Yakuza Kiwami 2 – Recensione

Sviluppatore: SEGA, Ryû Ga Gotoku Studio Publisher: SEGA Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 49,99 € Italiano:

Yakuza? Ancora? Ma quanti ne escono? Se ultimamente siete circondati da recensioni, guide e articoli riguardanti la serie di Toshihiro Nagoshi, vi sarete sicuramente accorti della ormai possente e periodica presenza di questi titoli. La verità è che negli ultimi tre anni abbiamo avuto almeno uno Yakuza l’anno, e questo non può che farci assolutamente piacere. Il 2018 ha visto l’uscita di Yakuza 6: The Song of Life, finale di una lunga saga e conclusione della storia di un grande personaggio come Kazuma Kiryu, e l’arrivo del titolo che ci apprestiamo a recensire: Yakuza Kiwami 2, remake del secondo capitolo uscito nel lontano 2008 su PlayStation 2.

La malinconia e il senso di smarrimento datoci da Yakuza 6 è stato in parte smorzato dalla consapevolezza di poter giocare nei panni del nostro Dragone già pochi mesi più tardi. E’ un po’ come quando annunciano il ritorno di un grande titolo dopo tanto tempo, solo che in questo caso è intercorsa soltanto un’estate e, nonostante non sia ancora chiaro dove la serie voglia andare a parare, anche se un’idea ce l’abbiamo (ci riferiamo al protagonista di Yakuza Online Ichiban Kasuga), sono attualmente previste ben tre remastered relative ai restanti capitoli. Insomma, un’intera saga disponibile su PlayStation 4 è il modo migliore per pubblicizzarsi e indubbiamente una delizia per tutti i fan, vecchi e nuovi.

Bentornato a casa, uncle Kaz

E’ passato solo un anno dalle vicende di Yakuza Kiwami, in cui il nostro Dragone ha perso i suoi maggiori punti di riferimento. Kiryu ha prima ottenuto e poi subito abbandonato, con un’evasione rocambolesca, la carica di quarto chairman del clan Tojo, facendo subentrare il fidato Yukio Terada e scegliendo di cominciare una vita lontana dagli affari della Yakuza, insieme all’ormai orfana Haruka Sawamura che ha deciso di adottare in nome dei sentimenti per sua madre Yumi.

Il clan Tojo, però, è per l’ennesima volta minacciato da correnti esterne provenienti dall’est; l’Alleanza Omi, composta da tantissime famiglie, è divenuta ingestibile per l’anziano chairman Jin Goda, che vede proprio tra i maggiori refrattari suo figlio Ryuji Goda, anche conosciuto come Drago del Kansai. Quest’ultimo, oltre a essere assetato di potere, è intenzionato a eliminare il leggendario Dragone di Dojima, per rimanere il solo e unico Drago sulla piazza e per governare tutta la criminalità organizzata giapponese, risucchiando così, ancora una volta, il nostro protagonista nel circolo vizioso. Sia Kiryu che Ryuji, però, non sono a conoscenza di qualcosa di molto più grande, una bomba a orologeria arrivata al suo ultimo giro di lancette, dopo decenni di attesa.

I sedici capitoli di Yakuza Kiwami 2 propongono, secondo noi, una delle più belle trame che la serie mette a disposizione, con colpi di scena uno dopo l’altro e tanti personaggi che entrano subito nelle grazie del videogiocatore. La caratterizzazione dei personaggi è fantastica, Ryuji Goda è uno di quegli antagonisti che incute subito terrore, ma anche Jiro Kawara, protagonista del flashback iniziale, la detective Kaoru Sayama e i personaggi classici della serie come Majima Goro, Makoto Date, Daigo Dojima e lo stesso Yukio Terada, permettono a Yakuza Kiwami 2 di raggiungere la vetta e di chiudere il progetto Kiwami nel migliore dei modi.

