Tom Clancy’s The Division 2 – Recensione

Sviluppatore: Massive Entertainment Publisher: Ubisoft Piattaforma: PS4 Genere: Sparatutto Giocatori: 1 (Online: 2-16) PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Dopo un primo capitolo notevole da alcuni punti di vista e molto deludente da altri, Massive Entertainment ha deciso di riprovarci seguendo una filosofia ben precisa: imparare dagli errori. Che i ragazzi svedesi, ormai in tutto e per tutto divenuti uno studio Ubisoft, siano molto aperti al feedback degli utenti è noto; basta dare un’occhiata all’immenso supporto dato a The Division e ai contenuti man mano rilasciati dopo la sua uscita, anche su consiglio dei videogiocatori. Contenuti forse arrivati troppo tardi per una buona fetta di utenti che si aspettava un gioco completo sin dal suo esordio. Tuttavia, il primo capitolo nel complesso non è stato poi così male; se togliamo le difficoltà iniziali, la mancanza di una storia all’altezza e di varietà nelle missioni nel post-game, il gioco è riuscito a conquistarsi l’utenza e a concludere il suo decorso in positivo.

Ubisoft Massive è quindi ripartita dalle buone basi poste con il primo The Division e ha pensato di pianificare fin da subito un programma di contenuti extra, motivando i videogiocatori attraverso ore e ore di intrattenimento. Ma la sola differenza, ovviamente, non è questa; The Division 2 non è un copia e incolla del primo capitolo, ma un progetto che, pur mutuando tantissime basi fondamentali dal predecessore, riesce a migliorarle, talvolta reinterpretandole con una filosofia diversa.

Washington D.C. in tutte le sue sfumature

Mesi dopo il disastro di New York, anche Washington D.C. è in piena crisi. L’unica speranza per la parte buona dell’umanità è una cerchia di agenti valorosi e pronti a combattere per difendere uomini, donne e bambini sopravvissuti al virus che ha decimato la nazione. L’inizio del gioco è pressappoco identico a quello del primo capitolo; nei panni del nostro agente, modellato a nostro piacimento nella sezione di editing del personaggio a inizio partita, dovremo raggiungere la base operativa della divisione, familiarizzando subito con una delle fazioni nemiche. Nel corso delle numerose missioni principali e secondarie affronteremo principalmente Iene, True Sons e Reietti, tre fazioni di diversa natura che non fanno altro che rincorrere obiettivi per accrescere il loro potere e ostacolare la vita di coloro che stanno cercando di ricostruire le fondamenta della civiltà.

La trama in The Division 2, così come nel precedente gioco, non è il piatto forte. Le sequenze cinematiche delle missioni principali sono accompagnate da una serie di indizi e di testimonianze disseminati in radiofari ECHO e collezionabili disseminati in giro per la mappa. Anche la caratterizzazione del protagonista e dei suoi comprimari non eccelle, tant’è che a fine gioco ci ricorderemo al massimo di due o tre personaggi e chi si è visto si è visto. Ma c’è anche da dire che, se siete arrivati fino a qui e siete rimasti delusi nel leggere le ultime righe, probabilmente vi eravate fatti un’idea del gioco abbastanza distante dalla realtà. E’ naturale che non vi consiglieremo mai di comprare The Division 2 per la trama.

Perché cambiare una formula vincente?

E’ ancora il posto sbagliato per voi se pensate che The Division 2 introduca un gameplay differente da quello del primo episodio, e perché mai? La base solida creata tre anni fa da Massive la ritroviamo esattamente in questo nuovo gioco; affrontare ondate di nemici correndo da un riparo all’altro e nel frattempo piazzare una torretta, aiutare un agente vicino, cambiare arma e beccare il punto debole della corazza nemica sono ancora le colonne portanti del gameplay che, di fatto, hanno dato un’identità ben precisa a questa serie. Guai ad aspettarsi altro, e lo diciamo con assoluta consapevolezza.

