Swapshot è il nuovo puzzle platformer di Naoka Games, protagonista della nostra recensione Speedrun. Il gioco, pubblicato su PlayStation da eastasiasoft, vanta meccaniche classiche, condite però da un’abilità inedita che promette di offrire agli appassionati del genere sfide decisamente interessanti. Scoprite se le premesse sono state rispettate.

A chi serve una trama?
Nell’ultimo periodo, soprattutto per le produzioni indipendenti meno elaborate, la trama sta diventando un inutile orpello. Ecco perché non ci siamo stupiti nello scoprire che Swapshot non propone nessuna storia a sostenere il gameplay. Una volta avviato il titolo, ci si troverà davanti a uno scarno menu che permette di avviare una nuova partita o continuarne una esistente. Non ci viene spiegato nulla del perché il protagonista, una ragazza vestita come una guerriera, si trovi in quello che sembra un tempio antico.
L’importante è metabolizzare i semplici comandi di gioco e lanciarsi nella risoluzione di 35 livelli di difficoltà crescente. Trattandosi di un puzzle platformer, non stupisce neanche che Swapshot proponga alcuni cliché del genere: grafica in pixel art, visualizzazione bidimensionale in stile Super Mario e la necessità di ricominciare il livello da zero in caso di errore. Ogni schema è condensato in un’unica schermata, dunque tutti gli elementi saranno sempre sotto gli occhi del giocatore.
L’obiettivo è quello di arrivare dal punto A al punto B, attraversando zone piene di letali spuntoni pronti a eliminarci. Non si tratta però dell’unico elemento che ci obbligherà a riavviare un livello: alcune mosse, come vedremo, sono contate, quindi un errore ci costringerà a ripartire e rivedere le nostre azioni.

Il gameplay di Swapshot
Come detto, le meccaniche di Swapshot sono decisamente classiche per il genere. Nei vari livelli dovremo trovare la strada giusta, eseguendo salti precisi e muovendoci con cautela. Fortunatamente, non si riduce tutto a questo: superati i primi schemi infatti verranno introdotti interruttori a pressione per aprire le porte, che ci obbligheranno a sfruttare delle casse per tenerli fermi.
Ancora più in là nel gioco viene introdotta l’arma che dà anche un senso al titolo: si tratta di una pistola i cui proiettili permettono alla protagonista di scambiarsi con le suddette casse. Questo consente sia di superare baratri altrimenti impossibili da saltare, sia di muovere le casse blu, che non possono essere spinte. Tutto questo ovviamente permette di creare enigmi cervellotici ma mai troppo complessi da risolvere. Il numero limitato di colpi per ogni livello obbliga a un ulteriore ragionamento.
Sfortunatamente, Swapshot termina pochi istanti dopo che la situazione inizia a farsi interessante, con l’introduzione di tutti gli elementi peculiari di questo puzzle platformer. Un vero peccato, nonché una scelta che lascia l’amaro in bocca e che fa cadere l’opera di Naoka Games nel baratro in cui troviamo tanti (troppi) altri titoli sui generis. Il comparto tecnico, con la già citata grafica in pixel art e una colonna sonora non esattamente ispirata, non aiutano il gioco a farsi ricordare.
Il Platino di Swapshot
Parlando di trofei, la lista di Swapshot è davvero generosa. Tredici trofei, di cui uno solo d’argento, 11 d’oro e l’immancabile Platino. Come da tradizione di eastasiasoft, per ottenere la coppa blu sarà sufficiente portare a termine almeno 30 livelli, senza quindi neanche la necessità di completare tutti gli schemi. Un’occasione per tutti i cacciatori che vogliono aggiungere un Platino alla loro bacheca in circa mezz’ora.
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