Primo PianoWarhammer 40,000 Space Marine - Recensione

Warhammer 40,000 Space Marine – Recensione

Publisher: THQ Developer: Relic Entertainment
Piattaforma: PS3 Genere: Action Giocatori: 1 (2-16 Online) PEGI: 18

Motivati dal successo (molto nerdoso) dell’universo fantasy di Warhammer 40,000 curato da Games Workshop, THQ in quanto publisher e Relic Entertainment in veste di developer hanno deciso di unire le proprie forze per produrre Space Marine, ultimo capitolo della saga uscito su PlayStation 3: dovete sapere, infatti, che Relic è una bestia soprattutto da PC, e non da console. “Alla buon’ora!” starete pensando, essendo il gioco uscito lo scorso Settembre: beh, noi siamo giornalisti, e anche se un publisher arriva con ben sei mesi di ritardo, lo spazio per parlarne lo troviamo ugualmente. Come sono andate le cose? A voi la risposta.

Hack’n’Slash e Third Persoon Shooter, insieme!

Cominciamo con il chiarire quello che Space Marine effettivamente è: la recensione riguarda un titolo prettamente action, con fasi equamente suddivise tra scontri di breve e lunga gittata. E’ subito da segnalare come i due poli (in senso di estremità, non quello dell’Inter) siano decisamente ben mixati tra loro, permettendo al giocatore di svariare con una certa nonchalance da una parte all’altra , a seconda delle proprie preferenze. Qualche critica può, anzi deve, essere mossa ai due diversi modi di approcciare la battaglia presi singolarmente, dal momento che non offrono praticamente nessuna innovazione a livello di gameplay rispetto alla miriade di altri titoli action presenti sul mercato. Con quadrato si affetta, con L1 si prende la mira, con R1 si semina piombo, con cerchio si effettuano le prese, e via discorrendo. Niente di nuovo sotto il sole, ne converrete. Di interessante c’è la modalità Furia – già vista in God Of War comunque, e attivabile allo stesso identico modo, ossia premendo i due stick analogici – e la doppia barra della vita sovrapponibile: una parte ricaricabile con il tempo, legata all’armatura auto-rigenerante, e una parte recuperabile solo con uccisioni straordinariamente cruente.

Ecco il nostro, in tutto il suo splendore... Oh, ma chi vogliamo prendere in giro, vogliamo Ayumi di Blades Of Time!

Piuttosto banale e priva di reale interesse, oltre che di colpi di scena, si rivela essere anche la campagna principale, interamente esplorabile nell’arco di circa 8 ore e contraddistinta da una difficoltà piuttosto schizzofrenica, che vedrà lo Space Marine da noi impersonato, Titus, tentare di debellare la minaccia degli Orki, desiderosi di mettere a ferro e fuoco il pianeta Graia, da sempre esportatore di materiale bellico. Al di là di un effettivo intreccio narrativo convincente, si sente davvero la mancanza di un personaggio che buchi lo schermo: per carità, non è mia intenzione chiedere un Solid Snake o un Nathan Drake a gioco, però sarebbe cosa buona e giusta avere qualcosa di più di un marine con tanti muscoli e poco cervello, munito tra l’altro di due pustole marroni schifose sulla testa, e cliente di un parrucchiere visibilmente incapace, dal momento che per farli la “riga” tra i capelli gli ha procurato una cicatrice di 15 centimetri buoni. Detto questo, anche gli assai presenti alleati, il sergente Sidonus e la recluta Leandros, non sono da meno: più volte me li sono visti comparire dal nulla dentro un ascensore già chiuso, ad esempio, perché la loro intelligenza artificiale non gli consentiva di entrare quando le porte erano spalancate.

Titus contro un Orko di livello superiore, dunque non una Kakkola... Non basterà più soffiarsi il naso?

