Bite the Bullet – Recensione Speedrun

Sviluppatore: Mega Cat Studios Publisher: Graffiti Games Piattaforma: PS5 (disponibile anche per PS4) Genere: Sparatutto Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Italiano: No

Abbiamo affondato i denti nella recensione Speedrun di Bite the Bullet. Il gioco sviluppato da Mega Cat Studios e pubblicato da Graffiti Games anche su PlayStation parte da premesse decisamente particolari. Cosa fareste, se vi dicessero che con un innesto sareste in grado di mangiare qualsiasi cosa? La risposta la scoprirete proseguendo nella lettura.

Sei quello che mangi

Non sono tante le opere, soprattutto indipendenti, che riescono a imbastire una trama intrigante. Bite the Bullet è però tra le eccezioni, dato che la storia è decisamente curiosa e, per questo, in grado di colpire il giocatore. Ci troviamo in un futuro distopico (ma neanche troppo) in cui il pianeta Terra è al collasso e senza risorse alimentari. Per sopperire a questa mancanza, viene inventato un bionodo che rende qualsiasi cosa commestibile per gli umani.

Peccato che questo potente strumento dia vita a un processo di ghoulificazione, che trasforma le persone in zombie dissennati. Alcuni umani riescono però a salvarsi scappando nello spazio e prosperando su un remoto pianeta. Da qui la Darwin Corporation, una ditta all’apparenza normale ma che cela più di un segreto, ingaggia due mercenari per completare un Compendium. Lo scopo di questa raccolta è acquisire il materiale genetico di tutte le specie presenti nell’universo.

Chewie e Chewella, questi i fantasiosi nomi dei guerrieri che interpreteremo, verranno quindi teletrasportati sulla Terra per lottare, acquisire dati e soprattutto mangiare più cose possibili. Bite the Bullet si presenta ai blocchi di partenza come un roguelite in cui però manca l’elemento di generazione casuale. Gli otto mondi (composti ognuno da cinque schemi) sono infatti a struttura fissa e con nemici sempre uguali. Ciò comunque non toglie nulla a un’esperienza che appare fin da subito surreale, complice la possibilità dei nostri eroi di mangiare letteralmente tutto.

La componente principale del gameplay è infatti data dalla possibilità di mangiare mostri (se debitamente storditi) e oggetti presenti nei livelli, per attivare vari effetti. Oltre a frutta e verdura, che forniscono vita e poteri, si potranno masticare robot, ghoul e persino proiettili. L’assimilazione altera inoltre il fisico dei mercenari, che potrebbero diventare grassi o muscolosi, cambiando velocità e tipologie di attacco.

Fuoco a volontà

Sdoganato il concetto di onnivoro nel vero senso della parola, Bite the Bullet si rivela per quello che è: uno sparatutto bidimensionale arcade che ricorda molto da vicino opere come il mitico Metal Slug. I giocatori si trovano a girovagare in vasti schemi che si estendono sia verticalmente che orizzontalmente. Lo scopo è uccidere e mangiare tutto ciò che ci troveremo davanti, affrontando anche potenti boss alla fine di ogni mondo.

Non mancano nemmeno un vastissimo albero delle abilità e una grande quantità di armi da sbloccare e modificare, per combattere più efficacemente. Nonostante questo, però, Bite the Bullet risulta fin troppo carico e caotico. La grafica con toni molto scuri abbinati a luci al neon risulta a tratti persino disturbante, mentre la pesante colonna hard rock sempre uguale nel tempo quasi una tortura.

A livello tecnico le cose non vanno meglio, con comandi poco intuitivi e spesso imprecisi, soprattutto nel caos della battaglia. Fortunatamente i nostri eroi hanno a disposizione tre vite, con la possibilità di continuare anche in caso di morte dall’ultimo checkpoint. In questo senso, Bite the Bullet risulta molto permissivo (a volte pure troppo) e adatto anche ai neofiti del genere.

Interessante anche la possibilità di giocare in coppia. Peccato però che non esista nessuno split screen o altra funzione per dividere il party. La soluzione (inappropriata) ideata da Mega Cat Studios è quella di teletrasportare il giocatore 2 vicino a quello principale, qualora i due si allontanassero troppo. Buona infine la longevità, anche se già dopo qualche ora la ripetitività si farà sentire.

Trofeisticamente parlando: più lunga del Compendium

Pur trattandosi di una produzione indipendente, Bite the Bullet offre ai giocatori una lista trofei degna di questo nome. L’elenco include infatti ben 53 coppe, Platino compreso. Non aspettatevi però di mettere le mani facilmente sulla massima ricompensa: per ottenerla sarà infatti necessario giocare una quantità importante di ore. Oltre a terminare la storia, infatti, sarà necessario completare varie sfide che implicheranno farming. Bisognerà anche mangiare ogni tipo di nemico, eseguire azioni specifiche e scoprire alcuni segreti. Più di un cacciatore troverà questa lista indigesta.

VERDETTO

Bite the Bullet parte da premesse interessanti, offrendo una trama non certo degna di un Oscar ma comunque in grado di portare una ventata di novità e qualche interessante twist. La meccanica "magnereccia" è un altro punto a favore del gioco, che nonostante le buone idee messe in campo non riesce a convincere. Il titolo di Mega Cat Studios è infatti troppo lacunoso sia a livello di gameplay, con comandi poco pratici e un'eccessiva ripetitività di fondo, sia a livello tecnico, con grafica e colonna sonora non all'altezza. Quello che poteva quindi essere un caposaldo dei roguelite si rivela un prodotto mediocre, riservato a quella nicchia di appassionati che non riescono a fare a meno di giocare qualsiasi sparatutto bidimensionale gli passi per le mani.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.