The Dark Eye: Chains of Satinav è protagonista della nostra nuova recensione Speedrun. Daedalic Entertainment, dopo aver regalato agli appassionati di punta e clicca emozioni con la serie Deponia e molte altre opere, torna alle tematiche oscure con questa grande avventura.
L’occhio oscuro
Come in ogni punta e clicca che si rispetti, anche in The Dark Eye: Chains of Satinav la trama riveste un ruolo fondamentale.
Siamo ad Andergast, dove il Re Efferdan attende una visita di stato da alcuni dignitari di alto rango. Per secoli, il regno è stato in contrasto col vicino Nostria, ma ora stanno per essere posati i primi mattoni di una pace duratura.
Un’invasione di corvi però turba il re. I volatili mostrano un’insolita aggressività, attaccando persino gli umani. Alcuni cittadini di Andergast giurano addirittura che i corvi siano la causa dei loro oscuri incubi. Con l’ingresso delle aggressive creature anche nel castello, il re decide di rivolgersi a un bravo acchiappauccelli.
Il novello Ace Ventura Geron fiuta la ghiotta chance di dimostrare di non meritare la sua reputazione. Il ragazzo viene infatti definito un portatore di iella, ma vuole cambiare il suo status aiutando il re. Prende così il via un’avventura incredibile, che porta Geron a scoprire un mondo fantasy ricco di carattere. Gli autori del gioco, del resto, sono gli stessi del gioco di ruolo cartaceo The Dark Eye. Nessuna sorpresa quindi che la narrazione scorra come in buon libro.
Non stupisce quindi che sia presente la tematica dell’eroe denigrato che si erge a paladino. Confermata anche la presenza di legami tra personaggi, soprattutto tra il protagonista e la fata che lo accompagna. Tutto comunque, senza farvi troppi spoiler, si dipana molto bene senza mai annoiare il giocatore.
Punti e clicchi
A livello di gameplay Chains of Satinav, proprio come il suo successore Memoria, è un punta e clicca di stampo classico. Il giocatore può osservare e interagire con certi punti dell’ambiente e usare oggetti dalla sua tasca per risolvere gli enigmi. Sono anche presenti degli scontri tra persone, da risolvere però in maniera pacifica. Non aspettatevi quindi momenti action o stravolgimenti di stile.
Nonostante il lancio recente su console, infatti, Chains of Satinav risale al lontano 2012. Non stupisce quindi che a distanza di quasi dieci anni alcune meccaniche risultino fin troppo scontate. Nonostante questo le sfide risultano sempre brillanti e in grado di impegnare la mente. Il titolo richiede infatti una certa concentrazione e una decina di ore per essere completato.
Il lato tecnico, come in ogni opera Daedalic che si rispetti, non è praticamente mai in discussione. Le ambientazioni cariche di dettagli sono realizzate a mano, con uno stile più “maturo” del già citato Deponia. I fan di questo sviluppatore non faranno fatica ad associare la grafica allo splendido The Whispered World, da cui Chains of Satinav prende in prestito anche lo stile della colonna sonora. Epiche musiche fantasy accompagnano la narrazione, che ha il pregio vantare testi localizzati in italiano. Niente da dire nemmeno relativamente alla trasposizione su PlayStation, che risulta fluida e con comandi pratici e intuitivi.
Trofeisticamente parlando: mi manchi, ma quanto mi manchi?
Punta e clicca fa da sempre rima (non baciata) con Platino facile. La lista trofei di The Dark Eye: Chains of Satinav non fa eccezione, regalando una sfida alla portata di tutti. Il vero, grande ostacolo è rappresentato dai numerosi trofei mancabili, per i quali suggeriamo attenzione e un’attenta pianificazione. Niente di drammatico comunque: nel peggiore dei casi vi toccherà una seconda run.