Primo PianoDishonored - Recensione

Dishonored – Recensione

Publisher: Bethesda Developer: Arkane Studios
Piattaforma: PS3 Genere: FPS/Stealth Giocatori: 1 PEGI: 18 Installazione: 4,6 GB

Dishonored ha fatto disastri, in senso buono, per quanto riguarda i giudizi riscossi presso la stampa specializzata. Una sfilza di 9 senza eguali, o giù di lì.
Un po’ perché qui su PlayStation Bit, con i voti, ci andiamo cauti (e il voto che siete andati forse già a sbirciare è la prova che comunque Dishonored è un bel gioco), un po’ perché 9, a Haze, noi non lo abbiamo mai dato, quindi un minimo di credibilità ce l’abbiamo ancora, beh, il risultato è che questa è una recensione in radicale controtendenza. Forse erroneamente, ma sicuramente non perché io volessi a tutti i costi essere il bastian contrario di turno.
Vediamo dunque di prendere in analisi l’ultima fatica di Bethesda e Arkane Studios, per vedere cosa si cela, dietro alla enigmatica maschera di Corvo.

Ratti e balene

Corvo. Corvo Attano, per la precisione. Chi è costui? Non un Carneade qualunque, per fortuna, ma il protagonista di Dishonored, che impersonerete ed accompagnerete nella sua missione di vendetta. Una vendetta molto diversa da quella che ha dovuto servire ai propri nemici Ezio Auditore. Niente familiari di mezzo, stavolta. Già, perché Corvo, guardia del corpo dell’Imperatrice, è stato ingiustamente accusato di avere ucciso la medesima proprio all’inizio dell’avventura, e come se non bastasse anche la diretta pretendente al trono, la figlia Emily, è stata rapita. Dietro tutto questo, sono presenti intrighi politici da parte di oscuri individui per conquistare il potere. Proprio verso di loro Corvo muoverà il proprio dolore per il tradimento, dopo essere stato liberato per mano di insperati alleati, svariati mesi dopo, dalla prigione di Coldridge, in cui è stato rinchiuso e condannato a morte. Delle premesse narrative notevoli, ne converrete, che costituiscono il punto forte dell’intero gioco, insieme ad un’atmosfera steampunk – assolutamente originale ed inedita – con i controcosiddetti. Non a caso, una delle menti dietro tutto questo è Viktor Antonov, direttore creativo di Half-Life 2.
Un’atmosfera estremamente cupa ed ombrosa, che a volte sfocia tranquillamente nel malato e nel perverso, come non ne vedevo da tempo. Dunwall, città dall’economia prevalentemente peschereccia in cui sono ambientate le vicende, prende le misure da una Londra fotografata poco dopo la Rivoluzione Industriale. Con la differenza che Dunwall non si regge sul carbone, ma sull’olio di balena, una sostanza volatile con proprietà energetiche capace di dare un’enorme contributo allo sviluppo e alla tecnologia del paese.
Questo è un lato della medaglia, l’altro è che a fare precipitare la situazione ci ha pensato la peste, diffusa dall’invasione di ratti che ha colpito la città, e che ha trasformato molti degli abitanti non appartenenti al ceto aristocratico in “Piangenti”, orribili esseri somiglianti a zombie, costretti a vomitare un po’ ovunque. Esseri ostili così come i membri della Milizia, almeno per noi, visto che in teoria avrebbero il compito di mantenere stabile la situazione, ma in pratica si occupano di tenere in salvo, nelle loro lussuose torri d’avorio, i più ricchi. Nel suo complesso stiamo parlando di qualcosa di eccezionale e meravigliosamente costruito: Dunwall, così come l’atmosfera e i personaggi che emergono dal gioco, è piena di meravigliosi “contrasti”, scenografici e di impatto, pronti a stupire anche il giocatore più fantasioso.
Passando ora al più pratico tema del gameplay, Dishonored può essere tranquillamente classificato come FPS, ossia sparatutto in prima persona, anche se l’atto di sparare è proprio raro e generalmente sconsigliato. Al massimo userete la Spada e la Balestra (con dardi normali, narcotizzanti o incendiari), ma la Pistola, per quanto più efficace, richiamerà l’attenzione di troppe persone al momento dell’esplosione del colpo. Dopo un’affermazione del genere è impossibile non pensare ad un precedente, il sorprendente Mirror’s Edge di DICE. L’approccio al gioco però per quanto comunemente differente dagli standard, lo è in maniera molto diversa. Mentre la bella Faith si basava quasi esclusivamente sulla velocità e l’agilità tipiche dei Free Runners, il nostro Corvo fa del silenzio e delle tenebre il suo punto di forza, tentando di evitare lo scontro corpo a corpo ma in maniera decisamente più “stealth”.

