Star Wars Jedi: Survivor – Recensione

Sviluppatore: Respawn Entertainment Publisher: Electronic Arts Piattaforma: PS5 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 79,99 € Italiano: Audio + Sottotitoli

Nel 2019 Respawn Entertainment vinse una scommessa non facilissima, riportando al successo la compagine videoludica di Guerre Stellari attraverso una formula ibrida di varie ispirazioni (non senza qualche forzatura). La sfida più dura è forse però quella odierna, ovvero quella riguardante l’intenzione di superare se stessi con Star Wars Jedi: Survivor.

Quando il team sotto l’ala di Electronic Arts lo descrisse come “un Fallen Order espanso in ogni modo possibile”, non siamo rimasti impassibili a un certo timore: l’idea che il “numero 2” di una serie o saga conquisti valore solo in termini quantitativi piuttosto che qualitativi e di originalità sembra figlia degli anni ’90 e 2000, ragione per cui ci siamo imbarcati in questa nuova avventura con una mano pronta sulla spada laser. Ebbene, non abbiate remore giovani Padawan, perché a fronte di qualche sbavatura e di un riscontro tecnico purtroppo in divenire, tornare nella Galassia lontana lontana non è mai stato così intrigante.

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La Forza dell’esperienza

La Forza scorre potente in Cal Kestis, avendo maturato esperienza per circa cinque anni rispetto alla fine di Fallen Order. Non più un principiante impacciato, ora il neo Jedi è più sicuro delle sue capacità e da Coruscant parte alla ricerca d’informazioni per conto del gruppo ribelle Saw Guerrera con il quale si allea temporaneamente, ma nel suo cammino lo attendono ben altri segreti riguardanti l’Ordine stesso. Con buona maestria e delicatezza, gli scrittori di Star Wars: Jedi Survivor hanno pescato a piene mani dall’epoca dell’Alta Repubblica, innestandovi le storie dei protagonisti che, grazie a una buona sceneggiatura, risultano coerenti e realistici rispetto al recente passato.

Dopo una fuga caotica, Cal riesce a salvarsi atterrando su Koboh, sul quale pianeta riabbraccia infatti delle vecchie conoscenze. Respawn non si è lasciato andare ai ricordi però, introducendo anche dei personaggi inediti – tra cui un antagonista meno convincente posto a confronto con loro – stuzzicando ulteriormente la curiosità dei fan del brand, anche dei non avvezzi ai videogiochi. Sospinti da un’ottima regia e da una gestione dei ritmi tali da avvicinarsi al versante cinematografico, abbiamo passato circa 30 ore nella Galassia senza mai percepire un senso di stanchezza, sicuri che per il tipo di esperienza creata sia una durata congrua e ottimale.

Episodio 2: il risveglio dell’avventura

La piacevolezza data dalla soddisfazione della propria curiosità per il racconto non si esaurisce con la trama in sé, ma le sue propaggini vagano come Midi-chlorian lungo l’esplorazione e quindi il gameplay, con dei dettagli sulla mitologia di riferimento sparsi in lungo e in largo. Ciò che innalza l’anima avventurosa con un afflato da metroidvania di Jedi Survivor è il level design, più ricco sì in termini di quantità, visti i sei pianeti da mappare, ma anche di qualità. Più profondo, per mettersi al servizio dell’inedito rampino, e maggiormente dinamico, al fine di esplicitare un’enfasi da avventura. Non si tratta di un open world, ma di una concezione degli spazi più studiata e vigile, tra corridoi dove l’utente è guidato dai game designer e zone di ampio respiro.

In questo senso, il piccolo BD-1 si rivela prezioso, fungendo ora da cannocchiale per segnare dei punti d’interesse e nascondendo il già citato rampino, ora da alleato nella risoluzione degli enigmi sparsi per le mappe – insieme ai nuovi amici di Cal. I personaggi si appoggeranno a lui per delle richieste varie, le quali però si assottigliano tutte nella stessa tipologia: spostarsi da un punto a un altro, sondare la zona, combattere un eventuale boss secondario. Un’attività insomma poco galvanizzante in termini di varietà, eppure capace di stimolare il giocatore con le sue ricompense. Da non dimenticare la locanda Pyloon, situata a Koboh: inizialmente una base spoglia, proseguendo nella campagna si popolerà di persone con le quali parlare e mini giochi per svagarsi un po’ tra un arduo scontro e un altro.

