Primo PianoLa Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor - Recensione

La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor – Recensione

Publisher: Warner Bros. Interactive Entertainment Developer: Monolith Productions
Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS3) Genere: Action/Adventure Giocatori: 1 PEGI: 18

La serie di videogiochi dedicata all’universo tolkeniano de “Il Signore Degli Anelli” ha sempre avuto una discreta fortuna, nell’universo videoludico, ma mai troppa. O, almeno, mai quanto ne avrebbero voluta i fan del noto scrittore, venuto alla ribalta in tempi recenti grazie al successo cinematografico della trilogia girata da Peter Jackson. Le cose sono però destinate a cambiare: qui sotto, infatti, troverete i buoni motivi per cui l’Ombra di Mordor, un titolo inizialmente solo promettente ma troppo simile ad Assassin’s Creed, può essere ritenuto, per certi versi, un capolavoro assoluto che brilla di luce propria.

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Esiliato dalla morte

Dell’Ombra di Mordor ve ne avevamo già parlato abbondantemente, grazie al duplice incontro con gli sviluppatori, i ragazzi di Monolith Productions (F.E.A.R., Condemned), prima a Colonia e poi a Milano. Facciamo comunque il punto della situazione per chi non ci segue sempre, almeno a livello narrativo. Il videogioco è ambientato tra la trilogia de “Lo Hobbit” e quella de “Il Signore degli Anelli”, e segue le peripezie di Talion, Ranger di Gondor, posto a guardia del Cancello Nero di Mordor, la cui famiglia viene crudelmente uccisa dai seguaci di Sauron. A morire, però, non saranno solo la moglie e il figlio del nostro, ma anche lui stesso. Un po’ come succedeva in Murdered: Soul Suspect, il protagonista muore nella realtà ma non riesce a raggiungere il mondo ultraterreno: ovviamente i motivi per cui Talion, interpretato e doppiato da Troy Baker, e Ronan O’Conner sono stati “esiliati” dalla morte, sono assolutamente incompatibili tra loro, così come del resto gli effetti di questa “dipartita a metà”. Il nostro temibile Ranger infatti non si trova a vagare per una specie di limbo: al contrario ottiene il supporto di un preziosissimo alleato, Celebrimbor, di cui non specificheremo l’identità, sebbene sia stata mostrata in qualche trailer, nel caso in cui non vogliate incorrere in spoiler.

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Talion e Celebrimbor sono divisi da secoli tra loro, ma si ritrovano ora riuniti e “costretti” a doversi dare man forte l’uno con l’altro, per capire il motivo per il quale gli è toccato in sorte tale destino. L’obiettivo del primo è quello di cercare vendetta e vendicare il torto subito, legato allo sterminio della propria famiglia, mentre il secondo è stato colpito da una forte amnesia, e sarà mosso dal desiderio di scoprire la propria storia ed identità, grazie al ritrovamento di antichi manufatti. A separarli dalle proprie mete ci saranno, innanzitutto, una marea di orchi, caragor e troll, senza scordarci qualche comprimario decisamente più illustre quale è Gollum, certamente uno dei personaggi più intriganti partorito dal mondo del cinema negli ultimi tempi. La trama, come avrete dedotto, risulta essere interessante e capace di suscitare l’interesse del videogiocatore, anche se paga un po’ la forse eccessiva libertà data al giocatore di intraprendere a volte a proprio piacimento l’ordine delle missioni: un maggiore script avrebbe certamente garantito un intreccio più nitido e magari anche omaggiato di qualche colpo di scena in più.
Sia come sia, il punto forte dell’Ombra di Mordor non è certamente la trama, pur essendo questa più piacevole di quella di tanti altri titoli dal taglio fortemente cinematografico e narrativo. Quello che vi farà impazzire di questo titolo sarà il gameplay, divertentissimo, solido, bilanciato e con meccaniche che rasentano la perfezione.

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Il tanto accennato paragone con Assassin’s Creed ci sta fino ad un certo punto. Le somiglianze con il titolo Ubisoft sono riscontrabili soprattutto nella fase esplorativa, puramente “free roaming”. Sparse per questa porzione della Terra di Mezzo troverete infatti diverse missioni primarie, secondarie o sfide per acquisire abilità ed esperienza, così come delle torri da scalare per abilitare il viaggio rapido da una zona all’altra (impossibile non fare un parallelo con i punti sopraelevati utili per la “sincronizzazione”). Per il resto, stiamo parlando di due titoli completamente diversi. Nell’Ombra di Mordor gli scontri sono infinitamente più divertenti. Niente battaglie “a turni”, da queste parti: al massimo, in questo campo i ragazzi di Monolith si sono richiamati ai colleghi di Rocksteady, visto che il sistema di combattimento è simile a quello visto ed apprezzato nella serie Batman Arkham. “Quadrato” per attaccare, “Triangolo” per il contrattacco, “X” per le schivate e così via. Ovviamente ci sono le opportune differenze: alla pressione di “Cerchio” Talion non lancerà un Batarang, semmai ricorrerà al potere “prosciugante” dello spettro Celebrimbor, utile per guadagnare del potere da usare poi nelle relative abilità speciali. In ogni caso, il risultato è riuscitissimo, parola del sottoscritto.