Qualche cambiamento c’è stato nella dinamicità degli scontri, soprattutto grazie alla mappa di gioco che assicura qualche approccio in più grazie alla miglior progettazione delle coperture. Anche l’efficacia delle armi è stata riprogettata, dando finalmente senso all’utilizzo di armi a una mano, fucili a pompa e fucili di precisione. In The Division 2 mirare alla testa o piazzare colpi ben assestati da distanza ravvicinata è quindi molto più utile rispetto al suo predecessore.

Parlando delle attività proposte non possiamo che sbizzarrirci. La campagna offre almeno trenta ore di gioco tra missioni principali, secondarie e attività di vario tipo che, oltre a farvi completare la storia di The Division 2, vi permetteranno di accumulare punti esperienza cruciali per la corsa al level cap. Non bisogna poi dimenticare i punti abilità e i punti shade, utili per potenziare il personaggio e per indirizzarvi verso un ruolo specifico. Con i punti abilità, inoltre, è possibile sbloccare ben otto gadget utilizzabili in battaglia, con diverse varianti sbloccabili tramite punti shade. Potrete rendere attive solo due abilità per volta e questo, inevitabilmente, caratterizzerà il vostro compito nelle partite; in solitaria, ad esempio, sarete più propensi a un approccio difensivo equipaggiando la torretta, lo scudo, l’impulso o una delle abilità per rigenerare la corazza.

In gruppo, invece, potrete scegliere abilità totalmente offensive piuttosto che votate alla salvaguardia degli agenti alleati dandovi libera scelta nella creazione delle diverse build, con la possibilità di salvare fino a sei dotazioni pronte all’uso. I punti shade, oltre a sbloccare le varianti delle abilità, sono utilizzabili presso il quartiermastro della base operativa per attivare i vantaggi (perk), che come nel primo capitolo forniscono dei bonus passivi come l’ampliamento dell’inventario o delle scorte, del numero di kit corazza trasportabili o il potenziamento dei punti esperienza forniti per ogni uccisione, da sbloccare praticamente il prima possibile. La Casa Bianca verrà potenziata di volta in volta con l’acquisizione di personale specializzato durante la storia. Disponibili sin da subito anche le modalità PvP Schermaglia e Domino, una improntata sul deathmatch a squadre e l’altra sulla conquista dei territori nemici.

Da soli o in compagnia, cercheremo di salvarli tutti

Aprendo per la prima volta la mappa di Washington D.C. noterete la solita divisione della città in quartieri, ognuno con la sua fascia livello. Una novità di The Division 2 sono gli insediamenti, delle comunità organizzate in cui i sopravvissuti cercano di ricostruire le basi della vita umana. Il nostro compito è quello di far crescere e ampliare queste comunità attraverso le missioni, le risorse da raccogliere in ogni angolo di mappa e i progetti assegnati man mano; interessante è la meccanica che si nasconde dietro a questi ultimi poiché, richiedendo spesso donazioni di pezzi di equipaggiamento, ci permettono di riutilizzare oggetti che ormai non sono più adatti al nostro livello.

Occhio quindi a non smantellare tutto quello che non serve come nel primo capitolo. Ogni quartiere è pieno di attività, dalle più consistenti come la conquista di avamposti, nelle quali possiamo addirittura ottenere supporto dai civili alleati, a quelle più banali come una semplice interruzione delle trasmissioni nemiche. Lo spostamento sulla mappa è del tutto identico a quello proposto nel precedente capitolo; ogni quartiere possiede il suo rifugio, una zona sicura per ogni agente della divisione in cui è possibile rifornirsi, organizzare le scorte o cercare partite alle quali unirsi. Dopo aver visitato per la prima volta ogni rifugio, come per i maggiori punti di interesse sulla mappa, è possibile effettuare lo spostamento rapido su di esso.

