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I tre motivi per cui il 2021 è l’anno dei rinvii per i videogiochi

Come mai stiamo assistendo a tutti questi rinvii di videogiochi durante questo 2021? A una domanda del genere difficilmente si può rispondere con esattezza e precisione, ma si possono tuttavia elaborare teorie fondate su logica e raziocinio che tutto sommato non sono proprio da scartare e potrebbero anche aiutare a risolvere il quesito. O potrebbero comunque generare dibattiti, soltanto pourparler. Detto, fatto: ho trovato tre motivi per cui si sta assistendo a tutto ciò.

La prima causa, quella più evidente, è che, a oggi, la pandemia non ha ancora arrestato la sua corsa. Sembra stia rallentando attraverso l’uso dei vaccini e di una più generale conoscenza delle norme da seguire per evitare contagi, ma proprio in essa è da ricercare un grave danno all’industria videoludica che ha visto, e vede tuttora, forti rallentamenti nelle fasi di sviluppo del lavoro di quasi ogni software house, dettati dalla necessità di non poter lavorare fianco a fianco come in passato nelle proprie sedi, per evitare assembramenti e rischi contagi. Inutile negarlo, in buona parte ha influito, poiché lavorare in smart working non ha lo stesso grado di efficienza di un lavoro coordinato dal vivo.

Ancora più grave, se vogliamo, è la grave carestia di hardware next-gen su cui puntare. Sia che si tratti di Microsoft, sia che si tratti di Sony, entrambe le case produttrici stanno avendo gravi problemi nello sfornare console di ultima generazione. Che il problema si trovi nella carenza di componenti per assemblarle o in ritardi dovuti alla prima causa di cui vi ho parlato, fatto sta che sia PlayStation 5 che Xbox Series X/S sono praticamente rare quanto il pentolone dello gnomo alla fine dell’arcobaleno. In più, la pessima gestione della distribuzione dei pochi prodotti disponibili ha favorito l’insorgenza di un’altra piaga, quella del bagarinaggio, che non ha di certo aiutato la distribuzione delle console. Tutto questo per dirvi cosa? Sicuramente i continui rinvii, soprattutto di esclusive next-gen, è dovuto al fatto che il grosso dell’utenza è tuttora ancorata alla old-gen, sia per mancanza di vere e proprie esclusive di rilievo, sia per mancanza di hardware su cui giocarle, generando così un effetto ridondante da cane che si morde la coda. E quindi, a questo punto, le software house, non rientrando nei costi di produzione o con il rischio di generare profitti appena sufficienti, preferiscono posticipare le uscite dei propri titoli nell’attesa che la fascia di utenti diventi più ampia.

Ultimo, ma non ultimo per importanza visto il clamore che ha generato, è il fattore Cyberpunk 2077. Tutti sappiamo come è andata: l’enorme hype che si è venuto a creare negli anni per il videogioco posticipato per eccellenza ha subito un drastico k. o. al momento dell’uscita effettiva. Inutile negarlo, è stato un disastro. Il lavoro dei ragazzi di CD Projekt RED non è stato capace di reggere le aspettative ed è crollato sotto gli evidenti problemi di ottimizzazione su console old-gen e ancora cerca di trascinarsi fuori dal ring a suon di patch e fix vari. Personalmente ho avuto la possibilità di giocarlo su PlayStation 5 e, a parte qualche crash, è stato possibile concludere l’avventura di V, che tutto sommato ho anche apprezzato nonostante il clamoroso livello di incompletezza del titolo sotto tanti aspetti. Ma perché vi ho citato il lavoro del team polacco? Perché l’enorme eco che ha generato un flop del genere ha creato una sorta di precedente (recente) e ogni software house ha ridimensionato almeno in parte la sua posizione, venendosi a creare una paura latente. La possibilità del fallimento, con conseguenze, è più concreta rispetto al passato e il rischio di doversi trovare a fronteggiare class action o dover rimborsare l’acquisto del proprio prodotto sta facendo prendere le dovute cautele a ogni casa produttrice, che a questo punto preferisce rimandare piuttosto che sfornare un titolo incompleto.

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Brian Burchi
Have you seen this nerd? Prigioniero di questa passione dal lontano 1999, vive la sua vita un quarto di gaming alla volta, tra citazioni cinematografiche, binge watching di serie tv e anime e giornate lavorative e non passate in palestra, alla ricerca di un fisico che possa anche lontanamente somigliare a quello di Alex Louis Armstrong. Ora cerca di coltivare un sogno che ha sin da quando ha imbracciato per la prima volta un pad per PS1: scrivere e parlare di videogiochi.. non svegliatelo!