L’ultimo periodo della storia videoludica è un nostalgico tuffo al passato in ogni suo aspetto. Da una parte abbiamo il ritorno dei grandi classici PlayStation grazie al nuovo Plus Premium, dall’altro ritorni e sequel improbabili (ma graditissimi) come la serie Cotton o Windjammers 2. Ganryu 2 è entrambe le cose: un ritorno di un sequel improbabile. Uscito a fine millennio su Neo Geo, quando già PlayStation dominava la scena, Ganryu 2 è comunque riuscito a guadagnarsi un bel po’ di appassionati e con valide ragioni.
Slash it like it’s hot
Dopo la sconfitta di Sasaki Kojirō nel primo capitolo, Miyamoto Musashi decide di ritirarsi e dedicare il suo tempo a nuove passioni quali arte e cultura. Ma Kojirō, tuttavia, non è ancora storia. In qualche modo l’antagonista è ancora in azione, e per vendicarsi della sonora sconfitta nel primo capitolo decide di sfidare Musashi a raggiungere l’altro estremo del Giappone, Ganryujima.
Non lasciatevi spaventare dal numero due nel titolo, non sarà mai necessario aver giocato il primo capitolo per capirci qualcosa. Anche perché da capirci c’è davvero poco, l’incipit di sopra serve giusto a dare la giusta motivazione al protagonista di sfoderare ancora una volta la spada.
Nonostante in Ganryu 2 manchi il secondo personaggio giocabile, Suzume, il gioco si gioca che è un piacere. E’ una cornice perfetta di ciò che rappresentava il gaming al tempo: difficoltà assurdamente alta – ma con giusti pizzichi di frustrazione – colori accesi, nemici a pacchi e azione a non finire.

Insert Coin
Cinque sono gli stage, più o meno lineari e diretti ma con alcune diramazioni, ma al gameplay di Ganryu 2 ne basta uno per esprimere il suo pieno potenziale. Salti adrenalinici e piattaforme su cui atterrare con cautela sono all’ordine del giorno, per non parlare dei nemici. Questi in realtà non sono mai troppo sovrabbondanti, complice anche il fatto che la maggior parte va giù con un solo colpo anche in corsa, ma riescono a non risultare mai monotoni grazie alla varietà di moveset di cui dispongono; per alcuni è necessario attendere il momento di apertura, altri vanno addirittura aggirati.
Una qualità dei nemici giusta e accogliente visto il gameplay rapido e immediato. Ganryu 2 si comporta come un hack ‘n slash a scorrimento orizzontale di tutto rispetto, infatti. Non certamente eccelso – già il primo capitolo faceva una figura migliore a dire il vero – ma è frenetico e difficile al punto giusto da sapersi far apprezzare.
Impossibile non gradire il comparto grafico di Ganryu 2, forte di quella magica e nostalgica palette di colori da Neo Geo. Fa la sua porca figura anche il level design, grazie al posizionamento mai “sbagliato” di trappole e piattaforme, ma un plauso va soprattutto agli sfondi ambientali e le animazioni; sebbene siano considerabili nella norma per un arcade coin-op e magari fuori tempo all’epoca della sua uscita originale.
Su cosa, invece, siamo rimasti delusi è il lavoro di modernizzazione del titolo. Ci è riuscita Cotton, ha sbancato Konami con la collection di Castlevania, eppure Storybird Studio sembra aver fatto un lavoro pigro con Ganryu 2. Al di là del rinnovamento della risoluzione non c’è davvero altro: nessun’aggiunta allo scheletro del gioco, e neppure la possibilità di caricare e salvare lo stato della partita o utilizzare un rewind, come vuole la consuetudine dei porting dei classici su console attuali.
Trofeisticamente parlando: eroe invincibile
Che Ganryu 2 sia poco clemente in termini di difficoltà l’abbiamo già ribadito di sopra. Ma con i suoi trofei si va ben oltre. Il set di trofei, comprensivo di un tostissimo Platino, richiede tra le altre cose il completamento del gioco senza perdere neppure una vita, trovare tutti i cinque Hanafuda e completare il gioco portandoli con sé, finire (di nuovo) il gioco con 250.000 punti ed entro un’ora e quindici minuti, eliminando cinquecento nemici con la katana e altri cinquecento con i kunai. Un Platino che, con tutta probabilità, vi farà venire il gioco a noia.
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