Dopo aver accumulato esperienza con numerose visual novel di ottima fattura, Arc System Works e Toybox provano a coinvolgere i videogiocatori con una storia che mischia amicizia, amore ed elementi oscuri e tenebrosi. Ecco a voi la recensione dell’interessante World End Syndrome.
La fine del mondo
Quello delle visual novel è ormai un genere sempre più radicato nell’universo PlayStation, nonostante queste due parole scatenino reazioni contrastanti . Molti infatti ritengono queste produzioni “non giochi”, dato che di fatto verrà richiesto solo di leggere e scegliere tra opzioni multiple. Un sempre più vasto numero di utenti invece ha imparato ad apprezzare lo stile che contraddistingue queste opere, fatte d’intrecci amorosi ma arricchite molto spesso da un elemento di mistero che rende la narrazione cupa e per certi versi più matura.
Questa descrizione calza a pennello con World End Syndorme, in cui saremo chiamati a interpretare un giovane diciassettenne che, complice la morte improvvisa e drammatica della sorella maggiore, dovrà trasferirsi nella ridente cittadina di Mihate e fare la conoscenza di una serie di personaggi più o meno carismatici che lo trascineranno in una grande avventura ricca di tensione e pathos. Senza svelare troppo della trama, possiamo dire che World End Syndrome rispecchia i canoni classici delle visual novel, offrendo una serie di personaggi con cui relazionarsi e una città, Mihate, appunto, da esplorare sia di giorno che di notte.
Di che scuola sei?
Le ambientazioni principali di World End Syndrome, che presenta il classico stile grafico con disegni realizzati a mano su fondali statici, sono la città, la casa del protagonista e la scuola. Ogni personaggio è caratterizzato in maniera ottima, oltre che dotato di un doppiaggio (solo in giapponese) che ne arricchirà la personalità e permetterà di affezionarsi maggiormente all’uno o all’altro studente.
Le illustrazioni realizzate da Yuki Kato, artista che ha usato il suo talento anche per i personaggi del picchiaduro Blazblue, sono un altro motivo che spingerà a trovare i propri personaggi preferiti. Nonostante i numerosi stereotipi, tra cui la grande e immancabile prosperosità delle donne, nessuno sembrerà mai fuori luogo o esagerato nei suoi comportamenti e nello stile, altro punto a favore di un videogioco che punta a impressionare soprattutto con la storia ma che non disdegna qualche piccola raffinatezza, come le ombreggiature per accentuare i personaggi o gli effetti di movimento sui fondali, per colpire anche l’occhio e dare dinamicità a scene altrimenti statiche.
La paura fa novanta
In tutto il suo sfarzo, World End Syndrome non ha ancora mostrato il suo lato oscuro. Uno degli amici del protagonista, Kensuke Asagi, lo spinge infatti a iscriversi al Mystery Club della scuola per fuggire dalla noia e dalla monotonia di Mihate. Si viene così a conoscenza della leggenda di Yomibito, uno spirito dei morti in grado di risvegliarsi una volta ogni cento anni per eliminare quante più persone possibile. Proprio sul più bello, ossia quando la trama inizia a entrare nel vivo, accade però una cosa inaspettata: si viene travolti dal primo dei numerosi finali (decisamente non positivo).
Da questo momento in poi inizierà la vera avventura, dato che sarà possibile esplorare la città e far sì che le scelte fatte contino davvero, così da trovare una risposta alle domande che avvolgono la leggenda di Yomibito e nel frattempo instaurare una relazione con i personaggi. Questo elemento avrà il pregio di non rendere mai l’atmosfera esageratamente opprimente, proprio come dovrebbe essere in qualsiasi visual novel, grazie all’abilità di Toybox di mischiare amore e horror.
Francamente, me ne infischio
Le ragazze con cui potremo avere una romance sono cinque in totale, ognuna collegata a un diverso finale. Le scelte fatte influiranno sulla possibilità o meno di coltivare alcuni rapporti; un’aura colorata, elemento atipico e raffinato del gameplay, permetterà di tenere traccia del nostro orientamento verso un determinato personaggio, così da poter fare le scelte più consone.
Maimi e Miu, rispettivamente la cugina del protagonista e una ragazza timida e scontrosa, sono le prime con cui sarà possibile relazionarsi, seguite poi dall’impacciata Hanako, dalla ricca Saya e infine da Yukino, la ragazza più tentatrice del gruppo e probabilmente più attraente per un pubblico maschile. I momenti romantici si alterneranno con quelli drammatici, in un’altalena di emozioni perfetta per tenere i videogiocatori incollati allo schermo per le venti ore circa di longevità di una storia che ha il pregio di lasciare davvero qualcosa agli appassionati di visual novel, supportata anche al meglio da una colonna sonora di qualità.
Trofeisticamente parlando: letture impegnate
La lista trofei di World End Syndrome è composta da un numero esiguo di coppe: solo ventitré, anche se tra queste si cela un succulento Platino ottenibile senza alcuno sforzo. Trattandosi di una visual novel sarà infatti sufficiente esplorare i percorsi e guardare tutti i finali del gioco per completare la lista.