Primo PianoL.A. Noire - Recensione

L.A. Noire – Recensione

Publisher: Rockstar Games Developer: Team Bondi
Piattaforma: PS3 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18

Era il Luglio del 2005 quando, in una calda giornata estiva, il Team Bondi aveva annunciato a sorpresa lo sviluppo di L.A. Noire. Per tanti anni il progetto è rimasto nell’ombra più assoluta, fino a quando Rockstar non si è decisa a prendere le redini del progetto. Adesso L.A. Noire è finalmente disponibile in tutti i negozi di videogames, pronto a calarci nell’America degli anni 40: vediamo nel dettaglio come si è presentato questo promettente titolo.

Eroe di guerra

Cole Phelps è un detective dell’LAPD arruolatosi da poco nel dipartimento successivamente al suo ritorno dalla Seconda Guerra Mondiale, conflitto in cui si è distinto portando a casa una Stella d’Argento in riconoscimento delle sue coraggiose azioni sul campo di battaglia. Un passato tanto onorevole quanto ricco di dubbi, ricordi e preoccupazioni, che inevitabilmente andrà ad intrecciarsi con la sua carriera, portando alla luce vicende da troppo tempo sepolte nel dimenticatoio della Città degli Angeli. Il detective da noi interpretato mostrerà sin dall’inizio fortissime attitudini per il ruolo, ed i suoi successi lo porteranno a scalare le vette del dipartimento, trascinandolo dalla Omicidi fino alla Narcotici, e mettendo in evidenza lo strato di corruzione che permea le massime cariche della città, coinvolgendo il sistema politico-imprenditoriale di Los Angeles.

Tantissimi misteri popolano il passato del nostro detective

La storia principale di L.A. Noire è divisa in capitoli, ad ognuno dei quali viene associato un caso che dovremo risolvere grazie alla nostra astuzia ed il nostro spirito di osservazione. Questa struttura spezzettata, sebbene venga rilegata da una linea narrativa convergente scandita dai ricordi di Phelps, appare essere priva di mordente per gran parte dell’avventura se non nella fase finale, in cui si giungerà ad una tirata delle somme decisa e convincente. La mancanza di un unico caso chiave da affrontare durante lo svolgimento della storia si fa sentire, e tale limite è possibile notarlo soprattutto nel caso voi abbiate giocato Heavy Rain: permettendo questo paragone anche un po’ azzardato, nel titolo QuanticDream la narrazione riesce ad essere tanto coinvolgente per merito della centralità di un unico caso da risolvere, mentre in L.A. Noire si ha come l’impressione di trovarsi davanti ad una serie di sub-quest – anche un po’ ripetitive – da portare a termine nell’attesa della svolta finale. Cole Phelps riesce a diventare protagonista indiscusso dell’ordine losangeliano, mettendosi costantemente in discussione ed al servizio della giustizia, ma portando con sé diversi scheletri nell’armadio capaci di ostacolarlo pesantemente durante le indagini. Alcuni casi andranno riallacciandosi fra di loro con l’avanzare dell’avventura, e la presenza di così tanti personaggi ed eventi porta a confondere in diverse occasioni il giocatore, che rischia di trovarsi occasionalmente disorientato anche nei momenti più importanti della storia. Sia chiaro, la trama del titolo Rockstar è ben articolata e sicuramente coerente in tutte le sue parti, ma come già detto manca di un forte mordente in grado di dare quel tocco di classe che solo i grandissimi giochi hanno: tutti gli elementi della trama andranno a riallacciarsi in un finale da una parte chiaro e bello ma dall’altra parzialmente sbrigativo, lasciando un po’ l’amaro in bocca a chi si aspettava qualcosa di indimenticabile o quantomeno memorabile. Per fortuna la caratterizzazione dei personaggi è davvero di altissimo livello, e ciò permette di intrecciare legami interessanti tra Cole e diversi altri protagonisti delle vicende narrate: il risultato risulta comunque essere convincente e piacevole da seguire e da vivere.

Al servizio dell’innovazione

Il primo impatto con L.A. Noire è fortissimo: sin dai primi istanti di gioco ci si rende conto di essere davanti a qualcosa di nuovo, a cavallo tra presente e passato, tra classico e moderno. Per certi versi, la parte investigativa che caratterizza il gioco sviluppato dal Team Bondi può essere analizzata come fosse un’avventura grafica moderna, in cui nostro principale obiettivo è quello di interagire con gli elementi presenti nelle varie location, cercando ed analizzando prove nel tentativo di giungere alla verità. L’atmosfera che si respira è di altissimo livello e ci si sente veri detective nell’America degli ultimi anni ’40 per come cel’hanno raccontata libri e film. Camminando nella scena del crimine, il pad vibrerà se saremo nei pressi di un’oggetto da poter analizzare, e lo stesso suggerimento verrà offerto dalla colonna sonora, che in modo più che convincente andrà a modularsi per l’occasione. Dimenticate però l’inventario tipico dei punta e clicca di vecchia data: Cole appunterà tutti gli indizi nel suo elegante taccuino da cui potremo ottenere tutte le informazioni necessarie ad affrontare analisi ed interrogatori. Questi ultimi sono un altro cardine del gameplay di L.A. Noire, che grazie alla tecnologia MotionScan riesce ad arrivare dove nessuno era prima d’ora riuscito.

Le animazioni facciali sono spaventose!

