Uscito nel 2020, Little Orpheus era giocabile solo dagli abbonati a Apple Arcade, e quindi su dispositivi iOS, macOS e tvOS. Grazie al lavoro di The Chinese Room e del publisher Secret Mode, il gioco è finalmente sbarcato anche su console PlayStation. Come è invecchiato, a due anni dal suo rilascio? Vale la pena recuperarlo per chi lo ha già portato a termine? Le risposte sono tutte nella nostra recensione!
Una fervida fantasia
La trama, in Little Orpheus, è sempre al centro di tutto. Questo titolo, infatti, vuole raccontarci una storia, più che mettere alla prova le nostre abilità da videogiocatori. Ve lo anticipiamo subito, se cercate sfide impegnativi o gameplay innovativi, non troverete pane per i vostri denti. Al contrario, se siete a caccia di un bel racconto (magari da scoprire con tutta la famiglia) potreste essere finiti nel posto giusto.
Il gioco si apre subito con il nostro protagonista, Ivan Ivanovich Privalov, interrogato dal generale sovietico Yurkov. Argomento? La sparizione di Little Orpheus, dispositivo sperimentale con il quale Ivanovich avrebbe dovuto esplorare la cavità al disotto della crosta terrestre. Selezionato per il programma URSS di Eplorazione Internonautica, Ivan venne infatti mandato a esplorare, con l’ausilio di un razzo-trivella, per capire se tale luogo fosse adatto alla colonizzazione umana. Tornato dal nulla, tre anni dopo, dovrà spiegare cos’è successo e perché tutto l’equipaggiamento è andato perduto, pena la fucilazione.
Comincia così un viaggio straordinario, attraverso i racconti di Ivan, che ci porterà ad esplorare luoghi impensabili. Durante tutti e nove i capitoli dell’avventura è impossibile resistere alla curiosità di scoprire la verità, lasciandosi trasportare dalla storia. Tutto è sospeso tra fantasia e realtà, con mondi straordinari da esplorare mentre l’interrogatorio va avanti. L’alchimia che si crea tra i due personaggi è fantastica, nonostante la vita di Ivan sia sempre appesa a un filo. In definitiva, Little Orpheus è pienamente promosso, grazie al suo comparto narrativo davvero brillante.
Una dura realtà
Proprio come nel racconto realtà e fantasia si scontrano, così è opposto il ruolo di gameplay e trama. Un racconto originale e movimentato si scontra con un livello di sfida praticamente assente e un’interattività ridotta all’osso. Dovremo fondamentalmente camminare, saltare qualche ostacolo e, raramente interagire con leve e oggetti. Gli enigmi ambientali sono quasi deprimenti per livello di sfida: anche se l’obbiettivo era principalmente quello di raccontare una storia, il gameplay è stato fin troppo sacrificato. La natura platform del gioco viene mortificata, a nostro parere, dall’assenza di passaggi segreti e di modi alternativi di esplorare l’ambientazione.
Un problema, questo, che crediamo abbiano individuato anche gli sviluppatori. L’ultimo livello infatti, rilasciato successivamente e incluso in questa nuova edizione, è l’unico davvero soddisfacente in tutti i suoi aspetti. Ciò comunque non rappresenta una bocciatura per Little Orpheus, ma un suo modo di essere. La semplificazione eccessiva del gameplay è dovuta, probabilmente, proprio alla natura originale del titolo, pensato anche per girare su dispositivi mobile. Lo conferma anche la suddivisione del gioco in capitoli, per favorire sessioni rapide da venti minuti o giù di lì. La sua semplicità, poi, può addirittura essere vista con un pregio: se non siete troppo avvezzi al mondo dei videogiochi o volete vivere un’avventura spensierata con fidanzate, bambini e amici, questo titolo potrebbe rivelarsi un acquisto perfetto.
Viaggio al centro della Terra
Un punto di forza indiscusso di Little Orpheus è l’aspetto estetico. Il comparto tecnico è stato rimasterizzato, con texture ad alta risoluzione, nuove animazioni e molto altro, ed è sempre gradevolissimo. Funzionano alla grande i fondali di ogni ambientazione, sempre molto vari e colorati, oltre ad essere curati nel dettaglio. Non vi troverete davanti a una grafica spaccamascella, ma il risultato finale è comunque più che positivo. Ad arricchire ulteriormente la proposta c’è un’ottima colonna sonora, memorabile in alcuni tratti e perfettamente calzante in ogni momento dell’avventura, senza contare un doppiaggio già pluripremiato. Il gioco è anche totalmente sottotitolato in italiano.
Se però avete già avuto esperienza con questo titolo, la nuova edizione per console non vi darà ragioni a sufficienza per comprarlo nuovamente. Il capitolo extra aggiunge mezz’ora circa di gameplay alla longevità globale, che si assesta sulle quattro ore, e la modalità Lost Recordings consiste in un pigro inserimento di collezionabili per sbloccare skin e bozzetti. Ciò però non potrà essere fatto nella prima run, costringendoci a rigiocare ogni livello dall’inizio (senza poter saltare le cutscene).
Trofeisticamente parlando: viaggio doppio
L’elenco trofei di Little Orpheus può rivelarsi interessante per i cacciatori: per raggiungere il Platino, infatti, saranno sufficienti poco più di sei ore e zero sforzi. Le coppe sono infatti legate al progresso nella storia e al raccoglimento dei collezionabili in modalità Lost Recordings. Questi però sono praticamente impossibili da mancare, vista l’assenza di bivi e segreti, e l’unico problema se puntate al Platino è quello di dover giocare due volte l’intera avventura.