Sviluppatore: Toybox Publisher: PQube Piattaforma: PS4 Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 39.99 €
Dopo aver accumulato esperienza con numerose visual novel di ottima fattura, Arc System Works e Toybox provano a coinvolgere i videogiocatori con una storia che mischia amicizia, amore ed elementi oscuri e tenebrosi. Ecco a voi la recensione dell’interessante World End Syndrome.

La fine del mondo
Quello delle visual novel è ormai un genere sempre più radicato nell’universo PlayStation, nonostante queste due parole scatenino reazioni contrastanti . Molti infatti ritengono queste produzioni “non giochi”, dato che di fatto verrà richiesto solo di leggere e scegliere tra opzioni multiple. Un sempre più vasto numero di utenti invece ha imparato ad apprezzare lo stile che contraddistingue queste opere, fatte d’intrecci amorosi ma arricchite molto spesso da un elemento di mistero che rende la narrazione cupa e per certi versi più matura.
Questa descrizione calza a pennello con World End Syndorme, in cui saremo chiamati a interpretare un giovane diciassettenne che, complice la morte improvvisa e drammatica della sorella maggiore, dovrà trasferirsi nella ridente cittadina di Mihate e fare la conoscenza di una serie di personaggi più o meno carismatici che lo trascineranno in una grande avventura ricca di tensione e pathos. Senza svelare troppo della trama, possiamo dire che World End Syndrome rispecchia i canoni classici delle visual novel, offrendo una serie di personaggi con cui relazionarsi e una città, Mihate, appunto, da esplorare sia di giorno che di notte.

Di che scuola sei?
Le ambientazioni principali di World End Syndrome, che presenta il classico stile grafico con disegni realizzati a mano su fondali statici, sono la città, la casa del protagonista e la scuola. Ogni personaggio è caratterizzato in maniera ottima, oltre che dotato di un doppiaggio (solo in giapponese) che ne arricchirà la personalità e permetterà di affezionarsi maggiormente all’uno o all’altro studente.
Le illustrazioni realizzate da Yuki Kato, artista che ha usato il suo talento anche per i personaggi del picchiaduro Blazblue, sono un altro motivo che spingerà a trovare i propri personaggi preferiti. Nonostante i numerosi stereotipi, tra cui la grande e immancabile prosperosità delle donne, nessuno sembrerà mai fuori luogo o esagerato nei suoi comportamenti e nello stile, altro punto a favore di un videogioco che punta a impressionare soprattutto con la storia ma che non disdegna qualche piccola raffinatezza, come le ombreggiature per accentuare i personaggi o gli effetti di movimento sui fondali, per colpire anche l’occhio e dare dinamicità a scene altrimenti statiche.