Piattaforma: PS3 Genere: RPG Giocatori: 1 PEGI: 18
Diario del viaggiatore: “Sono troppo stanco per aprire gli occhi, ma percepisco del calore umano vicino a me. Sento che ci stiamo muovendo. E’ il lento roteare delle ruote del carro in cui mi trovo, interrotto dal singhiozzo straziante delle fruste che si abbattono sulle schiene dei cavalli, per mano del cocchiero. Con uno sforzo immane alzo le palpebre. Vedo tutto sfocato. Qualcuno mi rivolge la parola, ma rispondere è fuori di discussione. Annuisco lentamente, è l’unica cosa che posso fare. Malgrado sia coperto da qualche straccio, un respiro di vento gelido riesce a sfiorarmi la pelle. Ma sono talmente esausto da non volere nemmeno cercare ulteriore riparo. Più che al freddo, dovrei tentare di ribellarmi al destino: mi stanno portando dal carnefice, per un’esecuzione capitale. Per favore. Non riesco ad alzare il capo per dare una, forse ultima, occhiata al cielo, figurarsi se sono capace di intentare una ribellione contro il fato. E’ tutto d’un azzurro così bello e chiaro, comunque, lassù…”
L’inizio della fine
E’ questo, più o meno, quanto potrà apprezzare chi deciderà di affrontare Skyrim, il titolo di Bethesda a cui la definizione “gioco di ruolo” sta davvero stretta. Si parte forte, sin da subito, riducendo al minimo ogni introduzione e buttando il giocatore nella mischia in men che non si dica. Sarà cosa buona e giusta, però, fare un piccolo riepilogo di quanto sto per recensire, casomai qualcuno si fosse rinchiuso in qualche bunker antiatomico con un po’ troppo anticipo rispetto a quanto previsto dal calendario Maya.
Ci troviamo a Skyrim, regione settentrionale di Tamriel, l’immenso continente in cui tutta la saga di “The Elder Scrolls” ha visto la luce, duecento anni dopo rispetto a Oblivion, capitolo ambientato a Cyrodill. L’impero, l’autorità che a lungo ha spadroneggiato sul globo, è sull’orlo del collasso per via di una pesante crisi politica che ha indotto le provincie a rivendicare la propria autonomia, risvegliando vecchi rancori sopiti. Come se tutto ciò non fosse abbastanza, un immenso e misterioso drago ha fatto la sua comparsa, sconvolgendo la popolazione e mettendo a repentaglio la vita di ognuno: tanto per cambiare, solo uno potrà sconfiggerlo, Dovahkiin, ossia “Sangue di drago”, che, guarda un po’, dovremo impersonare proprio noi. Sono proprio i draghi a costituire il cuore delle vicende narrate, come avrete già intuito se vi siete interessati al marketing del gioco seguendo le nostre news o attraverso la visione di trailer: un bel passo in avanti – anzi due o forse tre – rispetto ai cancelli da chiudere del vecchio capitolo, ne converrete.
In pieno stile Bethesda (e lo sa bene chi ha giocato agli altri The Elder Scrolls o agli ultimi Fallout), potremo plasmare a nostro piacere l’eroe che andremo a controllare, scegliendo nome, razza e tratti somatici. Se è vero che l’editor propone differenze per lo più estetiche, è altrettanto vero che il gioco sin da subito ci mette davanti ad una prima, fondamentale scelta, imponendoci di selezionare una razza tra le circa dieci disponibili, differenziabili in tre categorie ben definite: umana, elfica e bestiale. Come logico, questa scelta comporterà le consuete variazioni a livello di parametri (gli umani prediligono il corpo a corpo, gli elfi le magie e le bestie la furtività, almeno tendenzialmente), oltre che di mosse effettive (i Khajiit, degli enormi felini, potranno usare gli artigli, gli Elfi potranno chiamare a sé gli animali in prossimità durante uno scontro, e così via).
Niente comunque sarà compromesso se ad un certo punto della vostra avventura deciderete di virare le vostre abilità inizialmente votate al corpo al corpo verso la magia o le evocazioni, ad esempio: non otterrete gli stessi risultati perseguiti da un maestro del settore, ma Skyrim non tarperà mai veramente le ali alla vostra ambizione, anche perché, diciamocelo, affrontare dei giganti o dei mammut con una tattica orientata al corpo a corpo non è che sia poi proprio sinonimo di acume: un minimo di competenza e varietà da parte del giocatore non è dunque solo consigliata ma addirittura richiesta dal gioco.
Il gioco, ancora una volta per quanto riguarda il brand, risulta infinitamente migliore se giocato in prima persona, per quanto la terza sia comunque ancora selezionabile. E’ uno di quei chiodi fissi, come la possibilità di salvare in ogni istante e di cambiare difficoltà di gioco quando si vuole. Gli sviluppatori sembrano fare di tutto per indurre il giocatore a vivere l’avventura con gli occhi del personaggio principale: se infatti deciderete di portare la telecamera alle spalle del giocatore, perché la visuale in prima persona proprio non la potete sopportare, noterete che le animazioni, per quanto lievemente migliorate rispetto al passato, sono ancora qualcosa a malapena definibile come decente. Sembra che la sagoma del nostro sia stata incollata sullo schermo del televisore, con l’insistente sensazione che non possa incidere veramente sul mondo di gioco esplorabile.
