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Il Signore degli Anelli La Guerra del Nord – Recensione

Developer: Snowblind Studios Publisher: Warner Bros
Piattaforma: PS3 Genere: Action/RPG Giocatori: 1-2 (1-3 Online) PEGI: 18

Sarebbe stato facile cominciare la recensione con l’inflazionatissima e celebre frase “Un Anello per domarli. Un Anello per trovarli. Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli…” ecc ecc, ma PlayStation Bit non è mica un sito come un altro, tanto meno i nostri utenti! Partiamo invece con un più saggio e sintetico riepilogo di quanto oggi un fan de “Il Signore degli Anelli” possa spupazzarsi, saltando da un medium all’altro. Tolkien pubblicò i tre romanzi (rispettivamente “La Compagnia dell’Anello”, “Le Due Torri” e “Il Ritorno del Re”) che compongono il ciclo fantasy in questione in due anni circa, dal 1954 al 1955 (a cui si può accostare qualche opera “minore” come “Lo Hobbit” e “Il Silmarillion”). In tempi decisamente più recenti abbiamo avuto la trasposizione cinematografica di tutta la trilogia, con risultati più che soddisfacenti, grazie all’ispirata regia di Peter Jackson e ad attori d’eccezione come Viggo Mortensen, Ian McKellen e Orlando Bloom. Passiamo quindi al mondo videoludico che è quello che ci interessa maggiormente: i vari giochi che hanno seguito le pellicole non sono mai riusciti a brillare particolarmente, con qualche discreto risultato ottenuto ai tempi de “Il Ritorno del Re”. Abbiamo avuto anche vari “spin-off”, tra cui quello dedicato a “Lo Hobbit” e “Il Signore degli Anelli La Terza era” su Playstation 2, ed il più recente (e mediocre) Il Signore degli Anelli: l’Avventura di Aragorn. Riuscirà La Guerra del Nord a portare ad una svolta?

È venuto da me, è mio! È la mia gioia… il mio Tessoro! [cit. Gollum]

Il gioco targato Warner Bros. e Snowblind Studio segue le vicende dei tre eroi di cui vi abbiamo spesso e anticipatamente parlato in molte delle news che hanno preceduto l’uscita de “Il Signore degli Anelli: La Guerra del Nord”, ossia Eradan il ramingo, Farin il nano e Andriel l’elfo donna. Nella conosciutissima (almeno da parte dei fan) locanda del “Puledro Impennato” avviene l’incontro tra i nostri e Aragorn, da cui scaturirà il dialogo che darà il “La” a tutto l’impianto narrativo. Senza spoilerare troppo, possiamo dirvi che Aragorn, come primo incarico, chiederà al giocatore di rallentare la presa del nemico nelle regioni a nord di Brea, la cittadina dove ha sede la suddetta locanda, appunto, e dove muoveremo i primi nostri passi, dal momento che il Re starà aspettando un gruppetto di Hobbit proveniente dalla Contea: non è necessaria una parola di più per farvi capire come Eradan e compagnia dovranno svolgere i propri compiti nello stesso arco temporale in cui libri e film sono ambientati.

Gli alleati NON brillano per l'Intelligenza Artificiale, come potete capire dall'immagine

Detto questo, e chiarite dunque le coordinate spazio-temporali, possiamo addentrarci maggiormente nelle dinamiche che vanno a comporre lo scenario di gioco. La Guerra del Nord offre al giocatore un certa libertà, anche se usare questa terminologia dopo quanto detto per Skyrim, appare quantomeno azzardato. Libertà nel senso che selezionando una località già visitata nella mappa, il giocatore sarà teletrasportato in quel punto e potrà tornare in posti già visti quando e come vorrà: per il resto, ossia per quanto riguarda la storia vera e propria, il percorso è per lo più tracciato, e solo qualche missione secondaria di poco conto potrà deviare il nostro cammino. La sensazione di essere su dei binari ben insediati rimane anche quando si vanno ad affrontare i livelli veri e propri.

A Brea e negli accampamenti che troverete durante il vostro cammino (riprodotti sottoforma di menù tridimensionali ridotti all’osso) potrete cercare nuove missioni parlando con gli abitanti del posto, aggiustare le vostre armature o comprare nuovi oggetti. Le altre location, come i Tumulicolli, sono quelle dove andrete a compiere le vostre missioni primarie, sconfiggendo boss e relativi sgherri ed acquisendo la necessaria esperienza per salire di livello. Le missioni tra l’altro sono affrontabili benissimo anche in compagnia di qualche alleato in carne ed ossa mediante il canale PlayStation Network, o anche in split screen: il tutto funziona piuttosto bene e senza nessuna traccia di lag, anche se nel complesso questa modalità aggiunge poco e niente, dal momento che andrete a ripercorrere le stesse esatte sequenze viste nella modalità offline.

Si campera di brutto, anche ne "Il Signore degli Anelli"

Vale spendere qualche parola a proposito del sistema di potenziamento: per quanto piuttosto semplificato dal momento che si tratta semplicemente di distribuire i punti abilità guadagnati – tre per livello – e “far crescere” l’albero delle mosse caratteristiche per ogni personaggio, risulta piuttosto convincente e capace di suscitare nel giocatore un certo orgoglio per la crescita del proprio eroe. Tutto ciò lo si deve a due motivi: innanzitutto il potenziamento è progressivo, ben calibrato e mai esagerato, il che rende molto più sensato e piacevole il tutto; in secondo luogo il miglioramento del personaggio è perfettamente sincronizzato con quello dell’equipaggiamento. E’ praticamente certo che chiunque apprezzi smanettare un po’ con i menù troverà in questo titolo una componente RPG capace di soddisfarlo senza impegnarlo troppo.

