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Beatbuddy: Tale Of The Guardians – Recensione

Developer: THREAKS Publisher: Reverb Publishing
Piattaforma: Steam, in arrivo su PSN Genere: Adventure/Rhythm Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 euro

Beatbuddy: Tale Of The Gurdians è uscito oggi sugli scaffali di Steam, e arriverà presto su PlayStation Network, più o meno verso inizio 2014. Grazie ad una collaborazione con i ragazzi di THREAKS siamo però riusciti ad ottenere un codice ancora prima che il gioco uscisse, e possiamo pubblicare con mesi di anticipo la recensione, nella versione Steam, di un gioco che arriverà tutto sommato presto anche sul monolito nero di casa Sony. Sono molto contento di pubblicare questa recensione, su PlayStation Bit, perché almeno nel momento in cui scrivo, il gioco non ha ricevuto dalla stampa specializzata le attenzioni che merita. Non mi resta che augurarvi buona lettura!

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Armonia

Beatbuddy: Tale Of The Guardians è classificabile come un “adventure” a scorrimento bidimensionale, con tutti i “se” e i “ma” del caso. Vale la pena lasciare qualche riserva a proposito, dal momento che non è così facile catalogare il titolo in questione in un genere predefinito. La componente musicale infatti riveste un ruolo fondamentale, dal momento che oltre ad accompagnare le gesta del nostro Beatbuddy, i brani sono perfettamente sincronizzati a ciò che vedete apparire su schermo, vincolati alle vostre azioni e dunque assolutamente interattivi.
Il che farebbe pensare ad un’influenza dei “rhythm game”, e dicendo questo non ci allontaneremmo troppo dalla verità. Tra l’altro, questa “contaminazione” contribuisce molto a portare il giocatore nel fantasioso ed onirico universo di gioco, la mistica Symphonia, che si presenterà a voi, videogiocatori, in sei straordinari mondi, uno più acceso e colorato dell’altro.
Non manca anche un certo fattore “action” e “shooter”, specialmente quando Beatbuddy si addentrerà in sezioni a bordo di uno – spaccatissimo – mezzo marino, dotato di arma da fuoco. Il gameplay del titolo si presenta molto vario e solido, e oltre a portare a termine ogni livello, in tutto sei – ogni mondo costituisce un livello – della durata di un’ora abbondante circa, potrete anche darvi da fare nel cercare preziosi “collectibles” che vi permetteranno di sbloccare interessanti extra (soprattutto artwork, ma pure una serie di immagini che vi racconteranno le peripezie che hanno vissuto gli sviluppatori durante lo sviluppo di Beatbuddy: non chiedetemi di postarle, ce ne sono alcune compromettenti!).
Last but not least, a diversificare ulteriormente l’esperienza di gioco contribuiranno una manciata di ingegnosi enigmi piazzati qua e là dagli sviluppatori, che richiederanno destrezza sia a livello manuale che celebrale, tra rimbalzi e giochi di luce: non pensare ai “puzzle game” è impossibile.
Tutto questo dovrebbe avervi fatto capire che Beatbuddy, a livello di pure meccaniche di gioco, vince e convince come pochi altri in circolazione.

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Un discorso di altro tipo deve essere fatto per la trama, che vede la già citata Symphonia in pericolo per colpa di un antagonista assai… particolare, caratterizzato dalla giusta dose di follia e spensieratezza come del resto molti altri comprimari sparsi lungo i livelli, intenzionato a distruggere il ritmo che rende la terra natia di Beatbuddy così speciale. Niente di particolare, ne converrete, dal momento che colpi di scena o profondità psicologica dei personaggi sono al minimo sindacale: ma dopotutto questo non può essere considerato un vero difetto in una visione d’insieme, poiché sono palesi le intenzioni degli sviluppatori di sorprendere ed affascinare il giocatore con altri mezzi, e di NON volere puntare più di tanto sull’intreccio narrativo, che si rivela essere solo un mero pretesto per farci vivere le avventure di Beatbuddy, legate tra loro da un sottile ma presente ed invisibile filo logico.

Ritmo

Si è parlato di altri aspetti su cui gli sviluppatori hanno puntato per sorprendere e conquistare il videogiocatore: oltre a quello del gameplay, di cui si è già parlato nel precedente paragrafo, è venuto il momento di fare il punto sul comparti sonoro e quello visivo. Partiamo dal primo.

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La musica è fondamentale, in Beatbuddy. Ma avremmo per le mani un flop completo se poi la colonna sonora non si fosse rilevata all’altezza: fortunatamente, non è così. Questo grazie alle collaborazioni eccellenti che i ragazzi di THREAKS si sono potuti permettere durante lo sviluppo di Beatbuddy: su tutti cito dei pezzi da novanta come Austin Wintory (al lavoro sull’incredibile Journey), Parov Stelar and Sabrepulse (Chime). Al di là dei nomi presenti sulla carta,le orecchie del sottoscritto sono state toccate da melodie splendide e magnetiche che non ho potuto smettere di canticchiare, tra me e me, per ore e ore.
Di tutto rispetto è anche la grafica: gli scenari e i diversi elementi che compaiono su schermo sono stati splendidamente disegnati a mano, e l’occhio, anche quello del videogiocatore più esigente, non potrà che beneficiarne. Peccato per il un frame rate non proprio costante che caratterizza Beatbuddy: qualche “singhiozzo” di troppo deve essere segnalato, in sede di recensione, anche se, va detto, non si tratta di un problema che poi condiziona più di tanto l’esperienza di gioco.
Gli unici tratti in cui questi sporadici cali di frame rate potrebbero diventare fastidiosi sono quelli in cui la difficoltà raggiunge i suoi massimi picchi: già, perché Beatbuddy non è un gioco per niente facile. Ma proprio per niente. Probabilmente il mio feeling con i controlli del PC non proprio ottimale hanno contribuito, ma il portatile ha seriamente rischiato di volare fuori dalla finestra in più di un’occasione, con conseguenti urlate che nemmeno Richard Benson.
Un’ultima menzione spetta al level design, che in certi punti definire “geniale” sarebbe un eufemismo: gli enigmi infatti per i livelli sono stati perfettamente concepiti per dare al notevole un gratificante senso di progressione, che solletica non poco l’ego del giocatore e funge da continuo stimolo a procedere nell’avventura. Senza contare le mirabolanti inversioni della telecamera nei livelli più avanzati, che daranno ad una sezione di un livello appena conclusa, tutto un altro sapore grazie a capovolgimenti che dinamizzano anche l’esperienza di gioco nel suo complesso.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=HVTKYK2o4Jc

Commento finale

Beatbuddy: Tale Of The Guardians rischiava di perdersi nella marea di titoli indie che ultimamente stanno invadendo il mondo dei videogiochi, ma per fortuna non è nemmeno lontanamente così. I ragazzi di THREAKS hanno svolto un lavoro superbo che gli amanti del 2D, della musica e dei giochi “come erano una volta” non potranno permettersi di ignorare, a patto di tollerare qualche piccolo bug e una difficoltà a volte frustrante. Vi ricordo che la versione recensita è quella disponibile da oggi su Steam, ma che le differenze con la versione PlayStation, mi è stato confermato, sono irrisorie: aspettiamo Beatbuddy sulle nostre PS3 ad inizio 2014, e quando uscirà, torneremo sull’argomento. Intanto nessuno vi vieta di farvi un account Steam per cimentarvi in questa magnifica esperienza!

8/10

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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