Primo PianoDmC Devil May Cry - Recensione

DmC Devil May Cry – Recensione

Publisher: Capcom Developer: Ninja Theory
Piattaforma: PS3 Genere: Action Giocatori: 1 PEGI: 16

Moltissime sono state le critiche sul nuovo capitolo della famosa saga di Devil May Cry; alla maggior parte dei fan non è piaciuta per niente la scelta di Ninja Theory di sviluppare un reboot con un Dante talmente diverso da quello vecchio a cui erano affezionati. Ma, si sa, le apparenze ingannano, e anche se non ingannassero, quel che è da valutare non è soltanto l’aspetto del protagonista, ma il gioco in sé come titolo action. Si tratta dunque di un acquisto valido o di un totale spreco di denaro?

Cosa è successo a Dante?

In sostanza, DmC Devil May Cry prende spunto dalla storia e dai personaggi della saga originale e li rimette insieme in un contesto molto più vicino alla realtà e dallo stile completamente diverso, molto più cupo e che cela molte critiche al mondo reale. Ma è chiara sin da subito la sfacciataggine degli sviluppatori di Ninja Theory, che, a metà del primo capitolo, fanno piombare in testa a Dante una parrucca che lo rende praticamente identico al suo vecchio alter ego, ma lui la getta via, perciò è bene mettersi subito in testa che si tratta di un altro gioco.
Come già accennato, quindi, i personaggi principali saranno gli stessi, fatta eccezione per alcuni, come Kat, che aiuterà Dante e Vergil durante tutta l’avventura fino a farli arrivare a Mundus. La trama non è niente di particolarmente originale, ma è lo stile con cui è narrata a colpire il giocatore: Mundus, insieme alla sua Lilith, ha le fattezze di un comune umano, che mira a prendere il controllo degli umani attraverso una particolare bibita e la televisione. Sarà proprio qui che Dante e Vergil dovranno andare a colpire, per far diminuire, a poco a poco, il potere che Mundus esercita sugli umani.
Qui entra in gioco il Limbo: ogni volta che Dante vi entra (non sempre di sua volontà, anzi), si ritrova in un mondo parallelo, popolato dai demoni. Questo mondo, però, è legato a quello reale, tanto che sarà necessario uccidere i seguaci di Mundus lì per distruggere il suo potere reale. Il Limbo giocherà anche una parte importante nella narrazione, essendo da lì impossibile interagire fisicamente con la realtà. Tutto questo può sembrare confuso o assurdo, ma è il gioco stesso ad esserlo.

Dante nel Limbo

Parliamo quindi della struttura del gioco: questa è composta da 20 missioni e presenta sette livelli di difficoltà (i soliti già noti agli appassionati di vecchia data), in cui non cambierà soltanto la difficoltà vera e propria delle battaglie, ma anche l’apparizione di determinati tipi di nemici e, negli ultimi due, basta un solo colpo per morire. Ogni missione della storia inizia e termina con un filmato, e catapulta Dante nel Limbo. Nei livelli sono nascosti oggetti e speciali chiavi, utilizzabili per aprire porte altrettanto segrete e affrontare le cosiddette missioni extra, che ricompenseranno il giocatore con un frammento di croce della salute o del Devil Trigger. In ogni livello sono anche presenti delle anime dannate, che dovremo “liberare” per completare al 100% la zona.
Nel gioco si fa molto uso di platforming, ovvero di zone in cui è d’obbligo saper usare al meglio doppi salti, elevazioni angeliche e la frusta demoniaca di Dante, che fungerà da rampino in due modi diversi. Se molte delle missioni extra consistono in un tipo specifico di combattimento, altre saranno, appunto, veri e propri percorsi a tempo, che metteranno a dura prova l’abilità del giocatore nell’usare le sue risorse di movimento.

Una delle funzioni della frusta è quella di attirare oggetti.

SSStylish!