Va detto che per molti giocatori la trama conta fino ad un certo punto, e dunque quanto detto sinora non disturberà poi più di tanto chi vuole mettere da parte il cervello per qualche ora, fregandosene di atmosfera e storia, per darsi alla pazza gioia seminando morte e distruzione. In questo senso, i suoi momenti il gioco ce li ha pure, altrimenti saremmo qui a parlare di un mezzo disastro: quando un’orda intera di Orki, magari della classe più bassa, vi viene incontro, e voi lettori, brandendo la vostra Spada Catena (molto simile a quanto visto in Gears Of War, di fatto una motosega) ne uscite vittoriosi in un tripudio di liquido purpureo, in cielo così come sulla vostra armatura, beh, non vi nascondo che una certa assuefazione uno la prova pure.
Giusto ad onor di cronaca, gli Orki di livello più basso, si chiamano Kakkole: ora, non vorremmo mai che THQ e Relic Entertaiment, per cavalcare l’onda della Realtà Aumentata sbocciata sia su PlayStation Vita che su console casalinghe (pensiamo a Skylanders), inserisca nel gioco una feature che imponga al giocatore di infilarsi le dita nel naso mentre gioca per sfoggiare attacchi più potenti: nel caso succedesse, sarete i primi a saperlo!

“Unreal” Space Marine?

Sotto il profilo più strettamente tecnico, mi è sembrato che Space Marine assomigli parecchio a quel Unreal Tournament 3 che ha visto la luce su PlayStation 3 qualche anno fa, soprattutto a livello di stile grafico e di character design. Il livello di dettaglio grafico di Space Marine è assolutamente accettabile per gli standard di questa generazione, peccato per una regia durante i video che lascia a desiderare, togliendo ulteriore pathos ad una campagna principale piuttosto scarna, come già detto, e limitata da una linearità portata all’eccesso. Il paragone con lo sparatutto in prima persona di Epic Games continua, perché anche in quel caso i video che componevano la trama erano più che altro un pretesto per portare avanti gli scontri a base di smitragliate varie.

La cosa veramente brutta è che questa immagine esprime alla perfezione quello che si prova mentre si testa la campagna principale!

Di certo, il doppiaggio non aiuta: il titolo presenta evidentissimi problemi di lip sync, quella roba per cui vedete un personaggio parlare a bocca chiusa, come un ventriloquo di quelli bravi, oppure non sentire assolutamente niente mentre un soldato a caso muove le labbra e gesticola vivacemente. Fortunatamente, almeno gli effetti sonori e le melodie di accompagnamento non lasciano spazio a particolari critiche, anche se allo stesso tempo non fanno gridare al miracolo.

Chiudiamo il discorso parlando per qualche riga della componente online del titolo: vi anticipiamo che per accedere “in toto” a questa sezione, dovrete essere in possesso di un online pass, disponibile in qualsiasi copia nuova di Space Marine. In toto, nel senso che potrete sfidare i vostri amici o perfetti sconosciuti anche senza riscattare alcun codice, ma in questo modo una serie di extra vi saranno preclusi, e soprattutto non potrete superare il limite del livello 5 (davvero poca roba, detto tra noi). Per quanto riguarda le modalità, il gioco prevede sia la cooperazione che la competizione: entrambe si rivelano essere ben fatte, senza particolari problemi di lag, specie dopo i vari aggiornamenti (mentre scriviamo, siamo arrivati alla versione 1.05 del software, per un totale di 965 MB di download). Per quanto piuttosto solide, comunque, le “discipline” in cui potrete dare il meglio di voi sono i soliti deathmatch a squadra, cattura la bandiera e la modalità definita comunemente “a zone”: nessuna vera innovazione nemmeno su questo fronte, dunque.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=ZCuh5mh6lVc

Commento Finale

Space Marine non è un brutto gioco, ma le cose belle sono altre: il titolo in questione  è capace di fare contento qualche fan, ma di sicuro non il tempo, che tra qualche anno lo inghiottirà dentro di sé. Se fate parte di quei giocatori che sono sostenitori di Warhammer o vogliono menare le mani “tanto per”, magari online, potete anche valutare l’acquisto.

6/10

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.