Vengeful Heart – Recensione

Sviluppatore: Salmon Snake, Elmo Mustonen, Hanuli Publisher: Salmon Snake Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 9,99 € Italiano: N/A

Eccezion fatta per le tradizionali storie d’amore, il genere delle visual novel si sta sempre più orientando verso racconti di breve durata che affrontano tematiche particolarmente ostiche e mature, il più delle volte arricchiti da un’estetica caratterizzante. La collaborazione fra Salmon Snake, Elmo Mustonen e Hanuli ha dato vita a Vengeful Heart. SI tratta di una kinetic novel finlandese che si colloca esattamente in questa micro-categoria con l’intento di stupire. Ci è riuscita? Scopritelo nella nostra recensione!

Smoke on the Water

Il concept di Vengeful Heart è la quintessenza della distopia. L’essere umano ha completamente annientato il pianeta Terra rendendolo un luogo non più ospitale per la nostra razza e le falde acquifere sono avvelenate. Interpreteremo Josephine Lace, di professione ingegnere idraulico, che lavora per la celebre ditta Nepthys, detentrice del monopolio privatizzato dell’acqua dell’intera città circondata dal deserto. La donna è estremamente intelligente e caparbia, è segretamente innamorata del proprietario della Nepthys e il suo obiettivo di vita è quello di far carriera all’interno dell’azienda prendendo parte a progetti sempre più importanti.

L’ultimo fra questi prevede la dislocazione di alcuni appartamenti per poter costruire delle tubature necessarie al raccoglimento dell’acqua in un hub centrale di distribuzione. Caso vuole che, all’insaputa di Josephine, il suo appartamento faccia parte di quelli bersagliati. La donna, spronata dalla sua nuova vicina di casa Rani Janis, ex soldatessa dell’esercito, decide di ribellarsi all’imposizione della Nepthys. Consapevole del danno sociale che il suo progetto potrebbe causare, decide d’innalzare una resistenza condominiale sfruttando le sue conoscenze ingegneristiche per ottenere acqua senza usufruire dei servizi della Nepthys.

Il proprietario dell’azienda, irritato dalla situazione, decide di assoldare delle forze armate private con lo scopo di uccidere tutti gli abitanti del condominio. L’accaduto sarà poi insabbiato corrompendo i media e facendo passare l’omicidio di massa come inevitabile in risposta a un attentato terroristico. Nei tafferugli, Josephine viene letteralmente uccisa da un soldato che le spara un colpo al cuore.

Qualche mese più tardi, la protagonista si risveglia dal coma in un letto di ospedale con un chirurgo meccanico che le racconta come lei sia un caso unico di trapianto di cuore cibernetico. Ovviamente, le cure mediche non sono gratuite e il debito che Josephine ha maturato nei mesi di trattamento è talmente alto da obbligarla a lavorare tutta la vita solamente per poterlo ripagare. Josephine si riunirà ben presto a Rani e, collaborando con Norbert (il chirurgo), Bob (il compagno di stanza in ospedale) ed Amy (una giornalista attivista), organizzerà la sua vendetta contro Nepthys per un mondo socialmente più giusto e sano.

Intensità, forza e cinismo

Come si può facilmente dedurre dalla trama, in cui non ci addentreremo ulteriormente, le tematiche affrontate sono tutt’altro che leggere. Tuttavia, la narrazione risulta essere quasi sempre credibile, mantenendo alto il livello di tensione e riuscendo a descrivere con cinismo e freddezza la realtà di una società allo sbando che altro non è se non l’estremizzazione di quella attuale. I personaggi sono ben caratterizzati e vantano un’evoluzione marcata e decisa, mostrando atteggiamenti costantemente coerenti con il loro percorso e la loro identità. La narrazione è densa e incalzante, raramente si concede delle fasi distese e racconta sempre qualcosa di impattante.

La particolarità di Vengeful Heart è la presenza di un narratore onnisciente che inquadra gli scenari e i pensieri di tutti i personaggi in gioco. Si tratta di una scelta piuttosto inusuale che avvicina molto più l’opera a un video-romanzo. Difatti, il videogioco appartiene al sottogenere delle kinetic novel, ossia delle visual novel prive di scelte di dialogo e azioni che possano variare il corso degli eventi. Sarà presente una sola scelta multipla che crea un bivio narrativo alle porte dell’ultimo capitolo e che darà vita ai due finali.

Il racconto scorre bene, piacevole ma tagliente. Non ci siamo mai stancati di leggere e vivere gli eventi che coinvolgevano Josephine e i suoi compagni. Tuttavia, per poter godere di questo racconto, sarà necessario masticare piuttosto bene la lingua inglese, essendo presente un lessico di alto livello e una quantità incalcolabile di modi di dire, alcuni in slang.

Purtroppo, anche Vengeful Heart cade vittima di un errore estremamente comune in questo genere videoludico, ovverosia l’inserimento forzato e decontestualizzato delle romance. Sebbene la storia d’amore sia per larghi tratti messa (giustamente) ai margini, nell’ultimo capitolo diventa inspiegabilmente invasiva e stucchevole. Si tratta, e lo diciamo con convinzione, dell’unico elemento narrativo dissonante che stona con tutto il contesto generando scene grottesche e fastidiose.

