il gentil sesso. Il titolo, che sulla carta promette di farci dimenticare il rivale di sempre, Skyrim, ha dalla sua una storia intrigante, un personaggio carismatico e una longevità ragguardevole. Vediamo quindi assieme se queste importanti premesse sono state rispettate e se l’hype dei giocatori sarà ripagato a dovere.
Il mio nome è Geralt di Rivia
Come ogni buona avventura che si rispetti, anche il nuovo viaggio di Geralt inizia con una lettera, ricevuta dalla bella Yennifer, che gli chiede di raggiungerla per delle importanti questioni. Il richiamo della giovane strega non può essere ignorato dal nostro eroe, che sella il suo cavallo Rutilia e parte con l’amico e maestro Vesemir alla volta della città da cui tutto avrà inizio. E’ così che prende il via l’incredibile viaggio di The Witcher 3, fatto di intrighi, vecchie e nuove conoscenze e tanti, tantissimi avversari temibili, umani o mostri che siano.
A difenderci solo la nostra abilità, le due spade che lo Strigo porta sulla schiena, una d’acciaio per gli umani ed una d’argento per la caccia ai mostri, ed i Segni imparati in anni di allenamenti, ossia le magie a disposizione del protagonista per danneggiare, contrastare o circuire chiunque gli sbarri il cammino.
Senza nulla rivelare di una trama appassionante, vi possiamo dire che il vostro obiettivo sarà di salvare la vostra figlia adottiva, Cirilla, fuggita svariati anni fa ed ora tornata inseguita dalla cosiddetta Caccia Selvaggia, un esercito di mostri fortissimi e dotati delle più incedibili abilità contro cui i Witcher si battono da sempre e che, come fa intuire il titolo stesso del gioco, avranno un ruolo chiave in questa avventura, oltre ad essere coloro che più di ogni altro attenteranno alla vita di Geralt e dei suoi compagni nel corso dell’avventura.
Chiaramente tutti coloro che avranno giocato i precedenti capitoli della saga avranno modo di ritrovare anche i personaggi più amati ed odiati, senza tralasciare la possibilità offerta da CD Projekt di simulare l’esistenza di un salvataggio di The Witcher 2, il che si trasformerà in una vera e propria intervista per far “capire” al gioco quali decisioni morali avevate intrapreso e dunque modificare anche la trama di conseguenza, anche se non è dato sapere quanto le modifiche di cui sopra influiscano effettivamente sulla storia principale.
Il carnefice di Blaviken
Abbiamo già accennato ai poteri del protagonista, armato di tutto punto nonché esperto di segni magici, ma ovviamente il lavoro in ambito delle battaglie, vero cuore pulsante di questo GdR, è stato grande ed intenso, tanto che quello messo in piedi è un battle system solido e preciso, nonché parecchio punitivo.
A differenza di molti giochi sullo stile del celeberrimo Skyrim infatti la caratteristica peculiare delle lotte in cui verremo coinvolti in The Witcher 3 è che ad ogni nostra azione corrisponderà una reazione da parte degli avversari, tanto che non sarà sufficiente eseguire un mash-up sul tasto di attacco per vincere ogni sfida, ma molto spesso sarà necessaria pazienza e tempismo per assestare il colpo senza avere ripercussioni noi stessi, pena una morte prematura.
Esaminando più nel dettaglio i comandi, possiamo notare come il sistema sia in realtà semplice ed immediato, con i tasti Quadrato e Triangolo preposti agli attacchi leggeri e pesanti, il tasto Cerchio usato per le schivate ed il tasto X per le rotolate tattiche. A supporto avremo i tasti dorsali, uno dedicato alla parata, uno per l’utilizzo dei Segni, uno per gli oggetti secondari ed uno per la selezione dei nostri power-up (una classica ruota personalizzabile dall’inventario).
Avremo dunque la possibilità di combinare gli attacchi e le magie per riuscire a vincere la resistenza nemica, colpi di spada e tecniche sopraffine di attacco e di difesa, dato che tra i nostri Segni troveremo un ampio ventaglio di possibilità, spaziando da una comoda barriera in grado di salvarci da un attacco che andrebbe a segno, una trappola rallentante utile anche contro i non morti, un Segno di controllo mentale per stordire o persuadere ed infine attacchi infuocati e telecinetici, una gamma completa di mosse utili tanto in combattimento quanto fuori.
Dietro tutta questa semplicità però, come già accennato, si celano meccaniche punitive nei confronti degli errori o dell’irruenza, perchè i nemici, spesso in gruppo variegati, saranno in grado di elaborare semplici tattiche, così mentre il nostro bersaglio si difenderà dai nostri colpi di spada forsennati potrà capitare di essere raggiunti da una freccia, scoprendoci anche ad un attacco frontale del nostro avversario fino a qualche attimo prima in nostra balia. La linea che separa la vittoria dalla sconfitta è quindi sottile ma ben delineata, perchè man mano che approfondiremo la conoscenza del combat system miglioreremo e diverremo ottimi Witcher, apprendendo con il proseguo della storia come affrontare i vari avversari.
