void tRrLM(); //Void Terrarium – Recensione

Sviluppatore: Nippon Ichi Software Publisher: NIS America, Inc. Piattaforma: PS4 Genere: Roguelike Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 24,99 € Italiano:

Anche un videogioco all’apparenza “carino e coccoloso” può nascondere un lato oscuro, tematiche mature. Questo è void tRrLM(); //Void Terrarium, dai creatori di htoL#NiQ: The Firefly Diary e A Rose in the Twilight, un gioco dal titolo stravagante che propone ai giocatori una visione dell’umanità filtrata da un robot.

void tRrLM(); //Void Terrarium

Il mondo dall’interno dello schermo

Un mortale fungo e le sue spore tossiche hanno contaminato la superficie del pianeta, condannando l’intera umanità all’estinzione. In una discarica non raggiunta dalle spore del fungo, chiamata Terrarium, si riaccende un piccolo robot senza memoria. Ma non è solo: al suo risveglio trova una misteriosa ragazzina e un grande computer chiamato factoryAI, lasciati al loro destino senza che nessuno dei due possa neppure accorgersi dell’altro, nonostante i pochi centimetri che li separano. Alla vista di Toriko, la ragazzina infetta e bisognosa di cibo e cure mediche, nonché ultimo essere umano rimasto sulla faccia della Terra, le due macchine decidono di dare all’umanità un’ultima chance di sopravvivenza, e per fare ciò il piccolo protagonista dovrà vagare per le aree desolate alla ricerca di oggetti da riportare al Terrarium, in modo da tenerla in salute e creare per lei un vero e proprio habitat.

Il forte desiderio di proteggerla, curarla e tenerla in salute è la chiave di Void Terrarium. Nonostante i forti aspetti caricaturali, il gioco è colmo di dialoghi profondi, riflessioni, ripensamenti e morali; è spiazzante trovare questi elementi narrativi in un titolo all’apparenza tanto semplice. Narrativamente non c’è altro, il singolo contesto basta e avanza a raccontare la crescita dell’umanità nonostante essa stessa si sia estinta.

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rpgOS: boot

Mentre le sezioni narrative si svolgono in un delizioso ambiente 2D, il gameplay cambia sistema. Le fasi di gioco si strutturano in ambienti aperti con visuale dall’alto, in stile dungeon crawler, con elementi roguelike, rafforzati da una splendente componente RPG. Con fare più “digitalizzato” rispetto alla fase dedicata allo storytelling, dallo stile artistico che ricorda Digimon, muoveremo il nostro robottino su caselle, anche in diagonale, ma con la costante del turno passato a ogni movimento. Il gioco non è, infatti, un RPG in tempo reale; i nemici si muovono rispettando i turni, e quindi a seconda delle nostre tempistiche e dei nostri movimenti. Qui, tuttavia, entra in gioco un timer invisibile, rappresentato dalla barra dell’energia del robottino, contrapposta a quella della salute. La barra gialla dell’energia si scarica di qualche punto a seguito di alcuni movimenti, come muoversi o attaccare, e allo stesso tempo sostituisce i classici punti magia. Solo con i punti energia il giocatore potrà eseguire le numerose abilità messe a disposizione, tra un attacco più potente del normale per chiudere subito i giochi o skill per attaccare a distanza, in gruppo o in ritirata. La varietà di certo non manca, eppure bisogna saper dosare alla perfezione l’energia che serve per portare a termine una missione e quella necessaria a non tirare le cuoia.

Tantissimi sono gli status benevoli e malevoli a cui il giocatore è sottoposto, passando dal recupero aumentato di HP a ogni turno fino ad arrivare a status di corrosione o di glitch, dove il robottino andrà in confusione e non risponderà più ai comandi. Ottenendo punti esperienza, il nostro robottino avanzerà di livello e al giocatore è richiesta la scelta su quale dei due bonus proposti sbloccare, tra parametri aumentati (più vita, attacco o difesa, o ancora più chance di schivare colpi o di assestarne di critici) e uno sblocco di abilità attive. Ma c’è un però. Al contrario di un classico gioco di ruolo, la progressione del protagonista in Void Terrarium è solo temporanea. Tutti i level up, statistiche aumentate e abilità sbloccate vanno a resettarsi al momento del nostro ritorno al Terrarium, che sia per game over o per completamento dei dieci strati di ogni livello. Gli unici parametri fissi dipendono dall’equipaggiamento di abilità permanenti, sbloccate solo nelle fasi avanzate del gioco, e dal crafting, che dona a ogni oggetto creato un piccolo bonus.

Survival hunt mode: on

A cosa serve il crafting in un gioco del genere, dove tutto viene perduto alla fine di un livello? Domanda legittima, infatti non serve al protagonista, bensì a Toriko. La missione non scritta né programmata di Robbie e di factoryAI è quella di proteggere la ragazzina dalle spore velenose e al tempo stesso prendersene cura, portandole da mangiare o costruendole oggetti e ripararne altri per renderle la vita meno avversa, come un letto o un filtro per l’aria esterna.