L’importanza di Majima Goro…

Un personaggio trascurato nell’ultimo appuntamento con la saga è invece più presente che mai in questo capitolo. Una volta compresa la figura del Cane pazzo di Shimano, è difficile non pensare di essere davanti a uno di quei personaggi in grado di reggere la scena da solo, rischiando di mettere da parte anche il protagonista principale. E’ proprio per questo che, oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nella trama, ha ricevuto una vera e propria campagna a sé stante, composta da tre capitoli ambientati nell’anno che intercorre tra Yakuza Kiwami e Yakuza Kiwami 2.

I capitoli non sono disponibili fin dall’inizio ma vengono sbloccati progredendo nella storia principale, e, seppur molto brevi, introducono ai primissimi problemi tra Kansai e Kanto e contengono un gradito richiamo a un evento accaduto in Yakuza Zero. Nel corso della saga potremo visitare normalmente sia Kamurocho che Sotenbori e accedere a tutte le attività secondarie, ma non potremo potenziare le statistiche e imparare nuove mosse. Lo stile di combattimento di Goro Majima è particolare ma anche limitato; l’unica arma utilizzabile è quella personale e le heat action disponibili si contano sulle dita di una mano.

… e della Majima Construction

La carriera nel settore edile del personaggio secondario più amato dai fan di Yakuza, oltre a essere importante per la trama, è teatro della modalità Clan Creator, ereditata da Yakuza 6 e migliorata sia sul lato grafico grazie a un’interfaccia meno rozza, sia sul gameplay affinando alcune meccaniche di gioco e cambiandone altre; sarà possibile mettere insieme fino a tre squadre diverse da poter scegliere prima di ogni battaglia, acquistare equipaggiamento aggiuntivo e reclutare nuova forza lavoro progredendo all’interno della modalità, combattendo per le strade, completando le sidequest o piazzando semplici annunci di lavoro.

La modalità Clan Creator si svolge in gran parte nel cantiere di Kamurocho Hills e aggiunge, oltre alla meccanica principale di schierare e muovere la propria squadra contro le orde, quella di difendere alcuni oggetti chiave come le attrezzature da lavoro, cosa che non vi permetterà affatto di dispiegare forze a caso come accadeva nel precedente capitolo, rafforzando la componente strategica che comunque rimane molto leggera. Siamo certi che l’inno ufficiale della Majima Construction vi risuonerà in testa più e più volte.

Una ricetta perfetta

Se avete letto la nostra recensione di Yakuza 6, ricorderete le nostre critiche alle poche mosse a disposizione di Kiryu; per questo, quando ci siamo imbattuti nel maestro Sotaro Komaki nel champion district di Kamurocho, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Completando le substory del maestro avremo la possibilità di sbloccare, in cambio di punti esperienza, nuove heat action, nuove mosse e l’ultimate heat mode. Il combattimento non è cambiato, i quattro stili sembrano essere stati definitivamente abbandonati in favore dello stile unico che racchiude mosse di diverso tipo. Il maestro, inoltre, ci svelerà la posizione degli street boss, nemici particolarmente forti che vorranno sfidarci e che ci regaleranno oggetti o vorranno entrare a far parte della Majima Construction.

Vediamo anche il ritorno della possibilità di avere nell’inventario le armi, con l’apprezzata novità di poterle raccogliere e conservare per le battaglie successive nonché di assegnarle a un menù rapido per averle subito a disposizione durante gli scontri. Ritorna il colosseo, sempre presente nell’area denominata Purgatory, dove potrete affrontare diversi tipi di match tra cui la battle royale tutti contro tutti.

Il sistema di potenziamento di Kiryu è lo stesso visto nell’ultimo capitolo, con il rombo e non più pentagono delle abilità e diverse tipologie di skill da potenziare tramite il guadagno di punti esperienza divisi in categorie; il sistema è stato ulteriormente bilanciato, rendendo meno difficile l’incremento delle statistiche salute, attacco, difesa e heat gauge, equilibrando anche l’ottenimento dei diversi tipi di punti esperienza, ottenibile per la maggior parte mangiando e completando le missioni principali e secondarie. La sezione Life Skills è stata completamente rivista in funzione dei nuovi minigiochi, come il Cabaret Club Grand Prix.