Star Wars Jedi: Survivor

Da Padawan a Jedi maturo

Nel segno della continuità è invece il sistema di combattimento, anche questo più improntato a un taglio avventuroso più che d’azione. Ad aggiornarsi non sono tanto le movenze di Cal, ancorate a delle animazioni poco flessuose, forse rincarando la dose su un’azione meno preponderante, quanto il, anzi i suoi stili di lotta. Oltre all’assetto con la spada laser singola o la doppia lama, ora è possibile usare due spade, un blaster oppure la guardia incrociata, che consiste in uno spadone il cui aspetto ricorda quello di Kylo Ren da Il Risveglio della Forza. Ecco che ogni preferenza potrà essere soddisfatta: chi predilige la forza bruta può optare per quest’ultima opzione, mentre chi cerca maggiore velocità virerà sulle doppie spade, o ancora l’accoppiata con l’arma da fuoco aggiunge un vantaggio dalla distanza.

Due stili possono essere equipaggiati, anche se per cambiarli è necessario fare una tregua a un punto di meditazione qualsiasi o presso un banco da lavoro. A proposito di checkpoint, prendere una pausa dal salvataggio della Galassia concede l’opportunità di potenziarsi attraverso un albero delle abilità tripartito: difesa, (che aumenta i punti salute, l’efficacia del potere guaritore di BD-1 e il tempismo nelle parate), spada laser (ampliando i pattern di attacco) e forza (relativa ai poteri spirituali come l’attrazione e la repulsione). Un nuovo e ulteriore vantaggio consiste nei benefici, ovvero dei potenziamenti permanenti da equipaggiare a favore della propria resistenza, della barra della vita o altro.

Di scenari spaziali e polvere sotto al tappeto

La produzione di Star Wars: Jedi Survivor è iniziata circa appena dopo il debutto del suo predecessore, pertanto grossomodo nel 2019. Ciò non ha frenato gli autori di Titanfall, che hanno saputo destreggiarsi con il solo hardware PlayStation 5 e presentarsi in una veste grafica più che soddisfacente, resa meglio negli scenari rispetto ai modelli poligonali dei personaggi. L’esame per l’avvicinamento del gioco al suo Maestro Jedi – i film – è quindi superato con ottimi voti, aiutato da una colonna sonora ancora una volta spaziale.

Nel momento di partire verso la Galassia lontana lontana per mezzo della nostra PlayStation 5, siamo stati raggiunti da un razzo di emergenza, un primo aggiornamento che ha permesso di vivere l’esperienza senza troppi intoppi. Qualche problema di pop-in di certi elementi e qualche bug non hanno inficiato la godibilità del titolo, anche se le due modalità offerte, qualità e prestazioni, necessitano di almeno alcune revisioni. Puntando alla performance (cioè con una risoluzione verso i 1440p), i 60 fps promessi subiscono delle continue oscillazioni, mentre andando verso la qualità il frame rate si stabilizza in media sui 30, a discapito di una risoluzione nativa compresa tra i 942p e 1242p.

Star Wars Jedi: Survivor

Trofeisticamente parlando: un Platino non troppo lontano lontano

In modo non troppo dissimile dal predecessore, Star Wars Jedi: Survivor sarà un piacere da completare per i cacciatori in cerca di un nuovo gagliardetto da mettere in mostra. Potrete concentrarvi sui 54 trofei distribuiti tra 44 di bronzo 7 d’argento, 2 d’oro e l’agognato Platino dopo avere completato la campagna principale in maniera serena, avendo solo l’accortezza di parlare con quanti più personaggi possibili per sbloccare le missioni a essi relative. Oltre agli obiettivi legati a degli attacchi specifici da compiere, basterà tenere a fianco l’elenco completo per tornare sulla Terra con il massimo trofeo del gioco.

VERDETTO

Siete avvisati, giovani Padawan, su un comparto tecnico vacillante e in miglioramento progressivo, ma non per questo autorizzati a scartare Star Wars Jedi: Survivor. Più ambizioso, vasto eppure non dispersivo di Fallen Order, l'ultima fatica di Respawn Entertainment vive di solide sicurezze, come una trama paragonabile alla compagine cinematografica e un gameplay divertente, oltre che di inciampi, sul fronte tecnico, e sbavature tanto nella narrazione quanto nel generale. Una potenza, la Forza anzi, fa da collante e illumina il laser di questa ottima spada di videogioco.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.