Per tutti coloro che in un videogioco considerano fondamentale l'atmosfera, Dishonored è un acquisto fondamentale, a prescindere da tutto

Perché se è vero che in moltissimi trailer precedentemente mostrati era garantita la possibilità di affrontare il gioco come meglio si credeva, alla prova dei fatti non è così. Detto in maniera chiara e sintetica: se tenterete di fare irruzione a testa bassa nel luogo dove si trova il vostro prossimo obiettivo… andrete incontro ad una scarica di legnate. Molto meglio passare per i tetti o sopra le tubature, ad esempio.
Che l’approccio più “spinto” dagli stessi sviluppatori fosse proprio questo è confermato anche dalla tipologia delle abilità sovrannaturali apprendibili da Corvo, concesse dall’Esterno, un’entità superiore: raramente queste abilità daranno vantaggi reali sul campo di battaglia, che spesso otterremo quando decideremo invece di agire all’oscuro di tutti. Guardare oltre i muri e nel buio, rallentare il tempo o dislocarci velocemente da un posto all’altro sono tutti poteri utili esclusivamente in quest’ottica. Perché, a meno di non essermi perso qualcosa, una pseudo-visione a raggi X non è che offra tutti questi vantaggi, quando hai una lama gelida puntata alla giugulare.

Libertà. Tanta. Forse pure troppa.

Ho apprezzato molto il fatto che qualsiasi azione abbia una conseguenza tangibile nel mondo di gioco. Se lascerete dietro di voi una scia di morte, il caos nella città aumenterà, i ratti (decisamente più aggressivi di quelli che trovate in campagna, questi divorano i cadaveri!) si diffonderanno alla rapidità della luce, le guardie saranno più vigili e soprattutto otterrete un finale un po’ più cupo di quello che vi aspetta se invece vi limiterete a narcotizzare i nemici o ad addormentarli. Poi, se deciderete di salvare dei personaggi facoltativi durante le diverse missioni, questi avranno una certa influenza nei livelli successivi.
Ma un po’ di meno ho apprezzato la libertà che viene lasciata al videogiocatore, a tratti quasi confusionaria e dispersiva. Intendiamoci, non pensavo di trovare un libretto delle istruzioni sull’assassinio, una volta iniziato il gioco, né speravo di avere vita facile. Quello che intendo è che per quanto sia positiva l’idea di lasciare al giocatore totale iniziativa, un po’ di eventi scriptati in più non avrebbero guastato, non tanto nei percorsi da seguire, no, ma nel presentare le possibilità che il giocatore ha, per intraprendere la missione in corso: mentre si gioca si ha spesso il dubbio, quasi il timore, di poter non avere colto proprio tutte le opzioni date dagli sviluppatori al giocatore, e che quella missione che ho fatto in un certo modo, avrei potuto farla meglio e in maniera più divertente seguendo un’altra pista, che però mi è sfuggita. Se è vero che questo invoglia il giocatore alla rigiocabilità, potrebbe non far piacere a tutti.

I poveri vengono uccisi dalla peste, i ricchi se la spassano nei bordelli. Le cose devono essere sistemate: Corvo, pensaci tu!

