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Drawn to Death non è pay-to-win

Oggigiorno dietro i vari free-to-play in commercio si cela il losco mercato dei bonus a pagamento, fonte di lucro dei producer che inseriscono migliorie o semplici aiuti ottenibili solo dietro un piccolo esborso di denaro, come nei famosi Clash of Clans o Candy Crush Saga.
Queste micro-transazioni sono spesso fuori controllo, e trasformano i titoli in dei pay-to-win, ossia giochi in cui per vincere basta (o a volte bisogna) pagare una certa cifra, e chi più ne ha meglio riesce a giocare, mentre chi vuole solo godersi il gioco senza sganciare un euro sarà costretto nella mediocrità oppure dovrà pazientare fino alla ricarica delle vite, o allo sblocco degli scenari o altro ancora.
Questa critica sta colpendo duramente anche l’esclusiva PlayStation Drawn to Death che, a detta dei giocatori, permetterebbe appunto a chi spende soldi veri di avere vantaggi netti su chi invece non lo fa, ma a schierarsi contro e difendere il gioco è proprio il suo game director, nonchè padre di God of War, David Jaffe, che ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni in merito.

“Pay-to-win?” ha dichiarato. Nemmeno un po’. Anche se fossi costretto ad usare il contante per comprare le armi – e non lo sei – non sarebbe ancora pay-to-win, visto che le armi sono disegnate in maniera tale da essere bilanciate e avere ciascuno i suoi pro e contro, giusto? O forse mi sto perdendo qualcosa?”

“Per quanto riguarda le mappe, potrete pagare con moneta reale o con moneta virtuale per alcune – o, almeno, questo è il nostro piano al momento – ma il modo in cui gestiremo la cosa non dividerà la user base. Alla fine di ogni match, i quattro giocatori votano la mappa in cui vogliono giocare il prossimo. Poi, c’è una ruota che gira con quelle quattro scelte, e quella che viene pescata sarà l’area della prossima sfida. Quindi, più sono gli utenti che propongono la stessa mappa, più sono le possibilità che sia la successiva.”

“Se vedessi qualcuno proporre il voto per una mappa che non hai, puoi comunque votarla, anche se non la hai. Questo ci consente di vendere alcune mappe (che sono tra le cose più costose da realizzare), senza dividere l’utenza”.

Queste le spiegazioni fornite da Jaffe, anche se non sappiamo quanti utenti cambieranno idea dopo averle lette. Ciò non toglie che la curiosità per questo free-to-play esclusiva di PlayStation 4 è comunque alta, dunque vi consigliamo di restare con noi per tutti gli aggiornamenti del caso.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.