Zeus Quest Remastered – Recensione

Sviluppatore: CrazySoft Limited Publisher: CrazySoft Limited Piattaforma: PS4 Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 8,99 € Italiano:

I giocatori che vedono comparire sul proprio volto qualche pelo grigio, sicuramente ricorderanno la moda che troneggiava anni fa su PC, ossia i punta e clicca che vissero la loro esplosione grazie a LucasArts. Fra i numerosissimi videogiochi appartenenti a questo genere, c’era anche Zeus Quest, un punta e clicca dalle tematiche demenziali che non ha lasciato il segno. Torna su PlayStation 4 più convinto che mai… Sarà la volta buona?

Io sono Zeus, figlio di Kmer…

In quest’avventura, come facilmente pronosticabile, guiderete uno Zeus piuttosto intontito fra le isole dell’antica Grecia alla ricerca di un marchingegno che gli consenta di tornare indietro nel tempo e salvare la Terra che, in un futuro non identificato, è stata distrutta dall’inquinamento e dalle azioni umane. Per quanto attuale possa sembrare la tematica trattata, visto anche il tristissimo fenomeno mediatico di Greta Thunberg, il titolo è invecchiato piuttosto male sotto molteplici punti di vista. In primis (permetteteci un latinismo, non conosciamo il greco), i comandi scomodissimi che ci obbligano a cliccare più volte su uno stesso elemento paesaggistico per far muovere il nostro dio birbone. Se a questo si somma qualche evidente bug grafico e delle animazioni attaccate con colla vinilica e sputo, la frittata è servita.

La trama si sviluppa piuttosto linearmente, andando a citare molti personaggi della mitologia greca mischiati agli intellettuali del periodo (a tal proposito, curioso il dialogo fra i maggiori filosofi greci durante i titoli di coda). Vi è una buona fedeltà con i racconti dell’antica patria degli indimenticabili stili architettonici dorico, ionico e corinzio, e di questo bisogna dare atto agli sviluppatori della versione originale.

Chi fa da sé fa per tre

Passiamo al gameplay, aspetto solitamente marginale nei punta e clicca. La trama principale vi proietterà nella più tipica delle cacce al tesoro, dove un oggetto sblocca il successivo, in quella che si rivelerà essere una sequenza apparentemente interminabile e scarsamente coinvolgente. I dialoghi con i vari NPC che incontreremo sono il punto di forza di questa produzione, mostrando una tagliente ironia (anche se forse un po’ datata) che strappa qualche sorriso di tanto in tanto, ma di poco in poco vi strapperà solamente la voglia di continuare a giocarci. Peccato per la traduzione in italiano che, sebbene presente, mostra delle lacune imbarazzanti. Non crediamo sia stato utilizzato Google Traduttore perché il livello non è così scandaloso, ma resta indelebile lo sconcerto che abbiamo vissuto nel leggere alcune linee di testo.

Gli enigmi che ci troveremo ad affrontare sono numericamente limitati e tutti piuttosto semplici, al contrario di alcune interazioni con l’ambiente circostante che non vengono accompagnate da alcun tipo di indizio, risultando quindi irritanti. Sarà possibile usufruire dell’opzione di aiuto, che vi indicherà l’interazione con la quale potrete proseguire la vostra avventura. Confessiamo di averla utilizzata qualche volta e di non esserci pentiti di averlo fatto… ma francamente, che gusto c’è?

Pánta rheî

Tutto scorre, anche questo gioco, seppur a forza. Ci sentiamo di promuovere lo stile grafico vettoriale poiché identificativo e rappresentativo dell’arte pittorica che andava in voga all’epoca. Nonostante questo, avremmo preferito vedere delle animazioni un po’ più fluide e godibili anziché dei movimenti talmente legnosi da risultare comici.

Cosa invece bocciamo brutalmente è il reparto sonoro: tracce musicali del tutto anonime ed effetti sonori che sembrano registrati con un impianto simile a quello con cui Fantozzi tentò miserabilmente di simulare l’accento svedese ci hanno portato, in alcuni frangenti, ad avviare un sottofondo musicale autonomo mettendo la televisione a volume zero.

Re-n00bbeted

In conclusione, Zeus Quest “Remastered” è un’avventura davvero mediocre sotto quasi tutti i punti di vista. Una trama che non impenna mai, accompagnata da un comparto sonoro raccapricciante e una gestione degli enigmi e delle interazioni ambientali del tutto sbagliata ci consegnano quelle che probabilmente saranno le (poche) ore perse più rimpiante della nostra recente carriera videoludica.

Ragazzi, è inutile scrivere “Remastered” se poi il titolo puzza di vecchio peggio della confezione di biscotti norvegesi dove la nonna mette gli spilloni per cucire. Tecnicamente, questo gioco non è all’altezza neanche dei free-to-play per dispositivi mobile.

Trofeisticamente parlando: almeno questo…

La lista trofei, composta da undici bronzi, sette argenti, sette ori e il Platino, vi consentirà di mettere le mani su tutta la collezione (di buon valore) in poco più di un’oretta, seguendo un walkthrough su YouTube e facendosi coraggio. Magra consolazione.

VERDETTO

Zeus Quest Remastered è un troiaio, ma di quelli che emanano fetore a distanza di chilometri. Ci dispiace dirlo perché riponevamo delle (limitate) aspettative su questo punta e clicca che si rivela essere obsoleto sia esteticamente che tecnicamente, strabordante di animazioni squallide e bug grafici degni dell'Amiga e una traduzione in lingua italiana da cani, più che da Treccani. Non si salva neanche la trama che vive qualche momento di punta immersa nel nulla cosmico, arricchito da enigmi ambientali mal contestualizzati. Cercate un Platino facile e veloce? Ce ne sono tanti, su...

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.