Conosco la metà di voi solo a metà e nutro per meno della metà di voi metà dell’affetto che meritate [cit. Bilbo]

Come ovvio, il fine ultimo di tutto questo processo non potrà che essere il campo di battaglia, ossia le sezioni dove le mani si menano, il cervello si spegne (almeno in teoria) e le botte da orbi volano. Sezioni che per la cronaca ricoprono la stragrande maggioranza del gioco: se qualcuno chiedesse di azzardare una percentuale, la risposta sarebbe un approssimativo 80%. Un pro e un contro, questo: un contro perché, come tutto il resto, il troppo stroppa, e un pro dal momento che mentre le fasi esplorative, come già detto, sono eccessivamente guidate e monotone, quelle di battaglia hanno il loro senso d’essere.

Deja-vu!

Il sistema di combattimento ricorda parecchio alla lontana, se dovessimo mai istituire un paragone, il FreeFlow Battle System pensato dai ragazzi di Rocksteady per il loro Batman (dopo un’affermazione del genere, sarà cosa buona e giusta scrivere da qualche parte il testamento, mi sa: a voi, utenti di PlayStatio Bit, ho deciso di lasciare la premiata coppia Thor e Mindjack, vogliatemi bene). Quello che voglio dire è che il gioco esorta indirettamente il giocatore a fare il maggior numero di colpi consecutivi di fila, così da entrare in Modalità Eroe, durante la quale infliggerete più danni, esattamente come per le combo del Cavaliere Oscuro. E’ presente anche un molto meno coreografico sistema di contrattacco che, anche se implementato diversamente, costituisce un’altra analogia da spartire con il pipistrello mascherato. Il sistema di combattimento de La Guerra del Nord, però, annoia ben presto, sicuramente prima delle dieci ore necessarie per completare l’avventura, poichè ci si ritrova a premere in continuazione – per troppo tempo – i tasti di attacco.

La presentazione visiva e sonora non brilla: la seconda non appare ispirata come potrebbe essere, visto l’universo di appartenenza del gioco in questione, e offre all’orecchio del giocatore una serie di melodie di accompagnamento di poco impatto, anche se piacevoli, così come il doppiaggio, evidentemente poco sentito dagli interpreti. Un discorso analogo può essere affrontato per la grafica: pur non distruggendo mai la retina del videogiocatore e mantenendo un ottimo frame rate, la resa generale non lascia nient’altro che un grande senso di indifferenza. La mancanza di dettagli e cura certosina che ci è capitato di notare in altri videogiochi, qui, semplicemente, non è pervenuta. Involontariamente la cosa crea quasi un clima di rarefazione durante i video (mossi, va detto, da una bella regia virtuale) sempre a causa di una scarsa cura dei dettagli e dalla pochezza del motore grafico che muove il tutto.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=yeIWF1sIqWk

A completare l’opera ci pensano qualche freeze e bug di troppo, che mi hanno impedito di proseguire l’avventura linearmente e mi hanno costretto ad “agganciarmi” alla partita di un altro giocatore per evitare di rifarmi tutto il gioco da capo, facendomi comunque perdere i progressi fatti nelle missioni secondarie. Senza scordarsi di banali errori di concetto, come l’impossibilità di cambiare personaggio durante la battaglia ma solo tra missione e missione: il fatto invoglia sì alla rigiocabilità, ma per tutta una serie di motivi sbagliati. Come se non bastasse, solo l’elfo può raccogliere gli ingredienti per creare nuove pozioni (?), così come solo il ramingo può scoprire certi segreti nascosti dai suoi simili, rinviando la possibilità di sbloccare e trovare certi oggetti solo in un secondo momento, anzi, in una seconda avventura, poiché non è possibile selezionare il checkpoint da cui ripartire. Un modo come un altro per forzare il fattore rigiocabilità.

Commento finale

Il Signore degli Anelli La Guerra del Nord non mancherà di accontentare i tolkeniani più puri (forse). Tutti gli altri si ritroveranno tra le mani un titolo in cui per prima cosa si eliminano avversari, poi si segue qualche corridoio, si riempono di botte altri nemici, forse si spacca la faccia a un boss e infine si torna nell’ultimo posto civilizzato visitato e si comprano armi e armature per la prossima battaglia. Audio e video sono ben lungi dall’essere eccellenti, ma non sono nemmeno da buttar via: molte cose non sfigurano ma di certo non fanno nemmeno brillare di luce propria questo spin-off, in mezzo alla massa di altri titoli disponibili. Per fortuna, la licenza dell’universo fantasy di Tolkien consente di avere delle fondamenta solide a livello narrativo, anche se una licenza, come ben saprete, da sola non può garantire la sufficienza e nemmeno cancellare pesanti difetti, su tutti una claustrofobica monotonia che contraddistingue La Guerra del Nord. Anche con tutta la buona volontà, la bocciatura è inevitabile.

5/10

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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