Demon Turf – Recensione

Sviluppatore: Fabraz Publisher: Playtonic Games Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS5) Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 21,99 € Italiano:

Dopo un’avventura a suon di porting da altre piattaforme – perlopiù mobile – quali Slime-san e Skellboy, Fabraz si getta nuovamente nella mischia con Demon Turf, un particolare platform con uno stile “speciale”. E’ garanzia di interesse il suo publisher, Playtonic, gli stessi di Yooka-Laylee. Ma è anche fonte di inganno: anche se entrambi platform, i due non vanno assolutamente confrontati. Demon Turf è sicuramente il progetto più ambizioso finora dello sviluppatore Fabraz, ma non per questo tutto è andato come doveva.

Demon Turf

I sogni di grandezza di una diavoletta

Ci troviamo nel Regno dei Demoni, un mondo interamente abitato dai mostri più brutti e disgustosi. Ai demoni non piacciono le regole, così come non apprezzano che qualcuno detti loro degli ordini, in questo caso il Re dei Demoni, e perciò le bande di diavoli brulicano come non mai. Nei panni della demonietta Beebz, sfidata in sogno dal padrone del suo mondo e indispettita da tutto ciò che la circonda – anche con fare infantile – andremo a caccia del Re dei Demoni affrontando prima di lui le legioni di mostri messi a capo delle varie aree e diventando la regina indiscussa del regno.

Sicuramente simpatica, ma la trama certo non brilla per originalità né per profondità narrativa. Anzi, forse un difetto della produzione sta proprio in questo, nel non riuscire particolarmente ad attirare l’attenzione del giocatore con un valido setting di fondo, complici anche dei personaggi non proprio esaltanti e contesti un po’ scialbi. Non aiuta di certo la mancanza di localizzazione in italiano e l’utilizzo perpetuo, invece, di termini molto stretti e dialettali, ma che riconosciamo in grado di dare al mondo di gioco un tono molto più da strada, da ghetto.

Demon Turf

Sa solo quello che non è

Demon Turf è un puzzle-platformer tridimensionale, ma con una particolare estetica in 2D. In ambienti tridimensionali disegnati come fossero bidimensionali, muoveremo la protagonista Beebz tra una piattaforma e l’altra, saltando, planando trasformandoci in un pipistrello (un po’ paffuto) e prendendo a pugni i nemici. Viaggiando di livello in livello tramite una hub centrale, affronteremo i molteplici stage, intorno ai trenta, servendoci delle capacità innate della diavoletta e usando le varie skill che andranno sbloccate nel corso dell’avventura.

Il lavoro di Fabraz fa del platforming il suo piatto forte, ma sebbene sia in fascia “giusta” – e quindi bilanciato tra complessità e frustrazione – non è riuscito a convincerci del tutto. In molteplici occasioni risulta poco chiaro, a volte a causa della mancanza di dettagli voluta dallo stile grafico o dei colori troppo caldi, altre volte per un posizionamento delle piattaforme non proprio intelligente. Apprezziamo tantissimo nel gameplay la completa consapevolezza di sé stesso: Demon Turf sa che una meccanica, quando implementata a dovere, va sfruttata come si deve.

Per questo, spesso e volentieri, ci troveremo davanti ostacoli più complessi della norma da superare, e che ci richiederanno di muovere Beebz ottimizzandone i movimenti quanto più possibile. Sono un esempio i molteplici muri da superare con un salto e una spinta in wall slide seguita da un doppio salto e una planata, con tanto di cartello al seguito che recita “sai cosa devi fare”. Lo stesso concetto si applica a ogni power up acquisito: ora che Beebz sa fare questa cosa in più, stai pur certo che la farà spesso.

Attento a dove metti i piedi

Molto simpatiche le sezioni puzzle, anche se mai troppo intricate, e linearmente giusta l’esplorazione dei livelli. Un po’ come fossero i bolt d’oro di Ratchet & Clank, in Demon Turf potremo collezionare i dolci sparsi per le mappe, solitamente tre in ogni livello; non è difficile ottenerli, anche perché saremo guidati da una freccia a ogni pressione del tasto L3, ma raggiungere i loro nascondigli è una bella sfida nonché un ottimo incentivo con cui sbloccare nuove tecniche e potenziamenti.

Non ci ha convinti nemmeno un po’, tuttavia, la meccanica dei pugni. E’ senz’altro coraggiosa la scelta di non optare per una tecnica che colpisce fisicamente un nemico e gli faccia perdere i sensi; un po’ magari per distaccarsi dai canoni classici dei platform à la Crash Bandicoot o Jak and Daxter, però il concetto andava sicuramente rivisto. Essenzialmente, con il tasto R2, sferreremo delle onde blu dai pugni che, a seconda di quanto caricati, spingeranno indietro con una certa forza un nemico colpito. Da qui si evince come l’unico modo per sbarazzarsi di un nemico sia quello di farlo precipitare da una piattaforma, un problema innocente all’apparenza, ma che già dopo le prime ore di gioco comincia a diventare un limite avvilente.

Demon Turf

Prima avevate la mia curiosità, adesso avete la mia attenzione

Il vero fiore all’occhiello della produzione è senz’altro il suo comparto estetico. La sua grafica e il suo stile visivo spiccano tra centinaia di produzioni: lo stile minimalista ha il suo perché e il modello del mondo 3D con sprite dinamici in 2D è simpatico e vincente, sembra un titolo per la prima PlayStation in tutto e per tutto – non in senso dispregiativo, naturalmente.

Si poteva forse osare un po’ di più con il character design dei personaggi secondari e dei nemici, ma per il resto non abbiamo ulteriori critiche. Lo stile dei fondali e delle mappe stesse, minimaliste, dettagliate quanto basta e dai colori perennemente caldi, sebbene possano dare fastidio a qualcuno, funzionano nel complesso e si incastrano bene con quello che l’opera vuole rappresentare. Un po’ anonimo, invece, per quanto riguarda la colonna sonora, decisamente “di passaggio” e mai incisiva.

Trofeisticamente parlando: dolcetto o scherzetto?

L’elenco trofei di Demon Turf include una gustosa coppa di Platino, che oscilla tra sfide e collezionabili. Essenzialmente bisognerà finire il gioco e sconfiggere il Re dei Demoni, occupandosi al tempo stesso di acquistare tutte le mod, tutti i pennelli, vincere tutte le sfide di combattimento e trovare tutti i dolci sparsi per i mondi, oltre che giocare a tutti i minigiochi e scattare tutte le fotografie richieste. Non sempre la caccia ai collezionabili è guidata, e anche quando lo è non rimane comunque semplice ottenere quel che si cerca. Non è un Platino proibitivo… ma ci va vicino.

VERDETTO

Demon Turf è un’avventura singolare. Divertente per i personaggi e per la trama, stilisticamente coraggioso e vincente, ma con qualche pecca di troppo sul gameplay, anche se più che valido nel suo complesso, e su alcune scelte di level design, che rendono l’esperienza a tratti dispersiva. Un'avventura ambiziosa a cui è mancato quel tocco di qualità di cui aveva bisogno.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.