La gente si stupisce della mia neutralità
Uno dei punti più criticati di Skyrim, principale elemento di paragone per The Witcher 3, era la mancanza di carattere del protagonista, un eroe silente come Link di Zelda (tanto per citare il più famoso) che però più che farci immedesimare nell’avventura sembrava un pezzo di legno lasciato a galleggiare in un oceano troppo grande per distinguerlo chiaramente. Tutto ciò qui non accade, perchè Geralt è una persona vera, assorbito nella sua neutralità, prerogativa di ogni Strigo, ma al contempo esposto ad un mondo pieno di conflitti e soprattutto di scelte, che danno linfa all’intero gioco.
Durante l’evolversi della trama infatti al giocatore verranno date molteplici possibilità di essere artefici del proprio e dell’altrui destino, anche se senza mai chiarire le conseguenze delle azioni che, come per quanto accade in combattimento, avranno reazioni di rimando, spesso uguali e contrarie, e che andranno ad influire sul mondo attorno a noi, un open world vivo e pulsante che si animerà indipendente da noi.
Ovviamente non avremo solo scelte morali, ma spesso potremo anche decidere come portare a termine determinate missioni, optando per cruente carneficine oppure per approcci comprensivi o stealth, modificando radicalmente quello che dovremo fare e di conseguenza anche la curva di difficoltà delle quest, dato che sarà sempre semplice sfoderare la spada, ma non è detto che facendolo non ci troveremo davanti un nugolo di avversari o semplicemente un nemico troppo forte da sconfiggere.
Abbiamo parlato di open world, il che richiede una piccola parentesi a se stante, perchè quello creato da CD Projekt è molto più che un’ambientazione, è un universo vivente con persone influenzabili dalle nostre decisioni e una marea di sottomissioni che potremo decidere di intraprendere per questioni morali oppure semplicemente per chiedere una ricompensa, perchè The Witcher è anche questo, fare un lavoro per il semplice gusto di farlo, oppure svolgerlo perchè ci sentiamo emotivamente coinvolti nella vicenda. Una storia nella storia insomma, tutta da vivere e da ricordare per anni.
Un cavallo per amico
Dopo tante parole di elogio è giunta l’ora di qualche sana critica, perchè nonostante abbiamo tra le mani un vero e proprio capolavoro del genere, il lavoro svolto in generale non è stato perfetto, a cominciare dal famoso problema dei bug e dei glitch che il producer contava di essere riuscito ad eliminare rimandando di qualche tempo l’uscita del gioco.
Purtroppo quello che abbiamo giocato è un prodotto imperfetto, con alcuni errori sparsi qua e là di lieve e media entità, senza però toccare i livelli raggiunti da Ubisoft e soprattutto giustificabili dalla vastità di elementi che mettono sotto sforzo le nostre PlayStation 4.
Fin da subito il giocatore si accorge però dei gravi cali di frame-rate che affliggono il gioco, fastidiosi sulle prime ma a cui si fa presto l’abitudine, problemi amplificati durante i combattimenti più caotici o le scene più cariche di dettagli visivi e di effetti di movimento e luci-ombre, ma una cosa a cui purtroppo non ci si riesce ad abituare sono gli errori di gioco, come personaggi che scompaiono, uomini e donne senza corpo, sospesi nel vuoto, ma soprattutto i problemi del cavallo.
Non sappiamo quale strana avversione abbiano le console per i giochi con al loro interno gli agili equini, fattostà che anche The Witcher 3 non manca di essere iscritto all’albo dei titoli che vantano tra le loro fila un cavallo pieno di problemi, a partire dalla mossa di evocazione dello stesso.
Premendo due volte la levetta sinistra infatti Geralt chiamerà il suo fido Rutilia, che arriverà presso di noi trottando, quando gli sarà possibile, anche se questa tecnica genererà problemi molto spesso fonte di ilarità ma alle volte anche fastidiosi, come ad esempio la comparsa di due quadrupedi identici su schermo, l’apparizione dell’animale a chilometri di distanza da noi, una magica levitazione dello stesso sopra le nostre teste e tanto altro ancora, osservabile nella montagna di filmati presenti già sul Web.
Inutile dire che se la missione del rinvio era eliminare i problemi, beh la quest per CD Projekt considerarsi fallita, però come detto nulla può togliere l’appellativo di “capolavoro” alla storia di Geralt e compagni, da avere senza remore se amate il genere dei cappa e spada medioevali, infarciti di magia e dei mostri più disparati.
https://youtu.be/isVNXJwEjKE
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