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Fairy Fencer F – Recensione

Publisher: NIS America Developer: Compile Heart
Piattaforma: PS3 Genere: JRPG Giocatori: 1 PEGI: 12

Compile Heart e la sua saga di punta, Hyperdimension Neptunia, hanno sempre costituito una vera e propria oasi di salvezza per gli amanti dei JRPG a turni, che fanno del gameplay il loro punto di forza visto che dal punto di vista tecnico hanno ben poco di cui vantarsi. Mettendo in piedi un team composto da alcuni tra i più grandi designer della Terra del Sol Levante, la software house si è cimentata in una nuova avventura, quel Fairy Fencer F uscito già da qualche mese in terra nipponica dove ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico. Saranno bastati i nomi altisonanti che gli appassionati conoscono bene a creare un titolo valido anche per il mercato europeo?

Fairy Fencer F

Fencer Ultimate Team

Come anticipatovi nell’introduzione, Compile Heart, gettandosi a capofitto nella creazione di una nuova IP (e già questo coraggio è da apprezzare), non si è accontentata dei propri designer ma, anzi, ha raccolto in un unico “dream team” alcune delle menti giapponesi più geniali e che, in alcuni casi, hanno fatto la storia dei videogiochi. Basti pensare a Yoshitaka Amano, disegnatore storico della saga di Final Fantasy, o a Nobuo Uematsu, rimasto nel cuore di molti grazie alla sue straordinarie colonne sonore sempre nel celebre franchise “Made in Square Enix”, accompagnati dalla maggior parte dei designer del cosiddetto “Neptunia Team”. Insomma, i nomi non mancano di certo ed i presupposti per mettere su un grande titolo c’erano sicuramente tutti.
Passando al titolo vero e proprio: Fairy Fencer F è cronologicamente collocato alcuni secoli dopo un leggendario scontro, quello tra una dea buona, chiamata Goddess, e un dio malvagio, il Vile God. La loro potenza fu divisa in circa cento diverse armi, chiamate Furie, che oggi alcuni individui speciali, i Fencer, cercano in quanto alcune leggende narrano che chiunque sarebbe riuscito a raccoglierle tutte avrebbe avuto la possibilità di vedere realizzato un suo desiderio, risvegliando una delle due divinità, ora sopite. Quasi per caso Fang, il pigro protagonista della vicenda, scopre di essere uno dei Fencer, estraendo una delle Furie da una roccia e risvegliando Eryn, lo spirito dell’arma e sua fedele compagna. I due allora decidono di mettersi in viaggio per raccogliere tutte le Furie e cercare di risvegliare le memorie di Eryn, la quale sembra aver perso ogni ricordo. Dal punto di vista del puro gameplay, il tutto si traduce, come tradizione della software house, in un JRPG a turni dove vanno scelte e migliorate accuratamente le diverse caratteristiche di ogni personaggio come gli abiti che indossano, le magie che possono utilizzare o le combo che possono innescare. Mano a mano che i membri del party (che si comporrà avanzando nella storia) proseguiranno nel loro sviluppo, essi saranno accompagnati dalle loro Furie, le quali si svilupperanno indirettamente a loro volta.

La schermata, pur presentando diverse opzioni, risulta comunque di facile lettura.
La schermata, pur presentando diverse opzioni, risulta comunque di facile lettura

Chi di spada ferisce…

Oltre ai soliti attacchi, che si distinguono in un attacco base, un attacco speciale e alcune magie, i diversi personaggi possono attivare una sorta di abilità speciale esclusiva dei Fencer. Al riempimento di una barra, infatti, essi possono essere letteralmente trafitti in piena pancia dalla loro Furia per attivare la cosiddetta modalità “Fairize” dove vengono sensibilmente aumentati i danni inflitti e viene attivato un letale attacco, altrimenti bloccato. Come se tutto ciò non bastasse, le diverse Furie possono essere anche combinate tra loro per ottenere effetti ancora più devastanti.
Duole constatare che un sistema abbastanza complesso come questo non sia necessario per proseguire tranquillamente nell’avventura, che risulta piuttosto semplice. Già dopo poche ore, infatti, i punti vita e magia dei diversi personaggi risultano molti di più rispetto a quelli degli avversari anche ignorando totalmente le sub-quest e, dunque, non preoccupandosi minimamente di “livellare”. Peccato.
Infine, i dungeon si suddividono in diverse aree popolate da nemici che il giocatore vedrà su schermo come accaduto negli ultimi Final Fantasy e che, dunque, potrà tranquillamente evitare, volendo. I dungeon presenteranno alcune semplici sezioni platform e potranno essere anche influenzati grazie ad alcune caratteristiche delle nostre Furie che ci potranno garantire bonus di attacco o di difesa o infliggere debolezze varie ai nemici, permanenti in tutto il livello di gioco che si sta affrontando.

