WWE 2K Battlegrounds – Recensione

Sviluppatore: Saber Interactive Publisher: 2K Games Piattaforma: PS4 Genere: Arcade Giocatori: 1-4 (Online: 2-8) PEGI: 12 Prezzo: 39,99 € Italiano:

Tentativo impavido ma necessario quello di spezzare la routine dei classici WWE 2K annuali a favore di un episodio slegato, per così dire, che cerca di creare una propria identità pur essendo palesemente un rimpiazzo, un cerotto sulla ferita. Come avevo profetizzato nel mio speciale all’uscita del fallimentare WWE 2K20, Take-Two e l’azienda californiana hanno deciso di prendersi una pausa dal wrestling duro, puro e quotidiano. Considerato l’incredibile disastro mediatico che è stato lo scorso capitolo – vicenda arrivata alle orecchie anche di chi di wrestling non ne aveva mai sentito parlare prima – quale medicina poteva funzionare meglio dell’arcade scanzonato? Anche se a livelli di humour e deformed esagerato, ben diverso dal wrestling entertainment come inteso in WWE SmackDown! Here Comes the Pain e WWE All Stars, con WWE 2K Battlegrounds si torna, appunto, nel campo di battaglia dell’arcade brawler classico, calcando sulle peculiarità già viste nella serie gemella NBA 2K Playgrounds.

Lo dico chiaro e tondo. Pur avendo calorosamente apprezzato gli ultimi videogiochi di wrestling (escluso, ovviamente, 2K20), per WWE 2K Battlegrounds non ho avuto aspettative chissà quanto alte fin dal trailer di annuncio, che sì, mi ha divertito e intrigato, ma ai miei occhi è stato un palese tentativo di mettere una pezza a una situazione disastrosa. Ma la tentazione è forte e i presupposti sembrano buoni, per questo ho comunque deciso di salire su questo ring nuovo di zecca. Sarà riuscito l’esperimento a risollevare un po’ gli animi dei fan e a non far rimpiangere un nuovo tentativo “serio” con WWE 2K21?

WWE 2K Battlegrounds

Come bestie in gabbia

WWE 2K Battlegrounds presenta una modalità Campagna ricca di incontri e di contenuti inediti. Per tutta la sua durata, controlleremo sette wrestler promettenti di fantasia, incontrati per strada dal manager Paul Heyman e dal leggendario Stone Cold Steve Austin. Queste superstar fanno parte di un programma del talentuoso avvocato, un marchio mai visto prima nella storia della WWE chiamato Battleground, che, per l’appunto, si preoccupa di reclutare giovani talenti provenienti da tutto il mondo e farli combattere contro le superstar più affermate della federazione in ring improvvisati, da arene urbane a vere e proprie paludi, senza curarsi di infrangere regole decise da chissà chi e con il solo scopo di menare le mani. Una nuova attitude era, come la chiama Stone Cold.

La storia, naturalmente, non brilla per originalità; per quanto la struttura degli eventi sia anche costruita piuttosto bene, i protagonisti non riescono a risultare accattivanti neppure per un secondo, che sia per i ring attire improponibili o per una caratterizzazione del personaggio o della sua gimmick facilmente trascurabile. Ma, del resto, quanto può importarci di come sia una storia in un videogioco in cui le si danno di santa ragione all’avversario senza troppi complimenti? Per questo, la stessa campagna rifiuta di prendersi sul serio e tende a esasperare i concetti e i lottatori stessi della federazione, obiettivo già raggiunto con gli ingressi di tutti i lottatori sul ring, scaricati fuori dall’arena e chiusi in una cassa malandata.