Team Bondi ha messo su uno studio pieno di telecamere in cui, grazie anche all’ausilio ti trucco facciale ed un’accurata illuminazione, è possibile registrare in modo quanto mai realistico le espressioni facciali degli attori coinvolti nella recitazione. Sì, proprio attori, perchè sono personaggi famosi del cinema (e specialmente delle serie TV) – ad esempio John Noble – che hanno partecipato al casting di partecipazione a L.A. Noire. Il risultato è davvero stupefacente e, a proposito di telefilm, mentre osserverete i vostri interlocutori nel tentativo di smascherare la loro presunta colpevolezza vi sentirete un po’ Cal Lightman con il suo svelto occhio in grado di percepire le micro-espressioni facciali. Durante gli interrogatori sarete armati del già citato taccuino, e potrete selezionare il topic di cui parlare: l’uomo dall’altra parte del tavolo darà una risposta alla domanda da voi posta, e a quel punto dovrete decidere se credergli, dubitare della sua versione, o accusarlo di aver detto una menzogna. Nell’ultimo caso, a favore della vostra posizione dovrete tirare in ballo una prova emersa nel corso delle indagini, altrimenti non riuscirete a mettere all’angolo l’interlocutore.

Da questo sistema però emergono alcuni problemi, il più grande dei quali è relativo alla distinzione tra le prime due scelte adottabili nel corso dell’interrogatorio: poiché dovrete basarvi solo sul vostro intuito, sull’espressione di chi vi sta di fronte e sulle generali circostanze, non sarà affatto facile scegliere l’opzione giusta, e Cole risulterà ogni tanto troppo aggressivo rispetto a quanto vi sareste immaginati scegliendo di dubitare. Da un lato questo contribuisce a rendere l’interrogatorio più imprevedibile e meno elementare, ma dall’altro può risultare frustrante e non conforme al tono da noi ipotizzato. Il giocatore può anche sfruttare alcuni punti aiuto per semplificare le indagini, ma il consiglio spassionato è quello di non utilizzarli e provare ad andare avanti senza queste armi ‘sporche’. Le indagini comunque saranno abbastanza libere, ed in base agli elementi raccolti nel corso del caso nasceranno risvolti differenti ed imprevedibili: il sistema funziona molto bene, ma dispiace constatare come non sia stata rimossa la fatidica schermata di Game Over, elemento vecchio e datato soprattutto nell’ottica di un’esperienza di gioco che va modellandosi in base alle nostre scelte. Nel corso di un caso, infatti, in seguito alla mancata confessione da parte degli indiziati, il gioco si è fermato, mostrando su schermo “Caso Fallito: non hai portato a termine con successo gli interrogatori”: davvero un punto poco convincente del gioco.

Aaron Staton ha offerto volto e fisionomia a Cole Phelps

Chi è invece legato alle tradizioni e non vuole azzardare l’acquisto di un titolo esclusivamente investigativo, potrà contare sulla parte ‘classica’ di L.A. Noire, in cui vengono offerti i vari clichè a cui ci ha abituato l’industria per tantissimi anni: per le fasi TPS con sistema di copertura – tanto desiderate da chi ha gusti meno raffinati, ma soprattutto necessarie per spingere le vendite di un gioco tripla-A – il team di sviluppo ha pensato bene di concedere al giocatore munizioni illimitate per la pistola, in modo tale da rimuovere la famosa ‘corsa verso il cadavere del nemico’ e rendendo l’esperienza più gradevole. A queste sezioni, assai più rare delle fasi investigative, si aggiungono i bellissimi inseguimenti a piedi, che riusciranno a trascinarvi con forza nell’atmosfera poliziesca attorno a cui gira L.A. Noire. Anche gli inseguimenti in macchina faranno la loro buona comparsa, con tanto di sirena, collega sul posto passeggero pronto a sparare e tanta musica jazz. Il free-roaming offerto dal gioco, rispetto alle altre produzioni Rockstar, è abbastanza diverso: Los Angeles è costantemente viva, ancorata ai suoi caratteri che da sempre la contraddistinguono e ricreata con maniacale attenzione, ma l’azione del giocatore viene limitata dalle scelte morali che pone il gioco: investire pedoni ed agire in modo scorretto vi porterà al game over, spingendovi ad assumere un comportamento degno del miglior detective di Los Angeles. Ogni tanto, tra uno spostamento e l’altro, vi capiterà di ricevere una chiamata dalla centrale, e sarà vostro compito quello di riportare l’ordine in alcune aree della metropoli.

Commento finale

Come già evidenziato, la marcia in più su cui può contare L.A. Noire è l’atmosfera che è stata ricreata dal team di sviluppo, capace di immergervi con prepotenza nel vivo dell’azione. L.A. Noire è un buon titolo che va premiato per le innovazioni che inevitabilmente andranno ad influenzare l’industria videoludica nel suo insieme. Una trama ben articolata ed un personaggio carismatico sono al centro dell’opera, ma al gioco – ostacolato anche da una rilevante ripetitività di fondo – manca la famosa ‘scintilla’, quella scintilla che riesce a far entrare un grande titolo nell’olimpo videoludico. In ogni caso, le ottime vendite portano facilmente a pensare che un sequel verrà realizzato nel futuro, ed il team di sviluppo potrà far tesoro dei feedback ricevuti per creare un’avventura ancora migliore.

8/10

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Alex Camilleri
Fondatore e admin. Nel lontano 2008 apre UPSBlogIt, un blog personale dedicato al mondo PlayStation. Il progetto cresce rapidamente ed evolve dopo tanti anni in PlayStationBit. Adesso sviluppa videogiochi.