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Sekiro: Shadows Die Twice nasce come evoluzione di un nuovo Tenchu, poi scartato

Quando lo scorso anno era stato presentato per la prima volta Sekiro: Shadows Die Twice, molti utenti avevano pensato potesse trattarsi di un nuovo Tenchu, dal momento che inizialmente era stato mostrato soltanto parte del titolo. Durante la gamescom 2018 DualShockers ha intervistato una delle personalità di FromSoftware, dando maggiori dettagli sull’evoluzione di questo nuovo progetto della compagnia.

Il responsabile delle comunicazioni Yasuhiro Kitao ha ammesso che sviluppare un nuovo capitolo della famosa serie di giochi sui ninja era davvero loro intenzione, tuttavia le cose si sono evolute in maniera diversa:

Quando abbiamo deciso di creare un gioco ambientato in Giappone, con il tema dello Shinobi, abbiamo pensato a Tenchu, e questo è stato l’impulso iniziale per questo gioco. Eppure, col tempo, è gradualmente evoluto e cambiato in vari modi. E’ diventato semplicemente un gioco Shinobi ambientato in Giappone che From Software e Miyazaki-san voglio creare, adesso.

Kitao si fa portavoce di tutto il team di sviluppo affermando che lavorare su un nuovo capitolo di Tenchu sarebbe stato come creare una copia dei titoli del passato:

Noi riteniamo che Tenchu sia una serie davvero interessante, con le sue peculiarità e la sua personalità. Pensiamo che se dovessimo semplicemente crearne un nuovo capitolo, sembrerebbe come un’imitazione dei giochi passati. Così abbiamo pensato a cosa volessimo fare questa volta e se volessimo produrre un nuovo Tenchu oppure no, e la risposta è stata semplicemente che volevamo fare un bel gioco Shinobi.

Sekiro: Shadows Die Twice uscirà il 22 marzo 2019 per PlayStation 4, Xbox One e PC, anche in una ricca collector’s edition. Nelle scorse ore il produttore Activision ha confermato l’assenza di microtransazioni nel gioco.

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Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.

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