Homo faber fortunae suae
Un mondo esplorabile che, per inciso, è vastissimo, e non poteva essere altrimenti visti i precedenti nel curriculum vitae di Bethesda. Se si dà un occhio alle dimensioni in dati numerici, ci si rende comunque conto che il terreno esplorabile non è poi tanto più grande rispetto ad Oblivion, anzi, la superficie è pressoché identica (stiamo parlando di circa 41 chilometri quadrati).
Nel complesso, però, Skyrim, la regione contraddistinta da un immenso deserto congelato, una roba con cui la Findus andrebbe a nozze, risulta meglio strutturato e più armonico: tutto sembra dannatamente reale e credibile se esplorato a piedi così come a cavallo – anche se i più pragmatici potranno sempre fare affidamento sullo spostamento rapido. Le aree naturali sono piacevolissime da esplorare, mentre quelle urbane offrono una mezza infinità di quest e sub-quest da completare: è praticamente impossibile che vi ritroviate senza qualcosa da fare, in Skyrim. La cosa all’inizio è quasi disorientante, perché basta mettere fuori mezzo mignolo dal filone di missioni principali e le richieste di aiuto vi sommergeranno: starà poi a voi decidere se continuare la vostra missione, oppure affrontare un’oscura grotta ricolma di tesori e nuovi poteri da apprendere, o ancora dare una mano alla povera donzella bisognosa di una zanna di mammut oppure importunata da qualche fanciullo un po’ troppo vivace – perché sì, capita anche questo.
E’ anche vero che per combattere bisogna essere ben preparati, dunque eccoci qui alla ricerca dei malefici artefatti daedrici necessari per migliorare le nostre potenzialità, oppure alla ricerca di ferro, da potere usare al fine di rifinire le nostre armi e qualche rivestimento un po’ troppo sgualcito. Senza scordarsi delle pozioni rigeneranti! Ma perché dobbiamo necessariamente spendere soldi quando abbiamo a nostra disposizione un tavolo da alchimista, a cui il Piccolo Chimico non fa che un baffo? Certo, dopo tutto questo tran tran sarà bene darsi una calmata, andando a bere un po’ di idromele all’osteria… Ma forse sarà meglio comprarci una bella casa per passare un po’ di tempo insieme alla nostra consorte. Sarebbe bello mettere su famiglia e lasciar perdere questi rompiscatole: che se lo salvino da soli, il loro mondo!
La cosa potrebbe andare avanti all’infinito, ma mi sembra sufficiente quanto scritto qui sopra per dimostrarvi che tutto è stato bilanciato con cura certosina e perfetto equilibrio in un continuo e sensatissimo rapporto di cause ed effetti, trascinando il giocatore in un circolo vizioso da cui non è possibile uscire. Per fortuna, i menù risultano chiari ed accomodanti, dando quindi una grossa mano (o zampa, a seconda della razza selezionata all’inizio) al giocatore e non lasciandolo mai in balia di sé stesso. “Per fortuna”, aggiungo, perché poi chi ci pensa alla battaglia, con tutte le insidie che capiterà di trovare? Battaglie che nemmeno a dirlo costituiscono buona parte dell’ossatura centrale, insieme alle numerose fasi di esplorazione e a qualche enigma da superare per accedere alle cripte più nascoste.
Gli scontri sono ben diversificati tra loro in base all’avversario che si ha davanti: per ogni creatura o nemico, un certo tipo di equipaggiamento è sempre meglio di un altro, il che porta il giocatore a fare numerosissime sperimentazioni. La più classica, e anche la più equilibrata, è sicuramente quella che prevede lo scudo da una parte e un’arma ad una mano sola dall’altra, ma i più coraggiosi potranno anche sostituire lo scudo con l’incantesimo “Cura”, per esempio, ottenendo un personaggio meno portato a difendersi ma in grado di curarsi nel bel mezzo della battaglia, fino all’esaurimento della barra di Magicka.
Ovviamente tutte le variazioni che vorrete apportare potrete effettuarle quando preferite, senza dovere necessariamente aspettare il termine dello scontro o addirittura la fine della missione. Sarà anche fondamentale tenere d’occhio le due altre barre che vanno a comporre l’interfaccia di Skyrim, ossia quella della “Vita” (mica la nuova PlayStation, eh), su cui non c’è nulla da aggiungere, e quella del “Vigore”, che si consumerà ogni volta che correrete o menerete un fendete caricato per rompere l’equilibrio del nemico.