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Al fianco delle sezioni di combattimento, troviamo quelle “stealth”. Anche in questo caso, l’Ombra di Mordor ci è parso decisamente più curato rispetto al brand di Ubisoft (che però sembra volere invertire la tendenza con Assassin’s Creed Unity), soprattutto per gli effettivi, numerosi approcci con cui sarà possibile assalire una roccaforte di orchi oppure evitare uno scontro faccia a faccia con terribili bestie selvatiche. Liberare caragor, sfruttare le mistiche abilità di Celebrimbor, colpire un alveare di enormi mosche o barili incendiari con il vostro arco, saranno solo alcune delle diverse opzioni che potrete adottare nel momento in cui pianificherete una vostra strategia. Se proprio volessimo trovare un difetto, questo sarebbe certamente  un’Intelligenza Artificiale degli orchi, soprattutto, non brillantissima, ma è anche vero che, vista la mole enorme di nemici presenti, se fossero stati eccezionalmente furbi, sarebbe stato quasi impossibile procedere. L’Ombra di Mordor, infatti, è un gioco per niente semplice, e un approccio troppo “leggero” alla sessione di gioco vi porterà a morte certa, per quanto la quasi totalità del gioco sia affrontabile a totale discrezione del giocatore, che potrà scegliere la furtività o, più ignorantemente, affrontare a spada tratta centinaia e centinai di nemici.

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V per Vendetta

A rendere la Terra di Mezzo “pulsante” ed estremamente interessante da esplorare, è anche e soprattutto il Nemesys System. Si tratta di un insieme di relazioni che riguarderà i diversi capi-orchi, e che potrete consultare dal menù principale. Alleanze o sentimenti di rancore profondo infatti riguarderanno anzitutto voi: nel caso in cui dobbiate sconfiggere un comandante con un grado di Potere particolarmente alto, per agevolarvi le cose potreste fare fuori prima i suoi alleati o guardie del corpo, con l’obiettivo di farlo rimanere solo e dunque renderlo più vulnerabile.

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Oppure, vi si presenteranno situazioni altrettanto interessanti, nelle missioni secondarie segnate in rosso (e dunque legate al Nemesys System): ad esempio, vi potrebbe capitare di imbattervi in un agguato teso da un sottoposto al proprio superiore per prenderne il posto. Starà poi a voi decidere cosa fare, perché anche in questo caso l’Ombra di Mordor è incredibilmente versatile: stare ad aspettare che uno prevalga sull’altro, liberare un caragor o scendere in campo per velocizzare i tempi sono tutte scelte che potrete adottare.
Notevolissimo, variegato ed appagante risulta anche il sistema di crescita del personaggio: oltre alle abilità acquisibili da Talion e Celebrimbor tramite appositi Punti Abilità (intelligentemente distribuite a seconda di quanti progressi avete fatto nella storia principale e quanto Potere avete guadagnato), sarà possibile potenziare anche i tre principali “attrezzi del mestiere”, ossia spada, arco e pugnale, attraverso diverse Rune a cui potrete accedere con l’uccisione dei comandanti orchi: più forte è il comandante, più benefici porterà la Runa alle vostre armi.
E’ veramente impressionante come i ragazzi di Monolith siano riusciti a creare un universo di gioco così vasto e sfaccettato, e allo stesso tempo, grazie ad una cognizione di causa e ad una chiarezza di idee nel concepire il titolo assai elevata, così poco dispersivo e ben organizzato.

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Ogni vostra azione, sia essa legata alla trama principale, ad una missione secondaria (di esplorazione, di combattimento, furtiva: ce ne sono per tutti i gusti) o al Nemesys System, è comodamente implementata nell’interfaccia e nei menù di gioco, in modo tale che possiate riprendere l’Ombra di Mordor a distanza di tempo da una sessione di gioco all’altra.
Per quanto riguarda la longevità, la durata del titolo si attesta sulla quindicina di ore nel caso in cui andiate dritti e spediti verso la conclusione del gioco, ma nel caso in cui vi dedichiate alle varie subquest (cosa estremamente consigliata), il valore raddoppia tranquillamente. Il comparto visivo del titolo è assolutamente soddisfacente e brilla per fluidità, così come buono è quello sonoro, su cui, nella nostra anteprima, avevamo espresso qualche dubbio, specie per quanto riguarda il doppiaggio dei personaggi non principali. In realtà, ad una prova approfondita, anche quello di questi ultimi risulta curato e credibile. Sempre a livello sonoro, impossibile non citare almeno alcune raffinatezze implementate dagli sviluppatori: il DualShock 4 infatti emetterà sonoramente dei dialoghi legati al passato di Talion, durante i caricamenti, oppure degli pseudo-ruggiti di caragor nel momento in cui li userete per distrarre i nemici, grazie ai poteri di Celebrimbor.

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Commento finale

Titolo solido, vasto e divertente come non se ne vedeva da un pezzo, La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor è un videogioco da avere al più presto, preferibilmente in versione next-gen, siate voi fan o meno di Tolkien. Il “pericolo” che assomigliasse un po’ troppo ad Assassin’s Creed nelle fasi free roaming e alla serie Batman Arkham in quelle di combattimento si è sciolto come neve al sole. Non c’è veramente altro da aggiungere: un capolavoro (non) annunciato ma tranquillamente definibile come tale. Con buona pace di Destiny e del suo hype.

9/10

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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