Gennaio è oramai agli sgoccioli e questo significa che manca davvero poco all’arrivo di
RIOT: Civil Unrest, videogioco profondamente strategico in cui ci sarà concesso vivere in prima persona l’esperienza simulata di alcune tra le più recenti e significative rivolte civili avvenute in tutto il mondo. Distribuito su quattro campagne principali e oltre trenta ambientazioni individuali, il titolo sembra imporsi l’intento di raccontare le storie e le emozioni vissute durante questi scontri (attraverso una grafica in pixel art estremamente dettagliata) nel modo più veritiero e completo possibile. Al giocatore sarà in questo senso data la possibilità di scegliere se controllare le forze dell’ordine o la folla in rivolta, con lo scopo di perseguire quelli che saranno i vari obiettivi dello scenario in atto.
Uno degli aspetti più affascinanti mostrati finora è sicuramente l’immane cura riservata all’intelligenza artificiale delle numerose persone presenti su schermo, ognuna delle quali avrà reazioni potenzialmente differenti a seconda di cosa le succederà intorno. Questo, oltre a un comparto sonoro che già dal trailer si preannuncia a dir poco immersivo, lascia davvero ben sperare per il futuro dell’opera nata dalle esperienze di vita reale del suo artista e creatore: Leonard Menchiari, in collaborazione con la IV Productions di Bologna.
L’uscita di RIOT: Civil Unrest è stata confermata dalla sua casa editrice Merge Games per febbraio 2019 e avverrà su PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch. Prima di lasciarvi al trailer ufficiale del gioco, ci tengo a sottolineare quanto titoli di questo genere rappresentino un chiaro esempio di come l’industria indipendente sia in grado di far valere il suo nome, arrivando dove le major non avrebbero mai il coraggio di spingersi e trattando temi d’attualità a dir poco scottanti. Il vedere mostrate certe realtà in un videogioco, non può che essere motivo di orgoglio per ogni appassionato di tale medium. Progetti come RIOT: Civil Unrest sono indubbiamente preziosi e meritevoli di supporto specie quando, come in questo caso, affondano le proprie radici qui in Italia, Paese dove l’opinione pubblica nei confronti dei videogiochi tende ancora a oscillare fastidiosamente tra il negativo e il retrogrado.