Deve far male...
Deve far male…

L’eterno incompiuto

Compile Heart, negli anni, non si è mai distinta come una delle software house più attente al lato tecnico e questo Fairy Fencer F non fa eccezione. Ambientazioni quanto mai spoglie che almeno hanno la qualità di distinguersi l’una dall’altra, animazioni in-game macchinose e nemmeno troppo realistiche, condite da un frame rate inspiegabilmente instabile, rendono l’idea di un titolo tecnicamente troppo, veramente troppo indietro per essere un’esclusiva PlayStation 3 a generazione ormai conclusa da mesi.
A garantire a Fairy Fencer F il non proprio invidiabile titolo di eterno incompiuto ci pensa anche il fatto che non innova in nessun aspetto il genere di cui fa parte, nè si distingue per una sua caratteristica particolare, pur presentando, sia chiaro, buone idee di base. Il sistema di gioco, in sintesi, funziona egregiamente ma non presenta quella peculiarità che lo farà ricordare e distinguere dalla massa.

Non mancano alcuni clichè giapponesi come la donna combattente e... ehm... procace?!?
Non mancano alcuni clichè giapponesi come la donna combattente e… ehm… procace?!?

Proseguendo sulla linea del paragrafo precedente, anche la colonna sonora che accompagna le avventure del nostro Fang risulta gradevole ed orecchiabile, raggiungendo la sua vetta nel “theme” dell’attivazione della Fairize, ma mantenendosi, in generale, su livelli di gran lunga inferiori a quanto il maestro Uematsu ci ha abituato in passato.
Il gioco, totalmente in inglese, risulta, come praticamente tutti i lavori di importazione di NIS America, comprensibile a tutti coloro che riescono a padroneggiare un livello leggermente avanzato della lingua anglosassone e presenta, anzi, anche alcuni simpatici dialoghi in “slang”, utili a distinguere e capire il livello sociale dei diversi NPC che ci affideranno le missioni. Anche qui, però, non manca una nota dolente: alcuni dei dialoghi, seppur sottotitolati, non sono doppiati, denotando, anche in questo caso, un lavoro buono solo a metà.
La longevità del titolo è abbastanza alta e per completare l’avventura principale non si impiegheranno meno di 30 ore, lasciando poi ampio spazio a diverse sub-quest, alcune di esse, purtroppo, molto simili e ripetitive.

httpvh://youtu.be/Asb1BUf7sAs

Commento finale

L’idea che viene subito in mente giocando per qualche ora Fairy Fencer F e che io spero di avervi trasmesso in questa recensione è quella di un lavoro buono solo a metà. Il gameplay poggia su basi solide ma è poco sfruttato in quanto il tutto risulta troppo semplice e dunque molte meccaniche inutili da utilizzare; un comparto tecnico quasi indecoroso; una colonna sonora buona ma non ai livelli di un certo Uematsu, autore di veri e propri capolavori; un ottimo doppiaggio ma circoscritto solo ad alcuni dialoghi visto che in altri è totalmente assente, rendono il titolo un vero e proprio eterno incompiuto, appunto. Se non altro, la storia risuta appassionante dall’inizio alla fine, intervallata dal classico umorismo giapponese che rende meno pesante il tutto. In conclusione, Fairy Fencer F piacerà sicuramente a tutti coloro che hanno apprezzato i precedenti lavori di Compile Heart ma potrebbe sorprendere anche chi, soprassedendo sul comparto tecnico, praticamente mai punto di forza di questo genere di giochi, cerca un buon JRPG nè troppo semplice nè troppo complesso per immergersi nelle più classiche atmosfere nipponiche e JPOP.

7/10

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