Uno dei primi videogiochi ufficialmente commercializzato da Atari fu Pong, pubblicato nel lontano 1972. Il suo scopo era quello d’intrattenere i giocatori senza le pretese di raccontare una storia complessa o stupire con colpi di scena. Il frenetico XenoRaptor di Stage Clear Studios ricalca in parte le orme di questo classico, rifuggendo trame complesse per puntare tutto sul divertimento e sull’azione.
Il futuro è nello spazio
Ovviamente da quel 1972 ne è passata di acqua sotto i ponti. I videogiochi hanno subito un’incredibile evoluzione e ad Atari si sono affiancati tantissimi produttori di grandi e piccole dimensioni che, salvo casi sporadici, rifuggono la semplicità vista in Pong per offrire agli appassionati esperienze sempre diverse. XenoRaptor eredita dal tennis virtuale tanti fattori, ma prova a calare i videogiocatori in una sorta di trama che fa da rampa di lancio per il gioco senza però mai diventare profonda o complicata. Il protagonista è un non meglio precisato pilota che si mette ai comandi di una navetta draconica, lo XenoRaptor del titolo, pronto a combattere truppe galattiche e a regnare incontrastato nello spazio.
Non ci saranno però evoluzioni nella narrazione, dato che il gioco sarà semplicemente un susseguirsi di ondate di avversari su vari pianeti del sistema solare. Un po’ di rammarico in questo senso filtra fin da subito, perché anche una descrizione sommaria degli avvenimenti per contestualizzare la nostra carneficina e dare sostanza alla campagna sarebbero stati decisamente apprezzati. Detto della trama pressoché inesistente, decidiamo quindi di metterci seduti comodi sulla nostra navetta-drago e d’iniziare a distruggere nemici a suon di armi in questo dinamico bullet hell.
Spara, ricarica, spara
A inizio recensione non abbiamo citato a casa Atari. XenoRaptor richiama lo stile di Asteroids, un titolo pubblicato nel 1979, e va a pescare in opere più recenti come Geometry Wars. La navetta è dotata di due armi principali dotate di munizioni infinite e di una speciale, da utilizzare con parsimonia ma in grado di cambiare le sorti di uno scontro. Anche le armi base avranno una limitazione, rappresentata da una barra di surriscaldamento riempita la quale sarà necessario attendere qualche secondo per tornare a fare fuoco.
Nessun comando complicato da utilizzare. La navetta sarà posizionata al centro dello schermo e potremo muoverla usando la levetta sinistra e sfruttare uno speciale scatto per evitare gli attacchi, mentre i tasti dorsali saranno preposti all’uso delle armi e la levetta destra alla rotazione della mira. L’estrema intuitività e immediatezza di XenoRaptor sono i due fattori su cui Peter Cleary, mente dietro al gioco, ha puntato in maniera decisa, tanto che chiunque potrà mettersi a pilotare il drago e iniziare a distruggere navette. Padroneggiare i livelli avanzati sarà una sfida decisamente più stimolante e richiederà parecchia pratica e una grande prontezza di riflessi.
Scegli come distruggere
Uno degli aspetti più interessanti di XenoRaptor è la possibilità di personalizzare in maniera profonda la propria navetta. Man mano che proseguiremo nella campagna principale, potremo modificare le armi in dotazione al nostro drago e cambiare la tipologia di armature e strumenti. Inizialmente potremo sfruttare solo il blaster, che altro non sarà se non una mitragliatrice, un cannone lento ma potente e un attacco speciale a base di razzi. Terminando i primi livelli avremo accesso a nuove tipologie di proiettili (incendiari, esplosivi e così via) e soprattutto a nuove armi, che avranno il loro stile di attacco e si adatteranno dunque meglio a determinate situazioni.
Ogni pezzo di equipaggiamento che sbloccheremo sarà dotato di una serie di statistiche, come ad esempio cadenza di fuoco, perforazione dell’armatura e danni inflitti, tutti elementi da soppesare con cura per creare un’astronave che si adatti al nostro stile di gioco. I più puntigliosi potranno infine modificare anche il colore della navetta, cambiando le tonalità della scocca, degli occhi del drago e delle intercapedini, aggiungendo quindi un ulteriore elemento di personalizzazione superfluo ma non per questo meno apprezzabile.
Nello spazio, tutti possono sentirti sparare
A livello tecnico XenoRaptor sacrifica qualcosa in termini di qualità grafica per puntare sulla fluidità, elemento imprescindibile per ogni titolo bullet hell che si rispetti. La visuale lontana dall’azione è stata studiata per offrire uno sguardo d’insieme della situazione piuttosto che mostrare al giocatore i modelli poligonali delle navi, comunque ottimamente realizzate.
Interessante anche la colonna sonora, che vanta pezzi tech trance perfetti per lo stile del gioco ma forse esageratamente ripetitivi, anche se molto spesso il cervello del giocatore sarà troppo concentrato sull’azione per assimilare appieno la musica. Molto validi anche gli effetti visivi, con armi luminose e coreografiche accompagnate da esplosioni di razzi e con navette di gran qualità e decisamente appaganti, soprattutto quando a saltare in aria sarà uno dei grossi boss di metà o fine livello.
In ultima battuta segnaliamo anche due possibilità aggiuntive per chi terminasse la non lunghissima campagna e volesse approfondire la sua conoscenza del gioco. Oltre alla modalità Endless, fatta da ondate infinite, e a una violenta Boss Rush da sbloccare al termine della storia principale, sarà possibile giocare in split screen con un amico per dividere gioie e dolori comodamente seduti sul divano di casa.
Trofeisticamente parlando: punta al milione
L’elenco trofei di XenoRaptor, pur non essendo esageratamente lungo, offre tanta qualità: parliamo infatti di undici trofei d’oro e di un succulento Platino, per raggiungere il quale sarà necessario andare a fondo nel gioco. Oltre a dover usare tutte le armi, dovremo raggiungere la mirabolante somma di un milione di punti. La nostra immancabile guida ai trofei, comunque, aiuterà anche i meno avvezzi al genere a portare a termine l’impresa in men che non si dica.