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Yooka-Laylee – Recensione

Publisher: Team17 Developer: Playtonic Games
Piattaforma: PS4 Genere: Adventure incasinato Giocatori: 1-4 PEGI: 7 Prezzo: 39,99 €

Ci sono giochi che sono attesi, posticipati, attesi e posticipati un’altra volta ancora, il tutto per permettere agli sviluppatori di “creare la migliore esperienza di gioco possibile”, o un’altra frase fatta a vostra discrezione. Il rischio maggiore in questo senso, e che non si verifica così di rado, è quello di nascere “vecchi”, nei casi peggiori, poiché passato così tanto tempo dall’idea alla sua effettiva messa in pratica che le tecnologie si sono evolute. Per fortuna esistono anche le dovute eccezioni, che magari non costituiscono un prodotto perfetto, ma comunque un ottimo lavoro. Ecco, questo è il caso di The Last Guardian, per cui andatevi pure a leggerne la recensione. Yooka-Laylee, sfortunatamente, risulta fare parte della prima casistica.

I giochi di una volta

A dire la verità, non che sia passato così tanto tempo dal suo annuncio alla sua uscita, l’appena menzionato The Last Guardian, sotto questo profilo, ha subito ritardi molto più vistosi. La storia della verde lucertola e della sua compare pipistrellina inizia l’8 settembre 2012, quando un gruppo di sviluppatori proveniente da Rare annuncia di volere creare il sequel spirituale di Banjo-Kazooie; lo studio di sviluppo prende vita sotto il nome di Playtonic Games e, ridendo e scherzando, si arriva al primo maggio 2015, quando la campagna Kickstarter comincia e l’obiettivo di 175mila sterline viene raggiunto in, pensate, meno di 38 minuti. Passano 21 ore e si arriva a quota un milione di sterline, cosa che rende Yooka-Laylee il gioco che più velocemente, su Kickstarter, ha raggiunto quota un milione di dollari. Questi risultati strabilianti portano gli sviluppatori ad annunciare che il gioco sarà soggetto a update regolari – si spera gratuiti.

Tutto rose e fiori. Fino a questo punto della nostra “storia”, almeno. Le prime crepe si individuano con la versione Wii U del gioco, cancellata in quel di dicembre 2016 a causa di grossi problemi tecnici a favore di quella Switch. Una ragionevole scelta di mercato atta a favorire anche i videogiocatori, su questo potremmo anche essere d’accordo. Ma le crepe continuano ad allargarsi quando ci mettiamo a scaricare, parecchio in anteprima rispetto alla release ufficiale, il gioco. Ufficialmente il gioco dovrebbe pesare circa 3 GB, il download che si avvia in automatico è invece quasi del doppio, con una sospetta versione 1.01 – pesante più o meno quanto il gioco stesso, facendo due calcoli – atta a correggere bug ed errori tecnici vari. Tutto quello che scriveremo di seguito, dunque, potrebbe essere soggetto a variazioni rispetto a quello che uscirà l’11 aprile, in virtù di altri grossi update possibili che cambieranno le carte in tavola.

Pronti via, ci troviamo subito catapultati nella Baia del Naufragio, grazie alla ottima localizzazione italiana del titolo – per certi versi pure sorprendente. I nostri due beniamini sono i protagonisti della primissima cut-scene, in cui il tragicomico duo di antagonisti, Capital B e Dr. Quack, sta mettendo in atto il malefico piano di assorbire tutta la letteratura globale per convertirla in libri di Fabio Volo in puro profitto. L’aspira-libri “risucchia” anche un volume che si trova nei pressi di Yooka e Laylee, attirati proprio per questo motivo all’interno del quartiere generale di Capital B, dove i nostri dovranno recuperare le “pagie”, ossia delle pagine dorate, sparse per lo stesso edificio ma soprattutto all’interno dei Grandi Tomi, i quali altro non sono che i mondi di gioco esplorabili.

L’edificio presieduto da Capital B e soci, dunque, altro non è se non un grosso HUB in cui interagire con lo scenario di gioco e alcuni NPC. Puntualizziamo subito una cosa. Non è nostro interesse giudicare un sandbox, dalle così marcate tinte platform, in base alla storia o a quanto sia cinematografico. Certo è che l’intro è realizzata male e, soprattutto, di una noia mortale. Si tratta infatti di un video, doppiato con fastidiosi rumori predefiniti e ripetuti al posto delle voci, con del testo che scorre a schermo, testo che non porta da nessuna parte e soprattutto che si protrae decisamente troppo per le lunghe. La cosa, lo ripetiamo, non incide sul giudizio finale, ma se il buongiorno si vede dal mattino…

Joypad alla mano, ci troviamo nei panni di Yooka e Laylee, ovviamente, inscindibili, per quanto con abilità diverse – un po’ come Jak e Daxter. Dopo una manciata di piattaforme e di nemici abbattuti con il consueto tasto azione, cominciamo ad addentrarci un po’ meglio nelle peculiarità di gioco e nella sua stuttura. Entriamo in contatto con un altro tipo di collezionabili, oltre alle pagie, ossia le piume, fondamentali per acquistare nuove mosse da uno strisciante rivenditore di cui farete ben presto la conoscenza via via che sbloccheremo mondi (anche in questo caso, le perplessità non mancano, perché senza comprare determinate mosse – che poco non costano – buona parte dei mondi ci sarà preclusa, rendendo il tutto molto macchinoso). Il primissimo di questi ultimi è tropicaleggiante, come d’altra parte richiede un po’ lo stesso genere di appartenenza; al suo interno troviamo piccole sequenze da completare, sfide di velocità da portare a termine e alcuni compiti da eseguire in cambio di pagie, che non solo permettono di sbloccare nuovi “tomi”, ma anche di espandere gli stessi, cosa tassativa nel caso in cui si voglia ottenerne di nuovi.

