Primo PianoRecensioniBrink - Recensione

Brink – Recensione

Publisher: Bethesda Softworks Developer: Splash Damage
Piattaforma: PS3 Genere: FPS Giocatori: 1 (Online: 2-16) PEGI: 16

Con il necessario ritardo dovuto alla permanenza offline del PlayStation Network, siamo finalmente pronti per dire la nostra su Brink, titolo di punta Bethesda realizzato dal team di sviluppo Splash Damage. Arrivato nei negozi italiani lo scorso 10 Maggio, ha già fatto parlare molto di sé, conquistando le classifiche di vendita ed affollando i server.

Ark: città senz’anima

In un futuro non troppo lontano sulla Terra viene costruita Ark, la prima città totalmente eco-efficiente grazie alla quale tutti i governi del pianeta puntano ad affrontare la crisi energetica che sta colpendo ogni zona del globo. Purtroppo però, questo piano fallisce miseramente in seguito al surriscaldamento del pianeta che inevitabilmente ha portato allo scioglimento dei ghiacciai ed al conseguente innalzamento del livello dei mari. E’ così che Ark diventa la città galleggiante àncora dell’umanità: unico posto in cui gli uomini possono rifugiarsi per sopravvivere, inizialmente i suoi cancelli vengono aperti a tutti nella speranza di offrire salvezza a quanta più gente possibile. La mancanza di controlli porta però al sovrappopolamento della città, e ben presto il governo decide di tagliare Ark in due parti. Passano anni e la situazione non fa che peggiorare: da un lato abbiamo le forze della Sicurezza che vogliono mantenere l’ordine totale e rigoroso nella città, dall’altro c’è la Resistenza che, costretta a vivere in miseria e scarse condizioni igieniche, ha intenzione di annientare gli avversari e andare alla ricerca di altri superstiti in giro per il mondo.

Ark: la capitale del futuro

Un bell’incipit, starete pensando. Peccato però che da queste poche righe non nasce nulla. Basta infatti arrivare al menù principale per capire prestissimo che Brink non ha una storia da scoprire, non ha personaggi da conoscere, non ha profondità di background. Quello che dovevate sapere vi è stato spiegato nei pochi minuti di introduzione, e questo vi deve bastare. La modalità “campagna” di Brink altro non è che un insieme di partite multiplayer in cui, al posto di utenti veri, dovrete affrontare tanti burattini nelle mani dell’intelligenza artificiale. Niente personaggio principale? Niente. Niente cattivone di turno? Nemmeno. Brink – possiamo dirlo – manca di una componente singleplayer valida o quantomeno studiata. Potremo solamente scegliere la nostra fazione e decidere se affrontare 8 missioni dalla parte della Sicurezza, o 8 dalla parte della Resistenza. Queste, come vedremo tra un po’, consisteranno semplicemente in una serie di obiettivi standard iterati nel corso del gioco, per cui dimenticate momenti dalla forte carica adrenalinica, e preparatevi per una successione di eventi banale e telecomandata.

Guerra frenetica

Buttando quindi rapidamente nel dimenticatoio la parte singleplayer di Brink, davvero poco curata se teniamo conto del tempo totale impiegato per sviluppare il gioco, andiamo ad analizzare il cuore pulsante del titolo firmato Splash Damage, ovvero l’esperienza di gioco online. Iniziando dicendo che si nota a primo impatto come il team di sviluppo sia rimasto legato alle proprie origini, poiché in Brink non vi è traccia di scontri a lunga gittata: le mappe sono costituite da ambienti stretti, lunghi corridoi e piccole stanze, il che porta automaticamente a scontri più affannati e ad un aspetto tattico in genere poco ragionato. Una volta gettati sul campo di battaglia avrete una certa liberta di azione: tramite un’apposito menu radiale potrete visualizzare tutti gli obiettivi attivi, e selezionare quello che più vi interessa. Essi saranno differenti a seconda della classe da voi scelta: Brink vi permette di essere soldati, ingegneri, spie o medici. Ognuno di questi ruoli modificherà, come già detto, gli obiettivi indicati nel menu contestuale. La spia potrà individuare mine lasciate a terra dagli avversari, potrà hackerare alcuni dispositivi di sicurezza, o ancora mascherarsi da nemico; l’ingegnere potrà montare torrette di sicurezza e aggiustare altri dispositivi; il medico dovrà prendersi cura del team distribuendo medikit e siringhe per la rianimazione; il soldato potrà fornire munizioni ai compagni e sarà più orientato per la difesa e l’attacco di determinati target.

Due contro uno: chi avrà la meglio?

