Per continuare il ciclo “blast from the past”, vi presentiamo la recensione Speedrun di Thunderbolt Collection. QUByte Interactive e PIKO hanno cercato di dare nuova linfa a due shoot’em up classici del passato. Scoprite con noi se tornare ai tempi dei televisori a tubo catodico è stato piacevole o meno.

Ci eravamo tanto amati
Se non avete mai sentito parlare della serie Thunderbolt, non fatevene una colpa. Si tratta infatti di uno sparatutto pubblicato esclusivamente nel territorio asiatico, che propone il gameplay tipico degli arcade anni Novanta. I giocatori si trovano immersi in un mondo in 8-bit, dove sparare a qualsiasi cosa che si muova a schermo.
Se avete giocato opere come Vasara, vi sentirete subito a casa affrontando i due capitoli di cui questa raccolta è composta. PIKO ha infatti deciso di portare su PlayStation sia il primo episodio, pubblicato nel 1993, sia il secondo, rilasciato due anni dopo. La storia (se così possiamo chiamarla) ci identifica come guerrieri destinati a condurre l’umanità alla sopravvivenza. I giocatori si trovano a distruggere i nemici che appaiono a schermo e i potenti boss. Niente di nuovo quindi sotto il sole, senza contare che entrambi i titoli vantano una sola modalità.
Non aspettatevi dunque di trovare una maggiore profondità rispetto a un qualsiasi prodotto arcade sui generis. Tutto si riduce all’essere scagliati in una serie di livelli di difficoltà crescente, invasi da robot e astronavi di vario tipo. Qualche aggiunta e una serie di migliorie sono i vanti di questa raccolta, che non riesce però mai davvero a stupire.

Volano proiettili
Se vi state chiedendo come possa essere affrontare i livelli di Thunderbolt Collection, chiudete gli occhi e immaginatevi un qualsiasi sparatutto arcade a scorrimento. I giocatori si trovano a sparare frotte di proiettili contro i nemici, schivando gli attacchi e usando attacchi sempre più potenti. Questo schema si propone in entrambi i capitoli, senza variazioni sul tema. Le uniche possibilità lasciate al giocatore sono quelle di modificare alcune opzioni.
Oltre alla possibilità di giocare a 8 oppure 16 bit, sono presenti quattro filtri per lo schermo. Sono inoltre disponibili tre opzioni per il display, che permettono di vivere un’esperienza moderna oppure retro, a seconda dei gusti.Il comparto tecnico, nonostante queste arguzie, rimane incredibilmente limitato. La grafica è sì colorata, ma si sarebbe potuto puntare a valorizzare maggiormente gli elementi. Lo stesso dicasi per la colonna sonora, che porta indietro i giocatori di trent’anni (nel bene e nel male).
Immancabili la rimappatura dei controlli, una miglior gestione della curva di difficoltà e le funzioni di salvataggio istantaneo. Tutto come da tradizione di queste rivisitazioni a basso budget, compresa una longevità molto limitata e un supporto pressoché nullo al DualSense.
Trofeisticamente parlando: Platino spaziale
La lista trofei di Thunderbolt Collection è tutt’altro che complessa. Per ottenere la coppa blu più ambita dai cacciatori è sufficiente completare entrambi i titoli della raccolta. Lungo la strada, se riuscirete a raccogliere un po’ di potenziamenti, sbloccherete anche i trofei di miscellanea. La funzione di salvataggio rapido permetterà anche ai meno abili di raggiungere un Platino tutt’altro che impossibile.