Wolfenstein: The Old Blood – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Bethesda Developer: MachineGames
Piattaforma: PS4 Genere: FPS Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 19,99 €

Wolfenstein: The New Order è certamente stato uno dei titoli che, fino ad ora, ho maggiormente apprezzato, su PlayStation 4, nonostante il titolo sia disponibile anche su PlayStation 3, e senza troppe differenze. Il fatto che a dirlo, sia uno che gli FPS sia capace di goderseli proprio poco, dovrebbe essere ulteriore garanzia di qualità, per la produzione Bethesda. Un gameplay solido e versatile, l’assenza di una modalità online (avete letto bene, stiamo parlando di uno sparatutto in persona, senza multiplayer in rete, nel 2015) a favore di una profonda e longeva campagna offline e, soprattutto, William “B.J.” Blazkowicz, furono dardi impregnati di passione videoludica che mi colpirono al cuore. Forse per “anticipare” l’annuncio di Wolfenstein: The New Order 2 all’E3 2O15, è stato da poco rilasciato sul PlayStation Store Wolfenstein: The Old Blood, prequel stand-alone di The New Order. E la sostanza, per quanto simile, non è poi così identica.

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Primo tempo: Rudi Jäger e la tana dei lupi

Siamo nel marzo del 1946, qualche tempo prima delle peripezie viste in Wolfenstein: The New Order, e non facciamo in tempo a prendere confidenza con i comandi che ci troviamo davanti un’icona senza tempo: il mitico Castello Wolfenstein, che da il nome a tutta la saga. Il nostro compito è quello di infiltrarci senza farci scoprire (cosa che puntualmente succederà, altrimenti di cosa staremmo parlando?) per rubare le coordinate del complesso del generale Wilhelm “Deathshead” Strasse, principale antagonista di The New Order.
La prima parte dell’espansione, che vede Blazkowicz prima catturato e poi intento a scappare da Castello Wolfenstein, copre i primi quattro capitoli, durante i quali dovrete vedervela con Rudi Jäger, temibile ma non troppo carismatica guardia delle prigioni nazista, accompagnato dalla cagna (nel senso di un quadrupede, proprio) Greta. Da subito possiamo notare una differenza che “distacca” in maniera piuttosto marcata l’espansione dal titolo originale, ossia la componente cinematografica. In The New Order spesso ci siamo abbandonati, insieme al chiaroscurale protagonista, a pensieri malinconici ma speranzosi, sopiti ma vivi, annientanti ma luminosi. Tutto questo, in The Old Blood, non c’è: le cut-scene sono ridotte all’osso e spesso si limitano a segnalare l’inizio di un capitolo (otto, in tutto) e la fine di un altro, con buona pace anche dei virtuosistici movimenti di camera che avevano caratterizzato le sequenze video del capitolo originale. E’ difficile, in ogni caso, vedere la cosa come una colpa o un demerito in senso stretto: i MachineGames, infatti, sembrano avere scelto questa via deliberatamente, al fine di rendere più immediata l’intera espansione e forse avvicinarla, in parte, ai “vecchi” Wolfenstein.

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Per il resto, il gameplay è rimasto invariato rispetto a The New Order. Fasi di shooting più o meno strategiche, rese profonde dalla possibilità di utilizzare ripari e da un buon quantitativo e varietà di armi, si alternano a sezioni stealth in cui l’obiettivo primario sarà quello di individuare i generali nazisti, e farli fuori ond’evitare che chiamino rinforzi: ma anche in questa espansione, lo stealth risulta essere l’anello debole della catena, principalmente per un’intelligenza artificiale piuttosto scadente dei dannati crucchi. Non solo di pallottole e nascondigli campa il nostro B.J. comunque, visto che in ogni singolo livello, ad esempio, è presente un buon numero di collezionabili, in modo tale da incentivare l’esplorazione; delle citazioni di alcuni tra i brand Bethesda di maggior prestigio, come Doom o Skyrim; una serie di “incubi”, questi uno e uno solamente per ogni capitolo, che ci faranno piombare in livelli graficamente analoghi al capostipite della serie. Ce n’è per tutti i gusti, ne converrete, con somma gioia degli amanti delle seconde run.

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Secondo tempo: Gli oscuri segreti di Helga Von Schabbs

Terminato il quarto capitolo, e fuggito da Castello Wolfenstein, le cose, per Blazkowicz, così come per i videogiocatori, cambieranno piuttosto rapidamente. La location sarà infatti quella della cittadina di Wulfburg, una piccolo centro abitato in cui B.J. dovrà affrontare la “padrona”, in un certo senso, di Rudi, ossia la folle archeologa Helga Von Schabbs, alla ricerca di un potente manufatto in grado di scatenare un antico e oscuro potere sovrannaturale. Senza addentrarci troppo nella trama, che si assesta sui livelli “leggeri” della prima parte, ma senza scadere in spoiler visto che quanto sto per scrivere è ben evidente nel trailer di lancio, ben presto verrete a contatto con degli zombie nazisti, proprio come succede nel Call of Duty di Activision. In questa terribile mutazione risiede l’effetto dell’oscuro potere del manufatto.

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Nuovi nemici significa nuovo approccio, considerato che, come potete immaginare, la strategia andrà a farsi benedire, prediligendo l’azione dura e pura: ecco dunque che uno dei nuovi elementi di gameplay di The Old Blood, un portentoso tubo metallico, assumerà maggiore importanza. Oltre a permettervi di scalare apposite pareti dividendolo in due parti, infatti, il suddetto tubo si rivela sensazionale nello spaccare cervelli ai nazisti non-morti. Qualora desideriate qualcosa di più corposo, non abbiate timore, MachineGames e Bethesda hanno pensato anche a voi: verso la fine, potrete utilizzare un enorme robot fondamentale per debellare il “mostro” del nazismo, in qualsiasi forma esso si manifesti.
Come nel caso di The New Order, anche The Old Blood non presenta alcuna modalità pensata per il multiplayer online. In ogni caso, una gradita aggiunta del tutto inedita sono una serie di sfide con leaderboard online, in cui più nazisti ucciderete, specie realizzando combo o headshot, più punti farete. Si tratta di un ulteriore elemento che porta il fattore longevità a buonissimi livelli, anche considerando che già presa singolarmente gli otto capitoli della modalità principale non vi porteranno vià meno di 6 ore, a difficoltà normale.
Di notevole qualità sono anche grafica e sonoro, che si attestano sui livelli di The New Order: magari dopo avere visto The Order 1886, Driveclub e Bloodborne il videogiocatore medio non è più così pronto a stupirsi, ma si tratta di una valutazione da fare specie considerando i titoli che si possono trovare nella fascia di prezzo dei venti euro.

VERDETTO

Wolfenstein: The Old Blood si mantiene sui livelli del titolo originale offrendo un gameplay soddisfacente e versatile, una modalità offline profonda anche se meno caratterizzata sotto il profilo narrativo e tante attività da svolgere anche dopo avere terminato il gioco, rivolte principalmente ai collezionisti e agli amanti delle sfide. Alcune aggiunte interessanti e un prezzo ultracompetitivo obbligheranno all'acquisto chi aveva apprezzato, un annetto fa, le peripezie di William "B.J." Blazkowicz, così come incuriosiranno chi non l'avesse fatto. Peccato solo per il persistere della demenza artificiale nelle sezioni stealth...

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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