Mentre sul lato produttivo i problemi di Anthem sono stati riconosciuti dallo stesso CEO dell’azienda statunitense, Electronic Arts torna nell’occhio del ciclone per la questione loot box. Queste ultime sono diventate uno dei punti più chiacchierati in merito ai videogiochi e spesso, a far scoppiare la bolla, era proprio questo produttore, basti pensare al caso di Star Wars Battlefront II.
La controversia aveva spinto i governi di alcuni stati a imporre una qualche regolazione in merito, tuttavia Electronic Arts rimane ferma sulla sua posizione. Secondo Kerry Hopkins, vicepresidente degli affari legali, tale sistema di acquisto di oggetti con valuta reale non andrebbe chiamato con l’appellativo utilizzato oggi, bensì sarebbe più giusta la dicitura “meccaniche a sorpresa”.
Nel corso di un dibattito che ha coinvolto il comitato per la cultura, i media e lo sport presso il parlamento britannico, Hopkins ha sottolineato che le casse premio non sarebbero poco etiche e, anzi, rispondendo a una domanda posta dal parlamentare del Partito Nazionale scozzese, Brendan O’Hara, egli le ha paragonate agli ovetti Kinder Sorpresa.
Alla stregua di questi prodotti alimentari, il sistema delle loot box, termine che non viene esplicitamente utilizzato, “è in realtà etico e piuttosto divertente”. Electronic Arts ritiene che i giocatori amino essere sorpresi e pertanto le casse premio acquistano legittimità e senso di esistere. Dichiarazioni piuttosto forti se confrontate con le azioni promosse da alcuni funzionari di governo.