Riepilogando, la corsa al livello 30 è ricca di contenuti in grado di portare via un numero di ore impressionante con un’elevata continuità. L’inventario si arricchisce di una funzione utile che evidenzia le missioni consigliate per la nostra storia all’interno del gioco mentre, sempre dallo stesso menù, si ha accesso alla progressione del personaggio legata al livello e all’ottenimento di armi, mod e attrezzature sempre più potenti. The Division 2 può essere affrontato completamente in solitaria o comunque senza un gruppo di amici stabile; il matchmaking è rapido e permette in men che non si dica di aggregarsi a una squadra di altri agenti per completare missioni, esplorare la mappa o svolgere attività in Zona nera.

La difficoltà si adatta al numero di giocatori in partita e l’intelligenza artificiale, uno dei punti più forti della produzione, è davvero in grado di farvi sentire sotto pressione mettendovi spesso in seria difficoltà. E’ naturale che The Division 2 sia pensato soprattutto per il gioco di squadra; il level design e il tipo di gameplay danno il meglio quando si è in stretto contatto, magari tramite chat vocale, e ognuno dei quattro agenti possiede un ruolo ben preciso all’interno del team. Però, riconosciamo a Ubisoft Massive il merito di aver creato un gioco che diverte e appaga anche chi preferisce proseguire da solo e trovarsi alleati differenti partita dopo partita.

Ansia da Zona nera

Se The Division è riuscito a farsi spazio tra gli MMO, lo deve anche ad alcune idee straordinarie da parte dello studio di sviluppo di Malmö. La Zona nera è stata fin dall’inizio una modalità di grandissimo interesse per la comunità e, grazie alle sue meccaniche, poteva considerarsi addirittura come un gioco nel gioco. Per chi non lo sapesse, le Zone nere sono aree abbandonate e pericolose nelle quali è possibile trovare ogni tipo di nemico e, almeno in teoria, tanti agenti come voi con abilità diverse e scopi diversi. Gli agenti possono allearsi e combattere in PvE ma soprattutto in PvP, contro agenti traditori sempre pronti a soffiarvi il bottino che vi siete duramente guadagnati.

In The Division 2 gli sviluppatori hanno deciso di introdurre ben tre Zone nere situate in punti diversi della mappa e accessibili solo una volta portato l’ufficiale Zona nera alla base operativa. Gli oggetti raccolti in quest’area sono inviati direttamente all’inventario, mentre gli oggetti contaminati necessitano di un’estrazione apposita. E’ possibile sbloccare dei vantaggi dedicati solo ed esclusivamente all’attività in Zona nera presso l’ufficiale alla Casa Bianca. Inoltre è stata mantenuta la possibilità di diventare agenti traditori, passando per tre diversi status fino a entrare in modalità Caccia all’uomo.

Il problema è che allo stato attuale la Zona nera è ancora ben lontana dalla modalità ansiogena e adrenalinica del primo capitolo. I loot non ripagano il tempo speso per accaparrarseli, e ciò è confermato dalla poca affluenza dei giocatori che preferiscono concentrarsi su altre attività. Anche estrarre gli oggetti contaminati sembra fin troppo facile data la scarsa presenza di agenti traditori. Un’altra caratteristica discordante è la normalizzazione; l’equipaggiamento di ogni agente viene temporaneamente potenziato per ridurre la distanza da agenti meglio equipaggiati, facendo svanire tutte le caratteristiche della vostra build. Per testare l’equipaggiamento e assaporare un po’ di vero PvP dovrete attendere il livello 30 e le Zone nere occupate, all’interno delle quali non avviene alcun tipo di normalizzazione.

