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The Last Of Us – Anteprima Hands-On

Pittsburgh, Pennsylvania

Di approccio totalmente diverso è stato la demo ambientata a Pittsburgh. Qui si partiva subito forte, e ad essere protagonista è stata una sezione da titolo action in piena regola, in barba alle sezioni esplorative/stealth di prima. Dopo una splendida cut-scenes plasmata da Naughty Dog, uno dei tanti motivi per cui aspettiamo calorosamente PlayStation 4 ma senza troppa fretta, la situazione degenera. Ci troviamo completamente accerchiati da una manciata di superstiti, in condizioni precarie, pronti a farci fuori per fare loro le nostre provviste. Il grosso della demo consisteva soprattutto in questo: è stato molto interessante vedere come rispetto ad Uncharted l’Intelligenza Artificiale (IA) sia stata ulteriormente affinata, resa più aggressiva, a tratti “disperata”.

L'imponente e stilosissimo palco su cui è avvenuta la presentazione!

Così come sia cambiato il sistema delle coperture, dipendenti dalla posizione del protagonista e dall’ambiente circostante, verso cui Joel si adatterà di conseguenza. A quanto ho provato, questo sistema, più duttile e meno rigido rispetto a quello assaggiato con il sempre ottimo Nathan Drake, funziona perfettamente, ed è un sospiro bello grosso quello che si deve fare in questo caso, poiché dei malfunzionamenti in questa specifica meccanica avrebbero inficiato la bontà del titolo tutta, vista l’importanza delle coperture sia nelle fasi stealth, sia durante le sparatorie.
Altrettanto rilevante da segnalare, sempre a proposito dell’IA, è quanto essa cambi in base al nemico che abbiamo di fronte. Ci sono i cacciatori di teste, già citati, che seppur divisi in diverse fazioni, agiranno in linea di massima come un perfetto essere umano – un essere umano che vede la morte in faccia ogni giorno, chiaro -, tentando la collaborazione dei compagni, ad esempio. Ci sono i “runner”, gli umani al primo stadio dell’infezione, che come avrete dedotto se masticate un minimo l’inglese, corrono colmi d’ira contro tutto ciò che si muove, senza la minima tattica. O forse è meglio l’imperfetto “muoveva”, visto che se vi prendono, difficilmente vi muoverete più.
Ed infine ho visto i “clicker”, il secondo stadio “dell’evoluzione” (forse è meglio “degenerazione”), resi ciechi da un enorme fungo che ha loro ricoperto buona parte del volto,e che dunque sono costretti ad affidarsi ad udito e olfatto. La loro cecità però non li ha resi meno temibili dei “runner”, dal momento che l’effetto del fungo è aumentato, e dunque basterà un solo morso per farvi fuori.

The Last Of Us Style, per le fonderie napoleoniche

Per quanto riguarda grafica e sonoro, di cui, vi sarete accorti, non ho fatto particolare menzione in questo articolo, vi rimando ad un’opinione più esaustiva che presumibilmente troverete in sede di recensione: non che ci possano essere delle grandi riserve a proposito, anzi, a proposito della colonna sonora (su cui dovreste trovare un video, da qualche parte nella pagina) non ce ne sono proprio, visto che è curata dal premio Oscar Gustavo Santaolalla, ma semplicemente preferisco emettere un giudizio con più calma, quando avrò la possibilità di giudicare nella sua versione completa il titolo.
Ultima menzione spetta all’interfaccia, pulitissima e funzionale, e al molto ben sviluppato sistema di “crafting”, parafrasabile come “l’arte di arrangiarsi”, che ci permetterà di creare con forbici, alcool, bastoni, bottiglie e altro ciarpame apparentemente inutile, delle armi utili alla nostra sopravvivenza.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=ssLAf5akbfU

Conclusione

The Last Of Us è roba di Nuaghty Dog, per cui va giocata PER FORZA, se si vuole possedere una dose adeguata di competenza quando si parla di videogiochi. L’intervista a Ricky e questa anteprima dovrebbero avervi ulteriormente convinto della bontà del titolo, che rischia di essere uno dei videogiochi migliori per dare l’addio alla current-gen, se non uno dei migliori e basta.

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

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