Prima di partire sarà bene valutare sempre che approccio scegliere, se duro e puro con lo spadone a due mani preferito, di soppiatto con il fedele arco oppure all’insegna di luci ed effetti speciali, con il potere del fuoco in una mano e quello del fulmine nell’altra (utilizzabili anche contemporaneamente, tra le altre cose)
La storia infinita
La longevità, come avrete dunque capito, è il fiore all’occhiello del titolo di Bethesda, perché quasi imbarazzante (per gli altri giochi, si intende) è la quantità di cose da fare. Approssimativamente, il gioco potrebbe portarvi via circa 350 ore di tempo. No, non ho sbagliato a scrivere. 350. Ore.
La durata della quest principale è in media di una trentina d’ore, ma secondo uno sviluppatore che ha lavorato al gioco, pare sia anche possibile completarla in una paio d’ore: questo, oltre a denunciare quanto piaccia tirarsela ai ragazzi di Bethesda, denota che oltre ad una ampissima durata, Skyrim è pieno di sfaccettature che permetteranno agli intrepidi vagabondi tra di voi, lettori, di affrontare il gioco in una quantità assurda di maniere diverse, vivendo il proprio viaggio, ognuno in modo diverso.
La grafica, per quanto non dettagliatissima, riesce comunque ad essere estremamente gradevole all’occhio, e il frame rate si dimostra assai stabile: il motore grafico sente comunque in parte il peso del fardello che deve trasportare, e passando da edificio ad edificio, cambiando dunque area, si concede, probabilmente, qualche caricamento di troppo, che spezzetta l’azione di gioco. Stiamo comunque parlando di sottigliezze che non rovinano nella maniera più assoluta l’esperienza complessiva.
Ispirate da fare paura risultano invece le melodie di accompagnamento, così come la colonna sonora in generale: ascoltare mentre si procede a passo lento per nuove terre una canzone strumentale così leggera ma allo stesso tempo frizzante ed essere circondati da un susseguirsi di suoni cupi quando si è consapevoli del fatto che si potrebbe da un momento all’altro incorrere in una trappola oppure in un nemico, è qualcosa di dannatamente efficace.
Se c’è qualcosa di poco espressivo, questo può essere individuato nel doppiaggio dei personaggi non giocbili, in certi casi di bassa qualità, sebbene mai patetico. Ho apprezzato la pressoché totale assenza di errori grammaticali nella traduzione del testo: in quest’ultimo caso la differenza con Oblivion appare evidente, dal momento che anche il più banale dei modi di dire era stato tradotto, in quel caso, sempre e comunque letteralmente. A malapena discrete sono le animazioni facciali, se non i visi interi, per fortuna quasi sempre mascherati – mai termine fu più appropriato – da elmi e visiere.
Commento finale
Skyrim è immenso, mai noioso, sempre vivo ed in grado di stupire. Non sono tanti, anzi, i titoli capaci di convincere il giocatore a fermarsi un attimo a guardare il cielo, e Skyrim è decisamente uno di questi. Stiamo parlando di qualcosa che è molto più di un “gioco”: oltre che “must play”, la definizione più opportuna è quella di “trappola per la vita sociale”. Il gioco non è perfetto: Skyrim si porta dietro difetti che non sono suoi, bensì della serie a cui appartiene, come i mitici bug di cui Youtube si riempie sempre grazie ai video caricati dagli utenti (sempre la solita roba, mucche che volano e nemici due passi oltre la deficienza, per capirci) e le solite facce da prendere a sberle. Bethesda, per questa volta chiudiamo un occhio e il voto è sulla fiducia, ma ti teniamo d’occhio, ok?
9/10
peccato , ma ho scelto assassin’s creed revelations …. XDXD
E hai fatto parecchio male, visto che hai comprato un (IMHO naturalmente) DLC da 70 euro. Skyrim è una vita parallela praticamente, mi sono bastati 20 minuti di prova da un amico per amarlo.
“la definizione più opportuna è quella di “trappola per la vita sociale” ” Verissimo.
Concordo pienamente anche con l’ultima frase del commento finale, ma onestamente credo che i giochi Bethesda continueranno sempre ad essere affetti da parecchi bug. XD
Giusto ad onor di cronaca, pagherei perché rimanessero, quei bug. A volte succedono cose semplicemente impagabili XD
[…] proposito di The Elder Scrools V: Skyrim abbiamo già abbondantemente parlato nella recensione, curata proprio dal sottoscritto. Vale però la pena tornare sull’argomento, perché ai VGA […]
[…] testate giornalistiche e ha ottenuto il massimo dei voti in ben 200 recensioni diverse (ecco qui la nostra, casomai vi interessi). Bethesda è dunque ben motivata nel supportare il titolo anche […]
[…] The Elder Scrolls V Skyrim – 92 […]
molto bello molto molto bello e come ho già detto in altri post ci sto giocando sul pc mi sta coinvolgendo tantissimo
[…] The Elder Scrolls V: Skyrim – Bethesda Softworks […]