Se il Clan Creator può generosamente essere considerato uno strategico, allora il Cabaret Club, allo stesso modo, può essere considerato un gestionale. Si tratta di una modalità in cui dovrete gestire il Four Shine Club fornendo le hostess ai clienti che arrivano; più alta è la soddisfazione di questi ultimi, più alta è la probabilità di guadagnare denaro extra. E non è tutto: potrete anche partecipare a tornei per diventare il club più prestigioso della zona.

Quando scappa, scappa…

Agganciandoci all’argomento minigiochi, Yakuza Kiwami 2 è forse uno dei titoli più ricchi della serie. I grandi classici come il Poker, il Karaoke, il Batting Center, il Club Sega, le freccette e il Mahjong sono affiancati da attività come Koi-Koi, Oicho-Kabu e Shogi, che fanno parte dei giochi tradizionali giapponesi, gli Ufo Catcher riprodotti benissimo e, ovviamente, attività a sfondo erotico come il Gravure Photo Studio e il Video Booth. Senza dimenticare il totalmente demenziale Toylets, una sfida a chi fa più forte la pipì, direttamente proporzionale alla capacità della vescica di Kiryu (vi converrà rimpinzarvi di bevande prima di partecipare). Non mancano le famose substory, ben settantasei quelle sbloccabili andando avanti nella trama principale, affiancate da una skill chiamata Substory Finder, che, se sbloccata, è in grado di segnalare sulla minimappa anche quelle non ancora scoperte.

Limit breaker

Il Dragon Engine è stato inaugurato ad aprile con il capitolo conclusivo della saga e, come potete leggere nella nostra recensione di Yakuza 6: The Song of Life, ci ha fatto brillare gli occhi già nella sua prima comparsa; non vi dispiacerà sapere che i ragazzi di Yakuza Studio (Ryû Ga Gotoku Studio, in giapponese) sono dei perfezionisti e hanno continuato a lavorare sull’ottimizzazione del motore di gioco, in modo da farlo risultare a dir poco perfetto sulla console Sony. Il risultato è che Yakuza Kiwami 2 risolve anche quelle piccole incertezze di frame rate, risultando ancora più fluido e ancorato saldamente ai 30 fps in 4K su PlayStation 4 Pro e in 1080p sulla versione normale.

Kamurocho e Sotenbori sembrano più vive grazie alla possibilità di leggere ciò che dicono i passanti tramite dei fumetti. Come in Yakuza Kiwami, molte fasi del gioco non sono doppiate ma solo sottotitolate, dettaglio che comunque non infastidisce. La colonna sonora si discosta leggermente da quella originale del 2008, ma accompagna in maniera ottima ciò che accade a schermo.

Trofeisticamente parlando: stavolta si fa sul serio

Lo abbiamo detto che, con Yakuza 6: The Song of Life, non solo ci è stato regalato un degno finale per la serie, ma anche un Platino piuttosto semplice. Con Yakuza Kiwami 2 si fa di nuovo sul serio; stavolta non potrete vantarvi di aver finito il gioco a difficoltà massima soltanto affrontando l’ultimo capitolo perché, per sbloccare il relativo Platino, avrete bisogno di una vera e propria seconda run a difficoltà Legend. I trofei sono in totale cinquantanove e metteranno a dura prova la vostra pazienza; fatevi un’idea con l’elenco trofei sul forum di PlayStationBit.

VERDETTO

Proprio come Kiryu, quando il Ryû Ga Gotoku Studio sembra aver raggiunto il suo limite massimo, ci stupisce superandosi. Yakuza Kiwami 2 è l'equilibrio perfetto tra il vecchio e il nuovo, essendo concettualmente più vicino a Yakuza Kiwami ma tecnicamente molto più avanzato grazie a un Dragon Engine migliorato. La trama non vi lascerà indifferenti e non ci sarebbe da meravigliarsi se questo dovesse diventare il vostro capitolo preferito della saga. Il progetto Kiwami è ora completo, ed è stato portato a termine nel miglior modo possibile.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...

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