Swordship – Recensione Speedrun

Sviluppatore: Digital Kingdom Publisher: Thunderful Games Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Roguelike Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 € Italiano: No

Siamo diventati dei contrabbandieri di successo durante la recensione Speedrun di Swordship. Il titolo dell studio indipendente Digital Kingdom, supportato da Thunderful Games, porta i giocatori in un mondo futuristico coperto d’acqua. Salite a bordo di questa velocissima nave e tuffatevi in un gameplay decisamente particolare.

Schivali tutti

Se cercate il genere di appartenenza di Swordship troverete una dicitura molto particolare. Il team ha infatti decretato che la sua opera è un dodge’em up, nomenclatura che fa ovviamente riferimento agli shoot’em up. Come è facile intuire, la sfida a cui vanno incontro i giocatori è quella di schivare nemici e ostacoli, cercando nel contempo di completare un nobile missione.

Andiamo con ordine, partendo dalla striminzita trama: il mondo è sommerso e le terre emerse rimaste sono ormai inospitali. L’umanità sopravvive in tre mega città subacquee, pronte però a espellere gli indesiderati, costretti a vagare in superficie. Per mantenere il mondo in salute, le città si scambiano beni attraverso dei container. Qui entra in gioco il protagonista o, per meglio dire, i protagonisti. Dozzine di rinnegati salgono a bordo delle Swordship per rubare i container e consegnarli ai rifugiati.

I piloti sono tantissimi, ma solo i più abili riusciranno a sopravvivere. Le metropoli infatti non amano che gli vengano rubate le merci, dunque faranno di tutto per fermare i criminali. Tutto è molto immediato, tanto che dopo poche righe d’introduzione si viene lanciati nella campagna, che fa anche da tutorial. Swordship si svolge con visuale top down e uno scorrimento verticale dello schermo. La nostra nave dovrà mettersi in linea con apposite strisce gialle per acquisire i container e scaricarli in appositi punti che appariranno nello schema. Il tutto evitando mine, cannoni e raggi laser.

Il comparto tecnico è minimal ma ricchissimo di colori, con modelli poligonali semplici ma di design e fondali (ovviamente) molto lineari, in cui l’acqua la fa da padrona. Ottima la colonna sonora, in grado di alzare l’adrenalina del giocatore e tenerlo sempre sulla corda. Niente per cui gridare al miracolo, sia chiaro, ma comunque più che apprezzabile considerato anche che, come detto, siamo di fronte a un titolo indipendente.

Immergiamoci

Il gameplay di Swordship è incredibilmente semplice da metabolizzare ma difficile da padroneggiare. I livelli generati casualmente sono infatti costellati di nemici pronti a distruggerci. Un solo colpo subito e si verrà distrutti: per questo bisogna utilizzare le abilità di schivata della nave per sopravvivere. Il veicolo di cui siamo alla guida può non solo muoversi rapidamente, ma anche immergersi per uscire da situazioni pericolose.

Con il proseguo della campagna inoltre sarà possibile ottenere poteri speciali da attivare al bisogno per salvarsi la pellaccia. Il tutto in livelli progressivamente più complessi, pieni di nemici meccanizzati con varie tipologie di attacco e generati casualmente. Robot dotati di fucili, reattori che sparano laser rettilinei e persino mine di prossimità. L’esperienza permetterà al giocatore di sfruttare gli attacchi dei nemici a proprio vantaggio, utilizzandoli per eliminarne altri a schermo. Si tratta di una meccanica semplice ma efficace, davvero divertente da studiare per ottenere il massimo da ogni scontro. Altrettanto interessante la casualità del meteo, che chiede al giocatore una costante attenzione e contribuisce a rendere ogni partita unica.

Al termine degli schemi, inoltre, i container rubati potranno essere consegnati ai rifugiati per ottenere punti aggiuntivi o tenuti per sé, per avere vite extra e potenziamenti. La scelta sta al giocatore, che avrà comunque sempre lo scopo di sopravvivere più a lungo possibile per aumentare il proprio punteggio. La longevità è quindi pressoché infinita, con lo scopo chiaro di ottenere punti e dimostrare la propria abilità, pur non essendo (colpevolmente) presenti delle classifiche in rete. Lo score ottenuto permette inoltre di aumentare di livello in un ramo apposito che sblocca nuovi poteri e funzioni. Anche qui, niente che non sia già stato tentato in altri roguelike, ma sicuramente apprezzabile per dare un senso di continuità.

A questo punto vi starete chiedendo se Swordship è tutto qui. La risposta è sì, perché non esistono al momento modalità secondarie o sfide in grado di fornire un’alternativa alla campagna, solo nuove difficoltà da sbloccare e qualche piccolo segreto. Pur trattandosi di un roguelite molto immediato, avremmo sicuramente apprezzato l’inserimento di qualche funzione in grado di rendere l’esperienza più varia.

Trofeisticamente parlando: tutto rimane sott’acqua

Se vi state chiedendo se la lista trofei di Swordship nasconda un Platino, la risposta è sì. Sfortunatamente per i cacciatori, ottenerlo sarà tutt’altro che semplice. Tolta l’intrinseca difficoltà del gioco, sarà necessario infatti completare il gioco a tutte le difficoltà, abbattere il boss nella sua forma finale e molto altro ancora. Particolarmente restrittive le coppe legate ai container, per un Platino che verrà sbloccato solo dai cacciatori più abili e pazienti.

VERDETTO

Swordship è un roguelite in grado di creare dipendenza. Il team di Digital Kingdom ha ideato una struttura di base semplice da apprendere, ma difficile da padroneggiare. Il twist di non avere armi a disposizione e di dover sfruttare al meglio le schivate rende tutto ancora più interessante. Come ogni buon titolo del genere che si rispetti, gli elementi casuali rendono poi ogni partita unica, senza contare i numerosi potenziamenti e la possibilità di gestire i container rubati in maniera dinamica. Purtroppo l'assenza di modalità aggiuntive e una generale povertà di vere variabili non permettono a Swordship di eccellere. Se cercate un titolo dinamico e frenetico ma diverso dai soliti shoot'em up, dategli senza paura una possibilità. Se invece non amate il genere, probabilmente non sarà questo titolo a farvi cambiare idea.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.