Colossus Down – Recensione

Sviluppatore: Mango Protocol Publisher: Mango Protocol Piattaforma: PS4 Genere: Azione Giocatori: 1-2 PEGI: 16 Prezzo: 17,99 € Italiano:

Lo studio indipendente Mango Protocol riporta i giocatori ai tempi delle sale giochi, quando i picchiaduro a scorrimento dominavano la scena e titoli come Streets of Rage generavano ore di coda, con l’irriverente Colossus Down, che abbiamo recensito per voi.

Solo cose fighe

Quante volte, in giornate particolarmente complicate, avete sognato d’imbracciare qualche arma e polverizzare i vostri problemi? Questo è letteralmente ciò che ha deciso di fare Nika, la giovanissima protagonista di Colossus Down. Nonostante i suoi sette anni, ha sfruttato la sua intelligenza superiore per creare un enorme robot di oltre tre metri da utilizzare per far sparire dalla faccia della Terra ogni cosa da lei ritenuta non alla moda. A bordo dell’esoscheletro simpaticamente chiamato MechaNika, i giocatori si ritrovano catapultati in un beat’em up che solo all’apparenza sembra dolce e amichevole: dopo pochi istanti, infatti, rivela una natura cruenta e matura, con sprazzi di gore identificabili in corpi spappolati e cervelli che saltano fuori dai crani.

Dato che lo scopo di Nika è come detto quello di eliminare tutto ciò che viene definito “uncool”, va da sé che la definizione comprende sia oggetti inanimati che persone. Da maestri e compagni di scuola, arrivando a militari armati di tutto punto e persino robot senzienti, in una carneficina cartoon che progressivamente svela le motivazioni dietro la volontà della giovane e sadica protagonista di sbarazzarsi di tutto ciò che la turba. L’intera trama si dipana nel corso di una serie di missioni della durata di una quindicina di minuti ciascuna, in cui sarà necessario sfruttare i poteri del mecha per fronteggiare ondate di nemici e soprattutto una serie di boss pronti ad azzerare la nostra salute ed eliminarci per sempre.

Potere ai piccoli

Il gameplay di Colossus Down è quanto di più basilare si possa immaginare per un beat’em up a scorrimento. Il robot MechaNika è infatti dotato di tre armi differenti, ossia una sega a braccio, un cannone incendiario e una sorta di fucile in grado di sparare scariche elettriche, oltre alla possibilità di sfruttare dei propulsori per saltare e schivare i colpi dei nemici con uno scatto laterale. Il set di mosse è completato da una semplice parata e dalla possibilità di utilizzare quattro diversi attacchi speciali per avere la meglio di nugoli di nemici. Questi ultimi proposti con una buona varietà di stili e di moveset, che appariranno a ondate e tenteranno portare al massimo il surriscaldamento del mecha, così da farlo esplodere.

La creatura di Nika sarà però dotata della possibilità di utilizzare un raffreddamento a gazzosa. Ciò darà la possibilità ai giocatori di curarsi a piacimento fino a che la scorta di liquido non sarà esaurita, con necessità di ricaricarla raccogliendo bottiglie e lattine lasciati cadere dai nemici eliminati oppure nascosti all’interno degli oggetti dello scenario che potranno essere demoliti. Queste meccaniche, per quanto semplici, si adattano bene a un gioco che fa dell’immediatezza una delle sue armi più potenti. Alcuni scontri con i boss, comunque, richiedono una certa abilità da parte dei giocatori, soprattutto nelle fasi avanzate del gioco, e porteranno a una serie decisamente numerosa di morti.

Ammasso di latta

Nonostante la sua immediatezza e semplicità, uno dei problemi più grandi di Colossus Down non tarda a emergere. Il robot che ci troveremo a controllare soffre di una lentezza esasperante, senza contare che qualsiasi tipo di oggetti dello scenario richiederà minimo tre colpi per essere distrutto, il che renderà ogni spostamento nei singoli tratti di mappa simile a una via crucis. Questa scelta, unita alla presenza di nemici palesemente più veloci di noi e in grado spesso di atterrarci continuamente, impedendoci di agire o contrattaccare, rendono frustrante l’intera esperienza di gioco. Fortunatamente è possibile disattivare la funzione di morte permanente, che avrebbe portato alla scomunica di un buon numero di giocatori.

