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Just Cause 3, il multiplayer è stato sacrificato per rendere eccezionale la campagna

Con l’inizio di Dicembre si darà ufficialmente il via al periodo natalizio, e con esso inizierà anche l’era di Just Cause 3, la cui uscita è appunto fissata per il primo del prossimo mese. Con l’avvicinarsi della pubblicazione Avalanche Studios ha anche voluto chiarire la sua posizione in merito ad un comparto multiplayer del gioco, ipotesi presa in esame ma poi scartata di comune accordo tra i membri del team:
“Ne abbiamo parlato tantissimo. La community dei modder ha anche creato una mod multiplayer per Just Cause 2 che era divertentissima, davvero fantastica. Ma Just Cause 2 era considerato come uno splendido sandbox in un enorme open world, e molte persone si stupirono perfino del fatto che le console potessero renderlo realtà. Voglio avere quella stessa esperienza, con una fisica migliorata e nuove meccaniche per il giocatore, e vogliamo concentrarci prima e più di tutto sul giocatore principale” ha spiegato durante un’intervista il director Roland Lesterlin.
“Ciò di cui ci siamo accorti, è che molti giocatori amano condividere i video di quello che fanno. Quindi, abbiamo dovuto lavorare sul lato asincrono delle cose. Le sfide, la ghost mode con le leaderboard, la possibilità di lanciare la sfida a degli amici nel raggiungere obiettivi sparsi nel mondo. C’è la bellissima funzione PS4 Share e quella di upload su Xbox, ed anche Steam ora ha una modalità spettatore. Avere queste possibilità è perfetto per un gioco Just Cause. Il che non significa che non penseremo a cosa fare con il multiplayer in futuro, ma per la prima volta vogliamo prima concentrarci su una grandiosa esperienza sandbox in single-player.”
Insomma, per ora la scelta è stata di concentrarsi sul single player e creare un’esperienza che sappia migliorare quanto di buono visto con il secondo capitolo della saga, ma la speranza di poter giocare in rete con gli amici è l’ultima a morire, soprattutto visto l’interesse del team per la cosa. Vi consigliamo quindi di rimanere con noi per tutti gli aggiornamenti del caso.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.