Inutile precisarlo, il fulcro del gioco risiede proprio nei combattimenti, o non sarebbe un vero titolo action. In DmC, specialmente alle difficoltà più elevate, è quasi d’obbligo usare svariate armi in ogni combattimento; capiterà spesso di trovarsi ad usare tutte le armi del gioco (otto, volendole contare) nella stessa battaglia. Questo perché la maggior parte dei nemici del gioco (se non tutti) ha un “punto debole”, mentre alcuni sono soltanto danneggiabili da determinati tipi di arma. Per rompere uno scudo, per esempio, sarà necessario usare Arbiter, l’ascia di Dante, mentre per distruggere lo scudo magico di una Strega, Aquila (due enormi shuriken) è l’arma perfetta. Allo stesso modo si fa uso di tutte le altre armi per altri tipi di nemici.
Il sistema di stile è lo stesso del passato, ovvero sale da D ad SSS combattendo nemici con combo e armi differenti, e scende vertiginosamente se veniamo colpiti. Come in passato, le combo si effettueranno con la pressione ripetuta del tasto d’attacco, intervallandolo con pause o accompagnandolo con le direzioni dell’analogico. Qui, però, ci viene proposto qualcosa di nuovo: per utilizzare le armi angeliche dovremo tener premuto L2, mentre se volessimo spaccare ogni cosa con le armi demoniache, dovremmo premere R2. Da qui, l’arma angelica/demoniaca equipaggiata prenderà i comandi di Rebellion, e basterà lasciar andare il grilletto per tornare all’attacco con la fidata spada. Il tasto quadrato è invece sempre riservato alle armi da fuoco (Ebony e Ivory in primis, ma non saranno le vostre uniche compagne).
Ogni combo del gioco va sbloccata tramite i punti per il potenziamento, e può poi essere potenziata ulteriormente con un altro punto; questi si ottengono uccidendo nemici con stile e completando le missioni, sia principali che extra. Altra caratteristica immancabile era, ovviamente, il Devil Trigger, il quale permetterà a Dante di scatenarsi e di ottenere rigenerazione, danni aggiuntivi e un bonus di punti stile sulle combo aeree; mentre il DT è attivo, i nemici sono immobili e sospesi in aria, sarà quindi essenziale sfruttare ogni secondo per mettere a segno più danni possibili.
In conclusione, il sistema di combattimento appare quasi perfettamente bilanciato, facile da capire ma molto difficile da padroneggiare; i giocatori hardcore avranno parecchia pratica da fare per poter terminare il gioco a tutte le difficoltà.

Il giocatore ha un certo SStile

Una produzione infernale

Se fino ad ora abbiamo guardato al gioco nei suoi aspetti più “importanti”, vediamo ora se anche tutto ciò che è di contorno svolge il suo dovere. La grafica del gioco non è particolarmente eccezionale, soprattutto nei filmati, ma è comunque molto piacevole e c’è da dire che gli ambienti sono molto ben realizzati, come gli effetti di luce. Sempre parlando di ambientazione, sotto questo punto di vista il gioco raggiunge davvero il massimo, riuscendo ad inserire ambientazioni fuori dal normale in un contesto relativamente realistico, il tutto con uno stile davvero incredibile (basti guardare la boss fight contro il direttore del telegiornale, in cui Dante si trova, letteralmente, in TV). Anche dal punto di vista del sonoro non è assolutamente male: il doppiaggio italiano è molto buono in generale, e la musica (di Combichrist) è perfetta per accompagnare un gioco del genere.
DmC Devil May Cry è un titolo su cui Ninja Theory ha puntato davvero molto, e si nota anche dall’assenza praticamente totale di bug o rallentamenti; il gioco riesce in ogni aspetto: stile, ambientazioni, sistema di combattimento frenetico e ben calcolato che richiede molto tempo per essere compreso a fondo, ottima musica e gran carisma dei personaggi (soprattutto dello stesso Dante). Non è però un gioco perfetto: le missioni (seppur lunghe e assai varie) son pur sempre soltanto 20, e anche affrontandole ad ogni livello di difficoltà, saranno sempre quelle. La lunghezza del gioco a difficoltà normale è di circa dodici ore, ma è da sottolineare che gran parte delle missioni extra saranno inaccessibili al primo gioco. Ciò che lascia un po’ d’amaro in bocca è l’effettiva mancanza di vere e proprie novità: il gioco sfrutta magnificamente il sistema di potenziamento, di acquisto, di combattimento e di platforming, e di sicuro ha uno stile tutto nuovo, però è pur sempre un reboot che prende quasi totalmente spunto dai vecchi Devil May Cry.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=nVAL44kpkJM&w=560&h=315]

Commento finale

Il nuovo Dante non è certo un problema per il titolo di Ninja Theory, anzi, ne rappresenta il fulcro. Lo stile del gioco è innegabile, come tutto il lavoro dei ragazzi per creare tali ambientazioni e la volontà di accompagnare le avventure del giocatore con la giusta musica. Combattimenti veloci e complessi, in cui è essenziale fare uso di ogni singola possibilità che è data a Dante, trama che, pur non essendo originale, non è priva di colpi di scena e di situazioni emozionanti; seppur mancante di originalità, è raccontata in modo eccezionale e fa luce sulla completa storia del nuovo Dante. La grafica non dispiace e di problemi essenzialmente non ce ne sono. L’acquisto è a dir poco obbligatorio per gli amanti del genere, mentre chi non ne è un appassionato dovrebbe prima pensarci, poiché, se giocato una volta sola e a difficoltà bassa, il gioco non dura molto e non dà nemmeno il massimo.

 8/10

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4 Commenti

  1. Non sono totalmente d’accordo sul voto, per quello che ho letto, soprattutto per la bassa longevità.
    Comunque bella recensione, grazie!!!!

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