E’ sostanzialmente questa la struttura portante di Yooka-Laylee: sblocca un mondo, esploralo, trova cose finché puoi, esci e torna nell’HUB virtuale di gioco, cerca il mondo nuovo, ripeti le stesse cose, torna in quelli precedenti per vedere se con i nuovi poteri puoi fare qualcosa di nuovo, batti il boss se non lo hai già fatto. Stando così le cose, i possibili risultati sono due: o gli sviluppatori sono dei “draghi” e con un level design micidiale riescono a mantenere sempre sul pezzo il videogiocatore, complice magari un menù efficiente che monitora tutte le attività (Horizon: Zero Dawn è mostruoso, in questo senso), oppure chi lavora al gioco ha qualche incertezza, e la frustrazione, la noia e simili sono dietro l’angolo. Nemmeno a dirlo, e ci dispiace un sacco, è proprio la seconda casistica quella a cui appartiene il titolo Playtonic Games, che ha inciampato in maniera molto grossolana proprio nel dare fondamenta solide alla propria ultima – nonché prima – fatica.

Un tributo mancato

Il videogiocatore si troverà spesso perso, incerto sul da farsi, pensieroso, titubante. Tutto l’opposto di quello che dovrebbe essere un tributo ai giochi per Nintendo 64, immediati e istantanei. A generare questo clima confusionario è prima di tutto il level design, rivedibile e incapace di dare un autentico senso di progressione; mancano all’appello un qualsiasi tipo di indicatore o una banalissima mappa di gioco. Va benissimo omaggiare i giochi che furono, ci mancherebbe altro; ma, almeno nel 2017, un gioco che lascia così tanto a sé stesso il giocatore non può che essere soggetto a critiche, proprio come è accaduto per LEGO Worlds.

E’ principalmente questo il più grande difetto, non da poco, di Yooka-Laylee, un level design in definitiva molto scarso e l’assenza di un “ordine superiore” che dia senso e una colonna vertebrale al tutto: optare per una struttura a livelli avrebbe forse giovato. Peccato perché il gameplay non sarà rivoluzionario, ma è almeno solido: ad abilità tradizionali, come salto doppio, salto caricato, rotolare e così via, si alternano felici intuizioni degli sviluppatori pensate ad hoc per una lucertola, come quella di ingurgitare bacche di diverso tipo e sparare, per un tempo limitato, fiamme, getti d’acqua o saette di ghiaccio, o ancora il divorare un alveare oppure una palla di cannone e diventare, conseguentemente e rispettivamente, appiccicoso e pesantissimo.

Neanche in-game, a dirla tutta, il dinamico duo è esente da critiche, complice una telecamera ballerina, controlli a volte imprecisi e una certa legnosità di base, ma il gioco avrebbe meritato certamente un punto in più se il tutto non si fosse ridotto a cercare collezionabili. E basta. Perché, al netto di tutte le considerazioni fatte fino ad ora, Yooka-Laylee è questo, un titolo in cui il vostro scopo principale sarà quello di recuperare collezionabili, senza che sia particolarmente divertente farlo.

Se ci dovessimo fermare qui con la recensione, forse avremmo per le mani un titolo incapace persino di raggiungere la sufficienza. Per fortuna alcuni lati molto positivi il gioco li ha, su tutti la spensieratezza che emana l’atmosfera, le citazioni ai “colleghi”, una buona varietà di fondo e la continua ironia a cui è soggetto il mondo videoludico nei dialoghi e non solo (videogiochi, protagonisti degli stessi, pubblico, critica specializzata… nessuno escluso). Tra le diverse chicche presenti troviamo alcuni personaggi che faranno da costante per i diversi mondi, come il dinosauro Rextro, con la sua sala giochi ambulante contenente otto giochi arcade, giocabili fino a quattro giocatori (soprassediamo sulla co-op nell’avventura principale, poiché il secondo giocatore ricoprirà l’esaltante ruolo di… un cursore a schermo), oppure il carro da miniera Kartos, che, sì, non mancherà di perculare il quasi omonimo semi-dio di God of War. Impossibile non citare anche il mitico Shovel Knight – quello sì che è un fantastico tributo ai giochi che furono.

Buono, per concludere, il lato visivo e sonoro del titolo. Entrambi convincono per la leggerezza, senza che questa si tramuti mai in superficialità; vi ritroverete infatti a canticchiare i brani al di là delle sessioni di gioco, così come a immaginare la verdeggiante foresta o le distese di neve dei diversi mondi, tanto per citare i primi due.

Trofeisticamente parlando: incolore

Incolore, così come il gioco stesso, anche l’elenco trofei, che vanta sì una coppa di platino, ma non è nè lunga nè particolarmente corta, nè facile ma neppure troppo difficile da conquistare. Procedere nel gioco e trovare tutto il trovabile è quello che vi separa dall’agognata coppa azzurra.

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.