Le varie classi, bisogna dirlo, sono equilibrate abbastanza bene e, al fine di porre in primo piano il perseguimento degli obiettivi, il gioco assegna meno punti esperienza per le uccisioni. Se in un certo senso questo meccanismo funziona, dall’altro c’è la struttura delle mappe che ostacola il piano originale del team: qualsiasi classe voi scegliate, vi troverete ad effettuare una corsa spasmodica verso l’obiettivo, provando a fare strage di nemici e – troppo spesso – finendo uccisi nel tentativo di portare a termine la missione. Tutta l’enfasi che era stata posta sul gioco di squadra in realtà combacia semplicemente con le normali dinamiche di gioco: senza bisogno di una collaborazione così studiata, una delle due forze riesce ad avere la meglio sull’altra fino al completamento della missione. In altri giochi ci si sente realmente parte integrante di un team, mentre in Brink si ha più l’impressione di trovarsi in mezzo ad una mischia in cui trovare buoni e cattivi. Per quanto riguarda il sistema di crescita del personaggio, ogni volta saliti di livello si guadagneranno monete da spendere nell’acquisto di diverse abilità speciali per ogni classe, che permetteranno di dare il necessario spessore agli scontri tra Sicurezza e Resistenza. Analizzando infine la fase shooter, non convincono del tutto le hitbox e ogni tanto si ha impressione che i colpi facciano cilecca senza motivo – forse anche poiché la filosofia del “one shot one kill” viene sostituita dall’integrazione delle barre energia in stile RPG – . Dal punto di vista meramente tecnico, Brink non si pone come pietra miliare dell’industria e, anzi, risulta un po’ rozzo in certe sezioni. Il netcode ha un po’ di problemi relativi al lag, ma giorno dopo giorno Splash Damage lavora sodo per sistemare il tutto e la situazione migliora a vista d’occhio.

Personalizzazione e sistema SMART: la marcia in più

Sia chiaro: sebbene ci siamo focalizzati sugli aspetti che più ci hanno lasciati perplessi, bisogna dire con molta franchezza che l’esperienza online di Brink funziona sufficientemente bene. Il suo limite è un’eccessiva linearità e ripetitività che potrebbe scoraggiare tutti coloro i quali siano alla ricerca di qualcosa di più complesso. Il team Splash Damage ha però lavorato con attenzione su due aspetti che, nonostante non influiscano drasticamente sul gameplay, dovrebbero essere presi come esempi dalle produzioni future dell’industria. Iniziamo analizzando l’editor del personaggio: Brink permette di modificare tantissimi caratteri del nostro alter-ego virtuale, iniziando dai tratti fisionomici, passando per i vestiti, i tatuaggi e gli accessori, offrendo una varietà di scelta forse tra le migliori che un FPS ci abbia mai concesso. Alle modifiche estetiche si affiancano quelle dell’armamentario, anche queste molto profonde ed interessanti: le decine di armi disponibili saranno caratterizzate da diverse statistiche modificabili grazie all’integrazione di modificatori ed estenzioni in grado di aderire al meglio allo stile di ogni giocatore. Interessante anche constatare l’importanza che è stata attribuita al cambio-arma, evento che sarà quanto mai importante in Brink: una volta consumato il caricatore sarà fondamentale cambiare arma piuttosto che aspettare il rifornimento di munizioni, fattore che tende a premiare il giocatore con maggiore esperienza e migliore padronanza del gioco. Insieme a quest’ultimo, altro aspetto le cui radici finiscono per raggiungere il fulcro del gameplay di Brink è la stazza del personaggio: un personaggio robusto sarà meno veloce ma più volto all’offensiva, mentre chi è affezionato a dinamiche più equilibrate potrà scegliere un personaggio di stazza normale le cui caratteristiche saranno ben bilanciate tra di loro. Chi invece vuole sfruttare a pieno l’altra caratteristica innovatrice di Brink, ossia il sistema S.M.A.R.T., potrà optare per un personaggio snello in grado di muoversi molto rapidamente negli spazi delle mappe a discapito di una minore resistenza ai colpi.

Proprio come la pubblicità dell'olio Cuore!

Smooth Movement Across Random Terrain, ovvero “movimento fluido su terreni casuali” è – in breve – la sintesi chiave della più innovativa idea partorita dal team di sviluppo londinese. Premendo il tasto L2 il nostro personaggio comincerà a correre e, al contrario di quanto accade in tutti gli sparatutto in prima persona, non si bloccherà trovandosi di fronte a piccoli ostacoli: l’analisi intelligente della mappa ci consentirà di saltare automaticamente barricate, di aggrapparci su alcune sporgenze e, nel caso avessimo scelto la stazza snella, di effettuare veri passi da parkour. Tutto funziona molto bene, e affiancando il tasto di salto e scivolata è possibile dar vita a corse fluide e ben orchestrate. Il sistema S.M.A.R.T., paradossalmente, trova però il suo limite più grande in Brink stesso: in nessuna mappa è necessario eseguire corse forsennate, e l’utilizzo di queste acrobazie non sembra fondersi a dovere con l’anima del gioco. Un peccato come una meccanica tanto intelligente e nuova possa essere bruciata in partenza dalla struttura del gioco. Va comunque apprezzato il tentativo di offrire qualcosa di nuovo all’industria, obiettivo che non tutti i team di sviluppo hanno il coraggio di porsi.

Commento finale

Brink è un gioco che va premiato per le sue nuove idee, ma non può accedere alla schiera dei titoli più importanti dell’attuale gen a causa di limiti troppo evidenti nella fase offline del gioco, complice un’intelligenza artificiale davvero scadente ed una ripetitività non sottovalutabile. Un titolo che online riesce a divertire chi non pretende troppo e non ha un palato fine, ma sicuramente un gioco che non riesce a convincere a pieno gli amanti del genere. Se l’intenzione era quella di affermarsi come titolo di punta, l’obiettivo non è stato centrato.

7/10

Articoli correlati

Alex Camilleri
Fondatore e admin. Nel lontano 2008 apre UPSBlogIt, un blog personale dedicato al mondo PlayStation. Il progetto cresce rapidamente ed evolve dopo tanti anni in PlayStationBit. Adesso sviluppa videogiochi.