Nonostante questo, però, ritrovarsi costantemente in balia degli attacchi dei nemici, incapaci di reagire se non sfruttando magari le debolezze degli avversari a un certo tipo di arma, farà venire rapidamente voglia di abbandonare la sfida. Il gameplay è comunque appagante, soprattutto una volta sbloccati tutti gli attacchi speciali, che si otterranno progressivamente, e dopo aver capito come padroneggiare al meglio il lento e voluminoso MechaNika. Interessanti, invece, le fugaci sezioni platform e alcuni semplici rompicapo che avranno il merito di spezzare l’azione e dare un po’ di respiro ai giocatori. Di tanto in tanto vi verrà chiesto di sfruttare in minima parte la materia grigia, anziché limitarvi al più classico dei mash-up sui tasti d’attacco.

Sono devoto al carnivoresimo

La breve e per certi versi scialba esperienza offerta da Colossus Down in singolo vive una seconda giovinezza con il supporto di un secondo giocatore. Potremo aiutare la giovane Nika a cambiare il mondo interpretando la sua amica Agatha, una macellaia insonne e profetessa del carnivoresimo, che si unirà alla missione di distruzione assieme al dio della sua religione, il Grande Maiale Sanguinante. Questo secondo personaggio è totalmente diverso da MechaNika e, oltre a essere dotato di quattro attacchi speciali dedicati e di un suo set di mosse, ha il merito di movimentare il titolo e risvegliarlo dal suo torpore. Un’esperienza non certo esente da difetti ma comunque più che godibile, complice anche il tono irriverente dell’intera avventura.

Anche a livello tecnico Colossus Down, pur senza esagerare, riesce a farsi apprezzare grazie a una grafica cartoon che ricorda i disegni di giochi come quelli della serie Deponia oppure i fumetti di Felinia, per chi conoscesse l’autrice italiana. Il design grafico si sposa bene con lo stile scanzonato di un prodotto che, come detto, non disdegna scene macabre in grado di giustificare la fascia d’età a cui lo stesso è destinato. Praticamente inesistente invece la colonna sonora, se non per alcune tracce di sottofondo che si dimenticheranno in fretta. Del tutto assente invece il doppiaggio: a questo si unisce anche la presenza di due sole lingue per menu e dialoghi, ossia inglese e spagnolo, che sfortunatamente non permetteranno a tutti di godere appieno comicità di Colossus Down.

Trofeisticamente parlando: robot e maiali

Gli amanti dei trofei rimarranno sicuramente soddisfatti dalla lista di Colossus Down, che vanta al suo interno ben trentatré coppe tra cui figura anche uno scintillante Platino. Sfortunatamente, agguantare la massima ricompensa non sarà così semplice: oltre a dover completare il gioco in modalità permadeath, è infatti necessario completare anche una serie di richieste di miscellanea e terminare il gioco in cooperativa. Dettagli aggiuntivi nel nostro elenco trofei.

VERDETTO

Il voto assegnato a Colossus Down è l'esatta media tra l'esperienza lacunosa in singolo e quella divertente e appagante offerta dalla modalità cooperativa: il titolo di Mango Protocol è un beat'em up vecchia scuola che non osa mai davvero e si limita al compitino, dato che nonostante una buona varietà di nemici e una grafica con disegni di qualità non propone mai niente di davvero innovativo e non impressiona sotto il lato tecnico. Se giocato da soli, Colossus Down probabilmente non riuscirà a intrattenervi per più di qualche ora, ma se avete un amico con cui condividere l'esperienza vi suggeriamo di dargli una chance, perché solo così il titolo rivela la sua vera natura.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.