I personaggi e le ambientazioni nelle “cutscene” sono parte di un fumetto americano, disegnati, in realtà, davvero bene, ma lo sforzo lo si trova esclusivamente in quest’ambito; i dialoghi sono difficili da prendere sul serio, ma se non altro ci si può consolare con gli ingressi strampalati degli atleti, come Baron Corbin per metropolitana o Bobby Roode con un monster truck. Nota dolente la riserviamo all’editing in lingua italiana: la sistemazione dei baloon negli intermezzi è realizzata visibilmente con mezzi di fortuna, raramente centrata negli spazi e dalla qualità visiva del font sgranato. Anche se si tratta di un tipo di gioco parallelo e non troppo di rilievo, è giusto menzionare Battlegrounds, una modalità speciale in cui creeremo il nostro wrestler e, a suon di incontri prestabiliti, lo lasceremo crescere sbloccando potenziamenti e power-up. Una modalità carina e certamente non malvagia.

WWE 2K Battlegrounds

Welcome to Suplex City

Il gameplay di WWE 2K Battlegrounds è semplice, intuitivo e immediato; il mix perfetto per un brawler, che funziona alla grande. Anche se il videogioco lo propone fin dalle prime battute, non ci sarebbe neppure bisogno del tutorial. Quadrato e Triangolo comandano rispettivamente pugni e calci, Cerchio per l’Irish Whip e X per le classiche prese, queste con diverse varianti a seconda del wrestler. Esse, insieme alle prese più potenti effettuabili con L2 più una delle direzioni richieste per l’analogico destro, sono le nozioni essenziali per cominciare a combattere. Torna, anche se in modo meno marcato, la possibilità di eseguire contrattacchi limitati in base all’energia di cui si dispone, meccanica di WWE 2K19 e 2K20 che abbiamo trovato al tempo intelligente ma mal gestita. In WWE 2K Battlegrounds questa ottiene finalmente la gloria di cui aveva bisogno: ogni colpo, che sia assestato o ricevuto, insieme all’esecuzione di un insulto, contribuirà a riempire la barra di Rabbia, un grosso cerchio posto proprio sotto i piedi della nostra superstar. Una volta piena, premendo insieme i tasti L2 e R2, eseguiremo le fantastiche finisher, già deliziose a vedersi nella realtà, ancor più belle grazie all’esagerazione di Battlegrounds, capace di trasformare una Styles Clash in un doppio salto mortale prima di uno schianto violento contro la pedana del ring o di rendere più letale e immediata l’iconica Five Knuckle Shuffle di John Cena.

Impossibile non tirare fuori una sonora risata quando pescheremo dal fondo del ring una motocicletta o un martellino giocattolo come armi utilizzabili, o ancora quando getteremo senza troppi complimenti il nostro avversario tra le fauci di un coccodrillo, magari lanciando loro contro un barile esplosivo. Classica storia alla WWE, insomma. E proprio per tornare alle origini, Saber Interactive ha optato per un ritorno, apprezzato, al button mashing di L2 e R2 per liberarsi dagli schienamenti e dalle sottomissioni e per tasti a caso tra i principali per contrattaccare una presa, comando ora non più prevedibile come in passato. Spettacolo a vedersi e dannatamente divertente, di sicuro, tuttavia è difficile non notare le molteplici lacune tecniche.

Prima fra tutte una particolare lentezza nei movimenti, paradossalmente, che sembrano rispondere con qualche secondo di ritardo, ma non scherzano neppure l’intelligenza artificiale deficitaria e una generale imprecisione delle prese, specie se l’avversario è a terra. Ancora non ci spieghiamo, inoltre, come mai alcuni lottatori non abbiano le loro finisher; manca una certa 619 a Rey Mysterio o la Figure 8 Leg Lock di Charlotte Flair, tecniche iconiche di questi personaggi e del mondo del wrestling in generale.

Clash of Bugs

Le tipologie di match, purtroppo, non sono tante. Ci si limita al classico one on one, seguito dai tag team match, dai triple threat e dai fatal 4-way, con le “varianti” trasformate in Steel Cage (con la divertente aggiunta di dover collezionare borse piene di soldi prima di poter fuggire dalla gabbia), Gauntlet e Royal Rumble. Ci aspettavamo qualche tipologia più bizzarra e che ben si sarebbe sposata con la natura di WWE 2K Battlegrounds, come l’Hell in a Cell o la Elimination Chamber, invece assenti.