Grazie alle informazioni trovate da factoryAI, infatti, ci recheremo in luoghi più o meno diversi a caccia di cibo, materiali per creare oggetti o, all’evenienza, estratti e antibiotici per creare vaccini e medicine per curare infezioni dovute al fungo, che, se trascurate, immobilizzeranno o trasformeranno Toriko in una palla di pus. E’ dunque cosa buona e giusta “seguire” i tempi della salute di Toriko – analizzata dal dispositivo Pet Nanny, una sorta di Tamagotchi con protagonista un umano – e non spingersi troppo in profondità. Quando necessario, sarà possibile autodistruggersi e tornare al Terrarium per dare alla ragazzina le cure di cui ha bisogno (alle volte anche solo per pulirle la casa).

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Probabilmente la parte meno curata dell’intera esperienza sta nell’esplorazione degli ambienti, generati casualmente insieme allo spawn dei nemici. Non si sa bene il perché, ma l’intera superficie terrestre è abitata da animali contaminati e aggressivi e da macchine sorveglianti. Il paradosso è che entrambi i tipi di nemici riescono a coesistere, facendo addirittura fronte comune contro il protagonista, anche se questo è appartenente alla seconda “specie”. Per quanto, invece, riguarda l’esplorazione, nonostante questa sia sicuramente piacevole grazie alla struttura da metroidvania con visuale dall’alto (da fan sfegatato del genere quale sono), abbiamo trovato la struttura dei layer, gli strati di un livello, banale e ripetitiva in molteplici occasioni. Lunghi, lunghissimi corridoi ci separano da una stanza squadrata e dai punti d’interesse marchiati sulla mappa, tra cui il portale per il trasferimento al prossimo layer, nemici, oggetti a terra e le fastidiose trappole, queste ultime sbilanciate e frustranti data la completa casualità della casella in cui sono nascoste e dei suoi effetti.

La loro struttura è scialba e l’esplorazione minuziosa, anziché premiata, risulta controproducente. Le batterie si scaricano in fretta, e in mancanza di oggetti curativi non vale la pena rischiare di addentrarsi nel dungeon, ma è consigliato puntare al portale, sgraffignare l’oggetto che serve nel layer prestabilito e filarsela al Terrarium, così da non sprecare energie e non far attendere Toriko che, altrimenti, in caso di malessere continuo, ci obbligherà a partecipare a una quest “di riparazione”.

void tRrLM(); //Void Terrarium

Errore di sistema: driver audio e video non aggiornati all’ultima versione disponibile

La storia accoglie i giocatori con un delizioso stile artistico in 2D, sulla falsariga di Child of Light e simili, eppure le parti giocate non sono esattamente una gioia per gli occhi. Un comparto grafico troppo semplice e non minimalista fa emergere un livello di dettaglio datato, trascurato e a tratti impacciato.

Il level design risulta ripetitivo anche negli aspetti grafici e il character design, a parte gli ovvi protagonisti delle vicende, è trasandato: i nemici robotici sono semplici e senza un briciolo di carisma. Un piccolo sforzo si percepisce solo in alcuni animali contaminati, come i cinghiali, e nei robot più grandi. Per quanto riguarda il sonoro, tolto il tema principale del Terrarium, che ben dà l’idea del contesto tragico in cui ci si trova, nessuna soundtrack né i suoni ambientali riescono a fare la loro parte e aiutarci a immedesimarci. Non bocciato, solo rimandato: si poteva fare di meglio.

Trofeisticamente parlando: da tenero a spietato

Fortunatamente, a parte per i nomi improponibili delle singole coppe, il set di trofei di void tRrLM(); //Void Terrarium non farà andare in tilt i cacciatori delle coppe virtuali PlayStation. Per ottenere tutti i trofei e il gustoso Platino, bisognerà finire il gioco uccidendo almeno mille nemici, uno per ogni tipo, trovare un certo numero di abilità sparse per i level-up e, a proposito di esperienza, arrivare in una singola spedizione al livello 50. Un Platino facile e al tempo stesso appassionante, perfetto per rappresentare l’intera essenza del gioco di Nippon Ichi Software.

VERDETTO

void tRrLM(); //Void Terrarium è un gioco particolare, e lo si capisce già dal nome, capace di insegnare una morale profonda e immergerci in un mondo distopico e spaventoso pur facendoci vestire i panni di un tenero robottino. La crescita dei personaggi è palpabile, i dialoghi sono certosini e la narrazione è fluida. Un gameplay assuefacente viene però accompagnato da un'esplorazione dimenticabile e una varietà di ambienti e nemici non proprio esaltante. Se siete appassionati di questo genere di RPG, tuttavia, non lasciatevelo sfuggire.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.

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