A questa sgradevole sensazione (che comunque è molto lontana dal rovinare l’esperienza videoludica complessiva), si aggiungono degli errori che mi sono sembrati puramente “concettuali”. Uno è la struttura a missioni, quasi a livelli, che si sposa piuttosto male con il parziale Free Roaming che contraddistingue il titolo. Sono due cose che cozzano tra loro, e che non convincono del tutto, un po’ come le patatine fritte nel Milk Shake.
Un’altra scelta poco azzeccata mi è sembrata l’introduzione di “collectibles”, in un gioco del genere (tra l’altro nella ricerca saremo aiutati da un cuore che pulserà sempre più forte mano a mano che ci avvicineremo all’obiettivo: un colpo di genio, c’è poco da dire). Non è normale che un assassino, ricercato da mezzo mondo, si metta a cercare Rune o Amuleti d’osso che siano, in tutta calma, quando dovrebbe preoccuparsi di uccidere la vittima designata. Non ci sarebbe nessun problema se i suddetti collezionabili si limitassero a sbloccare artwork o simpatici extra, semplicemente sarebbe bastato non cercarli. I dubbi sorgono quando queste Rune sono necessarie per il potenziamento del personaggio: dunque o le cercate obbligatoriamente, oppure vi ritroverete un personaggio con pochissimi poteri, anche nelle fasi più avanzate del gioco.
Quasi al pari dell’atmosfera azzeccatissima, è la colonna sonora, di altissimo livello. The Drunken Whaler, ossia La Baleniera Ubriaca, è un brano splendido, che vi invito ad ascoltare, meravigliosamente evocativo ed azzeccato. Su livelli decisamente buoni si attesta anche il doppiaggio, tutto in italiano e sempre espressivo.
Purtroppo non posso dire lo stesso del comparto tecnico: la grafica risulta basilare e piuttosto scarna. Un esempio lampante, a dimostrazione di tutto, sono le animazioni facciali, quasi assenti, e messe ancora più in risalto nei dialoghi, data la visuale in prima persona (un problema, questo, che è anche una costante di Bethesda, devo dire). Roba che se viene in mente Heavenly Sword, c’è quasi da pensare a due generazioni di console differenti. Fortunatamente queste magagne sono parzialmente nascoste dal level design ispiratissimo di Dunwall e dall’aspetto che tende al caricaturale dei personaggi di gioco.
Non mi resta che concludere parlando della longevità: per essere un titolo in prima persona, quest’ultima è decisamente alta, dal momento che si attesta sulle 12-14 ore, ma che può arrivare a raggiungere le 20, in funzione dello stile di gioco adottato. Purtroppo anche in questo caso non posso fare degli elogi fino in fondo ad Arkane Studios, che per Dishonored ha sfornato, a livello di modalità, solo quella principale, dunque la Storia.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=fJhc8mfYP68

Commento finale

Il voto, come anticipato, è totalmente differente rispetto a quanto visto su siti concorrenti, non pensate che non lo sappia. Non mi è passato nemmeno per la testa però di adattare il voto a quanto si dice in rete, ci mancherebbe. Avrei voluto assegnare un votone a Dishonored, ma una certa delusione è stata troppo grande, rispetto alle aspettative, per i problemi già citati. Spero solo che magari qualcuno di Arkane Studios o di Bethesda possa leggere quanto da me scritto e possa interpretarlo in maniera costruttiva, cosìcché un eventuale seguito possa essere il capolavoro che in molti si aspettavano, ma che almeno a parere del sottoscritto, non è arrivato.
Grandissima atmosfera, trama, ambientazione e colonna sonora, su questo non ci piove. Ma una grafica piuttosto povera, la presenza di una ed una sola modalità, un gameplay ed una struttura che dei problemi sotto sotto ha, non hanno consentito a Corvo di fare l’ultimo balzo, quello decisivo.
Sentitevi in dovere di aumentare di un punto il numero qui sotto se considerate l’atmosfera un elemento fondamentale e apprezzate alla follia titoli come Bioshock o The Darkness, mettiamola così.

7/10

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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