WWE 2K Battlegrounds

Fa però il suo trionfale ingresso la modalità King of the Battlegrounds, una sorta di Royal Rumble perpetua e online in cui il videogiocatore, senza alcun numero, entra sul ring e ha il solo scopo di buttare fuori tutti gli avversari. Si tratta di un incontro maledettamente punitivo, ma incredibilmente soddisfacente da vincere. Una sudata così non la si vedeva dalla frustrante Torre 2K da un milione di dollari di 2K19. Non da sottovalutare anche i tornei a tempo, al momento della stesura disponibili in formato classico, Steel Cage e femminile, che consistono in una serie di match online da vincere consecutivamente. Tuttavia, WWE 2K Battlegrounds soffre di frame rate ballerino e glitch grafici legati a prese e tuffi dal paletto, almeno in incontri che prevedono la presenza di più di due wrestler, e di poca varietà delle mosse, palese a lungo andare. Gli stili dei personaggi, che siano All-Rounder, High Flyer, Technician, Brawler o Powerhouse, poco impattano sulla varietà.

Ma i tanti bug riscontrati e il roster iniziale veramente scarno fanno pensare a un videogioco incompleto, tante saranno le spese che i videogiocatori dovranno affrontare per sbloccare tutti i personaggi e le loro skin, queste ottenibili solo in un negozio con refresh a tempo e troppo costose. Vengono in soccorso i Golden Buck, valuta acquistabile con denaro vero che velocizza esponenzialmente l’ottenimento di tutto il roster. Ma per fortuna è tutto sbloccabile giocando, le microtransazioni non sono mai aggressive.

WWE 2K Battlegrounds

That’s such good shit!

Se la colonna sonora è da considerare inattaccabile tant’è esplosiva e azzeccata, è invece il comparto grafico a essere troppo strano per passare inosservato. A primo impatto, più che simpatici, i modelli dei personaggi risultano terrificanti tanto sono deformed, senza contare che alcuni wrestler stentano a ricordare le controparti reali, Randy Orton su tutti. Di scarsa qualità anche le animazioni, ridondanti. Così come il roster iniziale, questo addirittura composto da atleti non più sotto contratto con la WWE, come Brock Lesnar (eh già!) ed Erick Rowan. Anche le arene sono pochissime. Poche, ma buone, quantomeno.

Dopo l’ottimo editor degli scorsi capitoli, ci saremmo aspettati qualcosa di un po’ più elaborato per WWE 2K Battlegrounds per quanto riguarda la creazione del personaggio, cosa che invece si riduce a un riciclo di asset e modelli (pochi). Non si può dire lo stesso dell’editor dell’arena, invece, in cui si nota un certo impegno. Ci viene data la possibilità di scegliere colore e materiale del tappeto, sia interno che esterno, oltre che delle singole corde, fino ad arrivare al tipo di pubblico.

Trofeisticamente parlando: 24/7 Champion

Prendere tutti i trofei di WWE 2K Battlegrounds ha purtroppo lo stesso valore del titolo 24/7. Per la prima volta, in un videogioco targato WWE il Platino è assente. Per ottenere i soli tredici trofei che compongono il set, basterà essenzialmente completare la modalità Campagna e dilettarsi in qualche Gauntlet o Royal Rumble, in quest’ultimo caso per vincerne una a trenta uomini a difficoltà media o superiore. Nessun trofeo online, questa volta.

VERDETTO

WWE 2K Battlegrounds è sicuramente un bel passo avanti rispetto al disastro dello scorso anno. La semplicità, l'esagerazione e l'ignoranza - in senso buono - hanno contribuito a voltare pagina. Divertente da morire e immediato nel gameplay, che però soffre di alcune lacune poco trascurabili, come una certa lentezza e imprecisione nei movimenti e nelle prese. E' tuttavia un titolo ancora incompleto, con poche modalità e altrettanti personaggi giocabili, ma ha le carte in regola per crescere e diventare imperdibile. Un sette sulla fiducia.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.