Fra passato e futuro

L’ambientazione cyberpunk e semi-apocalittica con cui viene realizzata la città di Vengeful Heart è la cornice di un concept che è sì distopico nella narrazione, ma è assolutamente nostalgico nell’estetica. Con una pixel art in stile PC-98 estremamente curata e dettagliata, una paletta di colori caratterizzante tendente al blu e al marrone, Vengeful Heart regala degli scenari e dei modelli dei personaggi di assoluto spessore. Sebbene si tratti di modelli statici con un quantitativo di espressioni preimpostate decisamente ridotto, sono più che sufficienti a trasmettere le sensazioni dei protagonisti in ogni circostanza.

Sotto il profilo sonoro, dobbiamo annotare due lati della medaglia. Il gioco è del tutto sprovvisto di doppiaggio, mentre gli effetti sonori sono ridotti all’osso e utilizzati solo in circostanze particolari. Di contro, annoveriamo una colonna sonora rigorosamente synthwave di notevole livello. Tracce di durata media molto godibili e differenti fra loro accompagneranno le nostre letture senza essere invadenti e arricchendo l’esperienza in maniera tangibile. Inoltre, possiamo sottolineare una varietà importante in relazione alla longevità del gioco, con ben 31 tracce e un complessivo di quasi due ore di musica.

Vendetta vera, non finirò in galera

Vengeful Heart è, come suggerisce il titolo, una storia che ruota attorno alla vendetta di Josephine nei confronti della Nepthys. Nel maturare, la storia affronta molte altre tematiche (prevalentemente etico-sociali) inserendole idoneamente nel contesto narrativo. Sebbene nessuna di queste venga affrontata in maniera approfondita, ci complimentiamo con gli autori per aver dedicato il giusto tempo a ogni tematica. Inoltre, sorprendentemente, non abbiamo notato alcun buco narrativo (una rarità ai tempi d’oggi). Non mancheranno, invece, delle dissonanze narrative, quale ad esempio la fermezza con cui un gruppo di cinque ragazzi “normali”, per quanto ben organizzati, possano combattere un sistema sanguinario e dalla potenza economica pressoché illimitata.

Vengeful Heart è un’opera narrativa forte, cinica e ricca di contenuti, con personaggi di spessore e una qualità estetico-sonora di alto livello. La brevità del racconto è ben calibrata, rendendo l’esperienza intensa e mai noiosa, al netto di una fretta ingiustificabile con cui viene chiuso l’ultimo capitolo, in cui la presenza ingombrante della romance rompe l’equilibrio. I due finali, conseguenza dell’unica scelta di dialogo presente nel gioco, sono concettualmente opposti, ma si nota come uno dei due sia stato curato maggiormente, facendoci credere che sia “il preferito degli autori”. Il narratore onnisciente ci permette di empatizzare con tutti i personaggi, anche i secondari, rendendo il racconto molto più corposo di quanto non lo sarebbe stato vissuto unicamente dal punto di vista di Josephine.

In sostanza, consigliamo vivamente Vengeful Heart ai navigati del genere che cercano un’esperienza veloce ma forte, invitandoli a non aspettarsi niente di rivoluzionario ma a pretendere qualità di scrittura. I neofiti potrebbero rimanere storditi da un titolo senza sprite animati, privo di doppiaggio e con un linguaggio molto forbito che può rendere complessa la comprensione di alcuni dialoghi. Sebbene la storia sia breve, è piuttosto “pesante”, sia come contenuti che come forma. Sia chiaro, questo è tutt’altro che un difetto, anzi, ma preclude l’opera a una buona fetta di videogiocatori. Uomini avvisati, mezzi salvati.

Trofeisticamente parlando: un battito blu

La lista trofei di Vengeful Heart è straordinariamente ricca e allettante: undici trofei d’oro e un trofeo di Platino. Per mettere le mani sulla coppa blu, sarà sufficiente finire il gioco completando entrambi i finali disponibili. In sostanza, vi basterà creare un salvataggio al momento dell’unica scelta di dialogo disponibile e ricaricare da lì. Facile e veloce.

VERDETTO

Al netto di un finale un po' tirato via e inquinato da una romance forzata e stucchevole, Vengeful Heart è un'opera narrativa molto matura che racconta una lotta sociale attraverso un narratore onnisciente che vi permette di acquisire una visione a 360 gradi sui personaggi in gioco. Il livello narrativo è piuttosto elevato, in particolare per la densità garantita (attenzione però, si richiede una conoscenza dell'inglese di livello intermedio). Arricchiscono l'opera una splendida estetica, musica Synthwave godibile, caratterizzazione dei personaggi molto curata e una longevità bilanciata alla perfezione. In sostanza, se siete appassionati di Visual Novel, Vengeful Heart può regalarvi bei momenti senza rivoluzionare la vostra esperienza; mentre se il genere non vi attira, non sarà questo gioco a farvi cambiare idea. Se, invece, volete avvicinarvi al genere, iniziate con qualcosa di più leggero e semplice.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.