Pronti, via. Inizia un altro gioco

Dopo aver affrontato numerose battaglie e aver abbattuto le roccaforti nemiche meritereste un po’ di riposo, e invece no, guai solo a pensarlo. Un altro dei piatti forti di The Division 2 è proprio la mole di contenuti post-lancio. Una volta terminata la storia principale assisterete all’invasione dei Black Tusk e alla conseguente perdita di ogni conquista fatta precedentemente. Comincia un nuovo gioco, accompagnato sempre da una trama non troppo rilevante ma con una serie di attività che, di colpo, straripano nella mappa di Washington D.C. ancor più che nella prima parte; il pericolo proviene da ogni singolo angolo di strada e la difficoltà degli scontri aumenta a dismisura. In questo momento fuoriesce tutta la forza di The Division 2, i clan hanno finalmente un senso e avere un team consolidato può davvero fare la differenza.

Come già anticipato, a questo punto del gioco la vostra forza è data esclusivamente dall’equipaggiamento; creare una build mirata con talenti, mod e abilità adeguate può tirarvi fuori dai guai e aiutare la vostra squadra a sopravvivere. Un altro obiettivo sarà quello di scalare la fascia mondo fino al quinto livello, nel quale vengono sbloccati ulteriori contenuti. Nell’endgame avrete accesso anche ai Bersagli prioritari, delle taglie settimanali che vi porteranno via via a ricompense migliori, e, alle Incursioni in arrivo tra qualche settimana. Da non dimenticare le Specializzazioni, disponibili subito dopo aver raggiunto il livello 30 e battuto le roccaforti, presso il quartiermastro della base operativa. Al momento sono solo tre, ognuna fornisce un’arma distintiva e nuovi alberi abilità sbloccabili con i punti specializzazione.

Focalizzarsi sugli aspetti più importanti

Nonostante gli evidenti miglioramenti, dati anche da un’ambientazione con molti più colori e sfumature rispetto alla burrascosa New York, The Division 2 rimane tecnicamente al di sotto della media, a causa di qualche texture di bassa qualità e di un ritardo nel caricamento della mappa, spesso riferito anche agli oggetti prossimi al personaggio. Sono apprezzabili le enormi quantità di dettagli all’interno dei luoghi più importanti, che dimostrano un’elevata cura degli ambienti da parte di Massive Entertainment. Con gli ultimi aggiornamenti il frame rate dovrebbe diventare ancora migliore su PlayStation 4 e stabilizzarsi definitivamente su PlayStation 4 Pro, che comunque gode di ottime performance garantendo una fluidità all’altezza dell’elevata dinamica di gioco. La qualità dell’audio è notevole, con un doppiaggio in italiano coinvolgente e l’utilizzo, ancora una volta, dell’altoparlante integrato nel DualShock 4.

Trofeisticamente parlando: duro come l’acciaio

La grande quantità di contenuti non si presta affatto a un Platino semplice e veloce. Come prevedibile sarà necessario rigiocare le missioni più volte per incrementare la fascia mondo e completarle a livello difficile o superiore. Sarà anche necessario raccogliere le carte collezionabili e avere equipaggiamento alta gamma in tutti gli slot. Per la guida ai trofei completa vi rimandiamo al forum di PlayStationBit.

VERDETTO

Mantenendo le basi ben solide del primo capitolo, The Division 2 è qualcosa di più di un semplice cambio di ambientazione. Washington D.C. si discosta da New York non solo per come si presenta agli occhi dei videogiocatori ma, soprattutto, per la varietà di situazioni che offre rispetto alla grande mela. La sensazione è quella di essere davanti a un titolo completo e zeppo di attività da svolgere sia prima che dopo la storia, inseguendo sempre degli obiettivi ben precisi. Purtroppo non potete aspettarvi granché dalla trama, che funge meramente da contorno, e dal comparto tecnico che cerca di mantenere una solidità fondamentale per il tipo di videogioco sacrificando la qualità grafica. Ma Tom Clancy's The Division 2 è un acquisto obbligato per tutti gli amanti dei looter shooter e, probabilmente, anche il miglior esponente del genere per questa generazione di console.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...

6 Commenti

Comments are closed.