Home ConsoleNews PS4Rockstar Games rischia una denuncia da parte della reale agenzia Pinkerton

Rockstar Games rischia una denuncia da parte della reale agenzia Pinkerton

I giocatori del primo capitolo quanto di Red Dead Redemption 2 avranno familiarità con gli uomini della Pinkerton, agenzia federale progenitrice dell’FBI, fra i principali antagonisti del gioco. Il nome è stato usato per ricreare in maniera realistica la vita di fine 1800 negli Stati Uniti, tuttavia ora questa aderenza alla realtà sembra volersi ritorcere contro gli sviluppatori.

Pinkerton Consulting & Investigations è la società proprietaria della Pinkerton National Detective Agency, agenzia di sicurezza fondata nel 1850 e che da allora lavora a stretto contatto con le forze dell’ordine statunitensi nella lotta al crimine. Essi hanno inviato una lettera a Rockstar Games e Take-Two Interactive intimando il pagamento dei diritti d’autore sul marchio registrato Pinkerton.

L’agenzia non pretende che le copie del gioco vengano ritirate, ma esige un pagamento per l’uso del nome e per la brutta immagine che essi rivestono nell’avventura di Arthur Morgan e dei suoi compagni, o si vedranno costretti a citare in giudizio la società per violazione del marchio.

Rockstar Games e Take-Two hanno già risposto alla Corte Federale, dichiarando che il nome Pinkerton è protetto dal primo emendamento della costituzione americana, che lascia libertà di parola, di stampa, di religione. Gli sviluppatori parlano di “un marchio utilizzato per riprodurre fedelmente usi e costumi della cultura di fine ‘800”, usato in appena dieci delle oltre cento missioni di Red Dead Redemption 2. Il nome del gruppo investigativo, conclude Rockstar, è stato sfruttato da molte altre opere, come nel campo cinematografico, senza sollevare alcun problema. Al momento non ci sono ulteriori sviluppi sulla questione, ma restate sulle nostre pagine per tutti gli aggiornamenti.

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Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.